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GIUSEPPE FEYLES: “LA TV GENERALISTA SI DEVE CARATTERIZZARE. RETE4 PUNTA AD AUMENTARE LE PRODUZIONI, SU TOP CRIME POTREBBE ARRIVARE IL FACTUAL”
di Salvatore Cau
09/02/2014 - 13:32

Una rete generalista da svecchiare e due reti digitali con un successo da consolidare. E’ questo l’impegno quotidiano di Giuseppe Feyles, il direttore di Rete4, Iris e Top Crime. Tra budget ridotti, la nascita continua di nuovi canali tematici e la necessità di caratterizzare l’offerta generalista, in un’intervista rilasciata al mensile Tivù, Feyles racconta progetti presenti e futuri dei tre canali Mediaset, partendo naturalmente da Rete4, la rete che nei suoi sette anni di direzione ha subito un forte restyling.
“E’ stato accelerato un processo di trasformazione in parte voluto, in parte imposto dall’all digital. E’ sparita parte delle produzioni d’intrattenimento, perché volevamo concentrarci su un altro tipo di prodotto, ma anche perché l’intrattenimento e gli eventi non erano più alla portata del nostro budget nè in linea con il contesto delineatosi sul mercato. Con un’offerta digitale così ampia, gli eventi devono avere una portata intrinseca molto forte, altrimenti si perdono nella marea di offerta frammentata. Abbiamo impresso una forte accelerazione in campo informativo e rafforzato l’area del factual e della documentaristica, intendendo non solo il documentario d’acquisto, ma anche l’autoproduzione”.
Un processo già messo in atto dall’ex numero uno Giancarlo Scheri, che cercò di scrollare di dosso l’identità di rete rosa, tutta soap e telenovelas.
“E’ un concetto che andrebbe sfumato, nel senso che noi conserviamo, e intendiamo continuare a farlo, una quota di pubblico femminile. Però, abbiamo fatto sì che la proposta delle rete non si componesse più di sole soap, innestandovi contenuti in grado di ringiovanire il nostro target, come le serie americane o le produzione “Life” o “Alive”, condotte da Vincenzo Venuto”.
Per Feyles il 2013 è stato un anno piuttosto fortunato grazie all’exploit di Top Crime, ed al canale a tutto cinema Iris, che mantiene la leadership in prima serata tra le reti all digital. Un successo frutto di un forte lavoro di squadra.
“Quello del ruolo dei direttori è diventato un tema su cui riflettere, perché – parlo per me, ma anche per il mio vice Carlo Panzeri – va rapidamente mutando. Ormai ci troviamo a coordinare gruppi di reti in contemporanea, cercando di comporre un’offerta completamente per generi e target. A nostra volta poi siamo coordinati dalla direzione generale dell’azienda (in particolare dal direttore generale contenuti Federico Di Chio) che deve gestire tutta la proposta free di Mediaset e armonizzarla con le altre: la pay, la neonata visione off line, internet e gli altri rami di gruppo. Una tale complessità non poteva che mutare in profondità questo mestiere, individuando dei ruoli ben definiti. E’, infatti, il nostro gruppo di reti ha assunto un’identità molto chiara: veicolare un’offerta di cinema per un pubblico adulto su Iris, proporre il genere detection per una platea prevalentemente femminile su Top Crime e fare di Rete 4 un canale per un pubblico adulto maschile e femminile. A questa complessità si aggiunge un’attenzione ai costi meticolosa. Il che rende ancora più difficile, seppur più interessante, il lavoro”.
Il direttore intende puntare soprattutto sull’identità delle singole reti, e sostiene che le generaliste debbano sempre più caratterizzarsi.
“Le reti tematiche, quelle che noi abbiamo fatto nascere, hanno un profilo identitario chiarissimo. Ed è per questo che il pubblico le premia. Ogni spettatore sa che, se vuole vedere un film, può andare su Iris; oppure, se preferisce una serie poliziesca, su Top Crime. Le reti native digitali sono profilate molto bene. Ma la tv generalista non è più la stessa, e come sarà in futuro è ancora impossibile stabilirlo. Per quanto riguarda me e la mia squadra, sappiamo di dover mantenere un’offerta varia e sperimentare strade nuove, come l’infotainment e le produzioni low budget. Di una cosa sono pienamente convinto, e lo è anche l’azienda: le grandi generaliste devono caratterizzarsi attraverso l’autoprodotto, che va realizzato a costi totalmente diversi da quelli di un tempo”.
Pur prestando attenzione a Rai3 e La7 per l’informazione, Feyles dichiara di non avere come mission di rete quella di fare servizio pubblico.
“Non è la nostra mission, e anche su Canale 5 e su Italia 1 si trovano trasmissioni che svolgono compiti di valore sociale. Tuttavia, è certo che Rete 4 spesso ospita programmi che non trovano spazio su altre reti perché non hanno grandi potenzialità di ascolto, ma meritano di essere trasmessi per la loro qualità o rilevanza. Vedi Downton Abbey: non è una serie da ascolti altissimi, ma è un programma raffinato che piace a una certa parte della nostra platea”.
Nonostante la sfortunata esperienza di Radio Belva con Cruciani e Parenzo, Rete4 continuerà a puntare su produzioni interne e offerte dal taglio informativo.
“Intanto va detto che Quarto Grado va benissimo, grazie alla squadra di Siria Magri e alla conduzione di Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, e Quinta Colonna è un successo nel panorama dell’informazione italiana. Radio Belva è stato come un numero zero, e confermo la mia stima per i suoi conduttori. Al momento su Rete 4 non è prevista una ripresa, però, puntiamo all’aumento delle serate di produzione e tra le opzioni c’è anche quella di trovare un’ulteriore strada informativa. Inoltre la rete oggi può contare su un tg autorevole e su prestigiosi approfondimenti, come Terra!. E’ chiaro che, nell’arco di sette giorni, lavoriamo anche su altri generi, tra cui una serata tutta dedicata alle fiction d’acquisto”.
Per quanto riguarda la serialità, dopo Downton Abbey, Tierra de Lobos e Hatfields & McCoys, arriverà a breve anche la serie Usa La Bibbia.
“…ci saranno La Bibbia, prodotta da Mark Burnett e trasmessa da History Channel Usa: 10 puntate, con una recitazione di alto livello, che abbracciano un arco temporale che va da Noè fino alla resurrezione di Gesù. Tra i diversi titoli che stiamo trattando sui mercati internazionali, c’è anche Call the Midwife di Bbc, una serie molto commuovente, su un gruppo di ostetriche che lavorano nella periferia della Londra negli anni 50.”
Per quanto riguarda invece Iris, rete leadership degli ascolti, Feyles sottolinea l’importanza della programmazione.
“Soprattutto l’impaginazione: proporre titoli con una determinata logica li pone sotto una luce diversa. Le faccio un esempio: abbiamo trasmesso “Fino a prova contraria” di Clint Eastwood, non un blockbuster e già programmato tempo prima da Rete 4 e anche da Iris con risultati medi. All’interno del ciclo “Human Rights” con il commento di don Gino Rigoldi, ha raggiunto un sorprendente 2,5%. E’ la riscoperta di titoli già conosciuti”.
Sul fronte di Top Crime, infine, il direttore annuncia l’arrivo in prima tv di Bones e Hannibal, e di altre serie tv, stando però ben attenti a non rubare pubblico alla sorella maggiore Rete4.
