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BRAT CAMP: MANCA IL RACCONTO, MA C’E’ TANTA VOGLIA DI TRASH

di Raffaele Di Santo

28/05/2013 - 11:32

BRAT CAMP: MANCA IL RACCONTO, MA C’E’ TANTA VOGLIA DI TRASH

Brat Camp
Brat Camp

Brat Camp, una missione difficile, affrontata con molta superficialità: aiutare otto ragazzi “particolari“, quattro maschi e quattro femmine. Il tutto sotto l’occhio vigile della telecamera del nuovo docu-reality partito ieri sera su Italia 2.

Anthony, Marco, Carmine e Nicolò appartengono alla categoria dei “belli e dannati”, mentre Roberta e Annamaria (l’una un po’ maschiaccio, l’altra dalla chioma rosso fuoco) si candidano ad essere le “femmine alternative” del gruppo, insieme a Valentina e Alexa. