Ora in tendenza

All’s Fair, una fiera degli eccessi in salsa legal

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

06/11/2025 - 13:01

All’s Fair, una fiera degli eccessi in salsa legal

© Disney / Ser Baffo

2.5 /5

Il volto un po’ spaesato e fuori contesto dell’immensa Glenn Close, il cui personaggio cerca di stare al passo al cospetto delle protagoniste di All’s Fair, tra cui una Kim Kardashian che dà la sua identità al tutto, è ciò che forse ricorderemo maggiormente della serie Disney+. Che per il resto è una lunga serie di eccessi e di già visto piuttosto inconsistente.

La trama ricorda un po’ quella del nostro Studio Battaglia (a sua volta ispirato al The Split britannico): uno studio legale guidato da donne forti e agguerrite che non accettano di stare un passo dietro agli uomini e che portano avanti le loro cause con le unghie e con i denti. Unghie che qui sono lunghissime e laccatissime, in una fiera del lusso ostentato con richieste di mantenimento da un milione di dollari al mese.

All’s Fair tra ostentazione, bei vestiti e linguaggio esplicito

Kim Kardashian in All's Fair
© Disney / Ser Baffo

Continuando a fare paragoni, potremmo anche citare Sex & the City, dal momento che i bei vestiti e il glamour sono elementi fondanti di questo racconto così come il sesso visto, praticato e chiacchierato con un linguaggio esplicito e volgare che dopo un po’ stufa.

Ma al netto della certezza che in All’s Fair non ci sia proprio nulla di nuovo, colpisce la superficialità della narrazione: il primo episodio non approfondisce nulla e nessuno dei personaggi, cosa che potrebbe spingere quella parte di pubblico un po’ più esigente ad abbandonare la visione.

Nel secondo episodio (finora ne sono disponibili solo tre) c’è però un cambiamento, con le storie personali di Allura (Kardashian), Liberty (Naomi Watts), Emerald (Niecy Nash) e della loro mentore Dina (Close) che vengono fuori e aggiungono qualcosa alla loro vita all’apparenza plastica e alle loro cause fin troppo facili da vincere.

Ma non basta ancora per catturare davvero l’attenzione o scatenare quelle emozioni che la solidarietà femminile espressa dalle avvocate alle clienti prometteva. L’intrattenimento che questa serie firmata da Ryan Murphy è in grado di offrire resta effimero e fugace, con buona pace del cast ricco e variegato: considerato il flop di Grotesquerié (la cui protagonista era la Nash), sarebbe il caso che il produttore si dedicasse solo al true crime!

Tags

Lascia un commento