“E’ in ottima salute: cresce in modo costante. A breve programmeremo serie come Covert Affairs, The Following (già partita, ndDM), Bones in prima visione, Hannibal (appena finita la finestra pay), e tante altre. Stiamo valutando l’opportunità di introdurre il factual, e stiamo riflettendo sul cinema: in primavera sostituiremo – almeno temporaneamente – la serata film con la serialità. Inizieremo con “Romanzo Criminale”, un prodotto collocabile a metà tra i due generi. I risultati confermano che siamo sulla strada giusta, attualmente raggiungiamo l’1.2%. Ormai, tra Iris e Top Crime, in prime time totalizziamo più di tre punti di share che dobbiamo fare attenzione a non togliere a Rete 4″.
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Sanfrank dice:
Anch'io voglio dire la mia in merito, perché credo che Rete 4 sia un canale d'oro che hanno voluto tramutare in cacc@. Pensando al fatto che Giuseppe Feyles sia lo stesso direttore di Iris e Top Crime, mi fa specie associarlo a Rete 4, anche se credo non sia colpa sua, ma di chi ha voluto snaturare l'identità della rete rosa del gruppo Mediaset. Tant'è che in tante occasioni, nei miei commenti, ricordavo spesso i tempi in cui il gruppo Mediaset aveva ben diversificato la proposta al pubblico, puntando su Rete 4 per le donne e gli over, su Italia 1 per gli uomini e gli under e Canale 5 come vera generalista che accoglieva i successi dalle altre reti (soprattutto Italia 1). Ai tempi non solo Rete 4 non trasmetteva solo soap e telenovelas, ma anche tanti programmi televisivi e, sempre in quel periodo, programmi come Bellezze al bagno portarono lo share della rete a numeri a due cifre abbondanti. Inoltre c'erano dei cicli di film dedicati a grandi nomi dello star system americano (Julia Roberts e Richard Gere, furono i cicli più fortunati) che permisero di riscoprire film che non ebbero grandi consensi, trasmessi da soli (mi viene in mente Mystic Pizza e Nessuna Pietà) e che permisero alla rete di avere grandi ascolti. Di tanto in tanto, poi, veniva riscoperto qualche classico che faceva boom d'ascolti come Marcellino pane e vino o i film di Don Camillo, poi diventati un must dei momenti di fiacca. E come dimenticare la splendida trasmissione de' La macchina del tempo che ai tempi aveva ascolti altissimi. Bisogna saper accettare anche dei compromessi col pubblico, a cui va dato Il segreto, se poi ti permette di trasmettere anche un programma come Terra. Se poi vuoi farti dire che il tuo canale è di qualità, puoi trasmettere anche tutte le sere The mentalist, Bones, Downton Abbey, Tierra de Lobos, Hatfields & McCoys e The Bible (sprecata su Rete 4 e che dovrebbe andare in onda su Canale 5, al posto di tanta altra cacc@ che si vede) senza avere un day time più solido ed senza aumentare il bacino d'utenza, falliranno tutte irrimediabilmente. Infine vorrei ricordare ai detrattori del genere, che soap opera come Febbre d'amore (la soap più seguita anora oggi negli USA) sono un genere molto apprezzato anche dagli studenti dei college americani e non solo dalle casalinghe. Inoltre tante telenovelas dei paesi del Sud e Centro-America erano realizzate con standard qualitativi molto alti per i prodotti dell'epoca (ricordo alcuni titoli Terra nostra, Pantanal, Cuore Selvaggio, Perla Nera, La donna del mistero, ...) e tante coproduzioni con lo zampino del gruppo Mediaset (le seconde stagioni di Manuela, Terra nostra e La donna del mistero, Renzo e Lucia, Milagros, ...). E' ovvio che tante altre, che ebbero successo grazie a storie strappalacrime o molto forti, arrivarono in Italia a distanza di un decennio abbondante dalla messa in onda nel paese di provenienza e quindi sembravano avere poca qualità, ma se ci pensate sarebbe come proporre ora in prima tv una serie televisiva italiana, andata in onda 10-15 anni fa, con il risultato di sembrare brutta e datata.
marcodesantis dice:
ma Feyles leggerà?:)
marcodesantis dice:
bravo Michele