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Conto alla Rovescia: un game senza identità

di Saverio Capobianco

06/01/2020 - 13:37

Conto alla Rovescia: un game senza identità

Gerry Scotti
Gerry Scotti

Il Conto alla Rovescia è finito. Si è conclusa ieri la prima edizione del game show di Canale5 tenuto a battesimo da Gerry Scotti. Un passaggio poco rumoroso, piuttosto appannato, quello di Conto alla Rovescia come testimonia il tiepido responso auditel registrato nelle quarantanove puntate (partito con oltre il 20% di share, è calato progressivamente fino a picchi negativi al di sotto del 15%).

Il problema di Conto alla Rovescia è essenzialmente uno: non ha una propria identità. Il quiz non ha saputo trovare un elemento forte, riconoscibile e chiaro che lo distinguesse da tutti gli altri, tale da renderlo peculiare e alimentare la curiosità del pubblico. Anzi, fin da subito sono saltati all’occhio evidenti analogie con altri preserali. Caduta Libera ha la sua inconfondibile botola, L’Eredità la storica ghigliottina, Avanti un Altro l’esilarante salottino; a Conto alla Rovescia manca un ingrediente distinguibile e allo stesso tempo non può fare affidamento su una contaminazione di generi. Il gioco di Paolo Bonolis ha sempre mischiato game e comicità, così come il predecessore The Wall aveva la peculiarità di raccontare le storie e le emozioni delle coppie di concorrenti (oltre all’appariscente struttura del muro).

Gerry Scotti ha cercato di dare calore e familiarità a dei giochi troppo freddi e slegati tra di loro, ma non è bastato. Anzi, il conduttore appare depotenziato dal format e viceversa. Nel gioco conclusivo, ad esempio, il volto rassicurante di Canale5 non è sempre riuscito a ‘correre contro il tempo’, sola caratteristica basilare di Conto alla Rovescia. Il suo stile accogliente e rilassante poco si è sposato con il tensivo momento finale, sebbene con l’avanzare delle puntate – va detto – il presentatore sia riuscito ad asciugare la conduzione dell’ultima manche.

“E’ stata una bella avventura, abbiamo percorso nuovi spazi, nuove avventure, ci siamo divertiti” ha concluso ieri Scotti l’ultima puntata, non alludendo ad una seconda edizione, a cui ha invece fatto riferimento in una recente intervista a Sorrisi (“Vi assicuro che dopo questa prima edizione tornerà, in versione migliorata”).

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1 commenti su "Conto alla Rovescia: un game senza identità"

  1. Non sono d'accordo in un certo senso, lo spettacolo è molto divertente, Gerry gli lascia il segno, la sua simpatia, a differenza di LÉreditá, anche se Insinna lo fa molto bene, non è così empatico, e Léreditá diventa estesa e noiosa in un certo modo. Conto alla rovescia ha come segno distintivo il Time Out, che tra musica ed effetti diventa molto teso che non sembra male, anche se sezioni come Sembra Ieri sono lente, mi sembra meno ripetitivo di Caduta Libera o L'EREDITÁ ma capisco che non ci è riuscito, la polemica con la velocità di Gerry di leggere le domande e ritardare con le risposte lo ha abbattuto, anche se ha chiarito che le risposte sono date dal regista in tempo reale. Non lo so, a Bonolis non piaccio, ma a Gerry tornerà con Chi Vuol come milionario, mentre continuerò a vedere Insinna che la ghigliottina è ciò che mi piace di più del programma.