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Sconfort Zone, una buona idea non riuscita
di Stefania Stefanelli
28/03/2025 - 16:22
© Prime Video
2.5 /5
Maccio Capatonda ha realizzato la sua prima serie seria, come l’ha definita lui stesso. Un tentativo di andare oltre il solito repertorio e scavare un po’ in profondità, toccando temi forti e divisivi. Esperimento senz’altro lodevole, ma in Sconfort Zone non può dirsi ben riuscito.
La serie, disponibile su Prime Video con tutti i sei episodi, racconta il disperato desiderio del protagonista di ritrovare l’ispirazione perduta e riappropriarsi di quel disagio che da sempre aveva alimentato la sua vena creativa. E, secondo il suo nuovo e visionario terapista, cosa può scatenare disagio più che mettersi in situazioni imbarazzanti e fuori dalla propria comfort zone?
Sconfort Zone, poco fluida e per niente coinvolgente
Maccio accetta la sfida, ma il problema è che quel disagio che monta prova dopo prova si attacca addosso allo spettatore e non lo molla più. Non soltanto per scene al limite del disturbante – con il protagonista che parodizza la fine di un malato terminale fingendosi lui stesso morente o che si fa attaccare un catetere dall’infermiere per dare spessore alla sua interpretazione – quanto perchè la narrazione è poco fluida e per niente coinvolgente.
Giocare sulle difficoltà di un artista, sul suo cattivo rapporto con se stesso e con la società che lo circonda e che alza sempre l’asticella, sulle aspettative dei fan e sull’ostinazione degli haters, è un’idea promettente. A venirne fuori è però un “real drama” – così viene descritto nella sceneggiatura – da una parte privo di quella spinta alla risata demenziale a cui sono abituati i fan di Capatonda, dall’altra troppo spiazzante e caricaturale nella recitazione per un pubblico nuovo.
Va comunque detto che l’attore in alcune scene si rivela particolarmente intenso, benché le migliori siano quelle in cui si confronta con i colleghi Fru, Valerio Lundini e Edoardo Ferrario: insieme creano un quadro paradossale e simpatico della comicità nostrana.
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