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Miss Italia non deve morire, è già morta!

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

26/02/2025 - 15:11

Miss Italia non deve morire, è già morta!

© US Netflix

4.5 /5

A chi è cresciuto a pane e tv, il progressivo declino di Miss Italia ha sempre lasciato l’amaro in bocca, perchè si trattava del secondo grande evento del piccolo schermo nostrano dopo il Festival di Sanremo. Un evento che, come ammette Patrizia Mirigliani in Miss Italia non deve morire, è stato “umiliato” nonché, diciamolo pure, ridotto ad una sagra di paese. Ebbene, dopo aver visto questo onesto e spietato documentario Netflix, anche i più nostalgici apriranno gli occhi, perchè il quadro che ne viene fuori è decisamente anacronistico.

La buona volontà della Mirigliani, la sua abnegazione e il legame viscerale che ha con il concorso sono il simbolo perfetto dello svilimento della figura femminile che le chiappe al vento delle giovani aspiranti miss testimoniano poi in modo più palese.

Miss Italia non deve morire: l’abnegazione della Mirigliani e l’imbarazzo che la circonda

Lei, in quanto donna, non è mai stata presa davvero sul serio, era solo una traghettatrice dell’impresa di famiglia da suo padre, per il quale – dichiara – è stato tutto più facile, a suo figlio Nicola, l’erede designato dal nonno. Un figlio – che la considera una fallita perchè in mano a lei il concorso non ha più brillato – al quale la Mirigliani sa di non poter affidare neanche “lo zerbino di casa“. Perchè? Basta guardare i suoi comportamenti immaturi davanti alle telecamere Netflix per capirlo.

Le ragazzine che ancora si presentano numerose ai provini, accompagnate da genitori entusiasti e piene di speranze, diventano carne da macello. Illuse per la loro voglia di cambiare il mondo (ma ci credono davvero?), maltrattate da assistenti nevrotiche e giudicate nel dettaglio dagli occhi implacabili di uomini maturi dello staff che non possono che mettere a disagio. Nonostante i commenti più cattivi vengano loro risparmiati (ma non più, non ora da spettatrici).

Le figure più emblematiche della narrazione sono gli agenti regionali, i soldati che il generale Mirigliani manda in giro per l’Italia a cercare e selezionare le bellezze nostrane. Agenti che a detta della donna devono avere “stile” ma che ne dimostrano davvero poco: troppo presi da se stessi, dalla voglia di apparire, forti di un potere che gli sta sfuggendo dalle mani e poco avvezzi alle nuove tecnologie, che non sanno neanche nominare.

Se c’è una cosa da apprezzare nella loro sorpassata vecchia scuola è l’aperto ostracismo dimostrato dinanzi al repulisti messo in atto dagli organizzatori per fare ancora accettare il concorso in tv: eliminare il bikini, puntare sui valori delle ragazze, mettere in secondo piano l’aspetto estetico in una competizione di bellezza è ed è sempre stato totalmente ridicolo, nonchè inutile.

Infine, capitolo a parte per l’immagine vigliacca che ne viene fuori della Rai, per anni casa e cuore di Miss Italia: stando a quanto narrato, con l’avvento del nuovo Governo e dopo un incontro importante, si stava concretizzando l’ipotesi di riportare il concorso in tv, ma in fase di presentazione dei palinsesti fu tutto negato e liquidato come cosa da poco.

Scatenando in Patrizia una delusione quasi commovente ma, dopo quanto visto, inevitabile e da accettare una volta per tutte. E per essersi prestata ad aprire le porte del suo mondo a questa inclemente produzione, al di là di quanto possa averci guadagnato, probabilmente ormai lo sa bene anche lei: Miss Italia non deve morire, è già morta!

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