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Amore e Vendetta – Zorro: a metà tra confuso prequel e intensa rivisitazione del mito

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

08/01/2025 - 13:56

Amore e Vendetta – Zorro: a metà tra confuso prequel e intensa rivisitazione del mito

© US Mediaset

3.4 /5

Aggiungere a Zorro nel titolo italiano le parole Amore e Vendetta è servito ad amalgamarla con la storica offerta Mediaset – che di questo dualismo ne ha fatto un’arte dai tempi de L’Onore e il Rispetto e Il Sangue e la Rosa – e con l’attuale turca. E in effetti la serie spagnola partita ieri sera su Canale 5 si presta ad essere inserita in quel contesto di passioni e malavita, perchè è una versione decisamente diversa dalle altre, molto sanguigna. Il problema è inquadrarla a dovere.

Potremmo definirla una rivisitazione del mito del cavaliere mascherato, sebbene forse lo si potrebbe considerare anche un fantasioso prequel. La serie narra infatti come e perchè il protagonista Don Diego de la Vega (Miguel Bernardeau) arriva ad assumere l’identità di Zorro, un’identità non creata da lui ma ereditata da un nativo americano (Cristo Fernàndez) ucciso dal Governatore (Rodolfo Sancho). Solo che la molla che spinge il giovane ad accettare l’incarico offertogli dagli altri nativi è il desiderio di scoprire la verità sulla morte del padre (Luis Tosar), che con l’originale Zorro aveva un misterioso accordo.

Amore e Vendetta: Zorro non ha i baffi ma è più motivato

La narrazione si concentra molto sulla comunità dei nativi americani, tra i quali c’è colei che finirà per diventare la peggiore spina nel fianco di Diego, ovvero Nah-Lin (Dalia Xiuhcoatl), una ragazza che avrebbe voluto raccogliere l’identità di Zorro, al quale era molto legata. Il protagonista deve dunque vedersela con le autorità che vogliono fermarlo, con la comunità cinese, con le responsabilità che il suo nuovo ruolo gli ha donato e con qualcuno che vuole portarglielo via. E ad un certo punto di Zorro ce ne sono addirittura due contemporaneamente.

Con tanta carne a cuocere il racconto ne esce fuori inevitabilmente un po’ caotico e confuso, ma al contempo vario ed intenso. E Bernardeau riesce a dare un’umanità nuova al personaggio, complici le motivazioni personali e familiari che lo spingono ad agire: il suo è uno Zorro più dolce e meno malandrino, più profondo di quelli a cui siamo abituati, benchè le donne – Lolita (Renata Notni) in particolare – restino il suo punto debole. Fondamentale al suo fianco la figura di Bernardo, interpretato da un eccezionale e commovente Paco Tous.

Nel complesso questa nuova versione, che trasforma Zorro in un ruolo da impersonare e tramandare (un po’ come accaduto nel film La Maschera di Zorro) risulta gradevole. Ma, benchè se ne riescano ad apprezzare le novità e l’avanguardia, una domanda da spettatori nostalgici la dobbiamo porre: perchè gli hanno dovuto togliere anche gli iconici baffi?

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