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Monster: La Storia di Ed Gein tra indecenza e genialità
di Stefania Stefanelli
06/10/2025 - 10:56
© Netflix
4.2 /5
Monster: La Storia di Ed Gein è una serie esplicita e a tratti disgustosa, disturbante ed inquietante come poche, e se non siete dei veri grandi appassionati di horror e non avete il pelo sullo stomaco, non uscirete indenni dalla visione dei suoi otto episodi. Ma è assolutamente geniale.
Ryan Murphy, che negli anni ci ha abituati al suo estro e al coraggio di “giocare” con agghiaccianti storie vere senza temere il giudizio che nasce dal pudore e dal rispetto delle vittime, con il terzo capitolo della serie monografica Monster si supera. Creando un doppio teatro sul cui palcoscenico sfila tutto il peggio del genere umano.
Ryan Murphy supera se stesso con Ed Gein
Da una parte, ovviamente, la terrificante storia di Edward Theodore Gein, un criminale disturbato ed ossessionato da una madre ultra religiosa, che uccise numerose persone, profanò tombe e per puro diletto costruì oggetti con la pelle delle sue vittime, conservandone anche gli organi.
E basta guardare negli occhi dello straordinario interprete Charlie Hunnam per trovare l’abisso di quella mente malata e spaventosa, provando nello stesso momento qualcosa di molto simile alla pietà. Sensazione di cui si finisce per vergognarsi subito dopo, visto il soggetto perverso. Notevole anche la prova di Laurie Metcalf nei panni dell’agghiacciante Augusta, madre di Ed, tantopiù perché l’attrice si è fatta conoscere per ruoli molto leggeri (Pappa e Ciccia e The Big Bang Theory: anche qui ha interpretato una madre severa e religiosa, ma declinata nel registro della commedia).
Dall’altra, l’attenzione mediatica che si scatenò all’epoca – e che, come dimostra la stessa serie, non si è spenta neanche a settant’anni di distanza – che portò alla realizzazione di Psyco, un film che indignò l’opinione pubblica scatenando al contempo morbosità e emulazioni.
La figura di Alfred Hitchcock, che ripercorre la storia di Gein per creare quella di Norman Bates, ne esce come l’emblema di quel compiaciuto “amore” per il fascino dei veri mostri che l’impazzare del true crime continua a dimostrare.
La regia è spettacolare e scatena ansia con ogni inquadratura, anticipando l’orrore e mostrando momenti di necrofilia e autoerotismo al limite della decenza. Una serie decisamente non per tutti, ma dal grande valore.