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Melissa Gilbert confessa: “Soffro di misofonia”
L'attrice parla a People della lotta contro la misofonia, patologia di cui ha iniziato a soffrire ai tempi de La Casa Nella Prateria
di Roberto Mallò
22/08/2024 - 10:51
È diventata famosa nel 1974, a soli dieci anni, grazie al ruolo della sorridente Laura Ingalls ne La Casa nella Prateria. Nonostante la solarità del suo personaggio, l’attrice Melissa Gilbert stava lottando con una malattia neurologica alla quale, in quegli anni, non aveva dato un nome: la misofonia.
I rumori quotidiani più insignificanti, come quelli della masticazione, del picchiettìo delle unghie sul tavolo o persino il battito delle mani, le provocano rabbia. E, per questo, se la prendeva con gli altri, non lesinando atteggiamenti maleducati che non venivano compresi. Disturbo del quale l’attrice, oggi sessantenne, ha parlato in una recente intervista.
Melissa Gilbert e il ricordo (doloroso) del set
Se qualcuno dei bambini masticava una gomma o mangiava o batteva le unghie sul tavolo, volevo scappare. Diventavo rosso barbabietola e i miei occhi si riempivano di lacrime; me ne stavo lì seduta sentendomi assolutamente infelice e orribilmente in colpa per essermi sentita così odiosa nei confronti di tutte queste persone che amavo. E’ stata una parte davvero oscura e difficile della mia infanzia
ha confessato la Gilbert a People ricordando il periodo sul set de La Casa Nella Prateria, precedente alla scoperta della patologia.
La scoperta della misofonia
Per questo, ha ammesso di avere singhiozzato quando ha scoperto che il suo malessere, capace di farla additare dalla sua famiglia, avesse un nome:
Non ero più soltanto una bambina schizzinosa che guardava i miei genitori, mia nonna e i miei fratelli con gli occhi pieni di odio. (…) Pensavo davvero di essere maleducata. E mi sono sentita davvero male. E’ il senso di colpa, che è una componente enorme della misofonia, che si prova per questi sentimenti di lotta o fuga. È un disturbo davvero isolante.
Disturbo con il quale è riuscita a vivere, in età adulta, con le dovute accortezze, in particolar modo con i suoi figli:
Avevo un segnale con la mano che davo. Trasformavo la mia mano in un burattino. La facevo sembrare come se stesse masticando e poi la chiudevo di scatto, come (per dire loro) di chiudere la bocca! I miei poveri figli hanno passato tutta la loro infanzia a crescere con me facendo questo. Non gli era permesso di avere gomme da masticare.
Una volta raggiunta la menopausa, le sue reazioni ai suoni sono diventate più intense perché “gli estrogeni sono fuoriusciti, la rabbia si è infiltrata e ha iniziato a colpirmi davvero ogni giorno con i miei cari“. Per questo, a partire dallo scorso anno, ha scelto di rivolgersi al Duke’s Center for Misophonia e si è sottoposta a 16 settimane di terapia CBT “intensiva”.
Si tratta di autoregolamentazione e autocontrollo. (…) Con la terapia CBT mi sono resa conto che potevo cavalcare queste onde, ma che non se ne sarebbero andate. Non se ne vanno mai. Ma ora ho tutti questi strumenti che mi permettono di sentirmi più a mio agio e meno innescata. Mi fa sentire sotto controllo
Non a caso, come segno della ritrovata “serenità”, lo scorso Natale ha regalato ai figli, per la prima volta nella loro vita, un pacchetto di gomme da masticare. La terapia CBT ha dunque cambiato la sua vita e, per questo, Gilbert si è posta come obiettivo principale quello di sensibilizzare le persone sull’argomento.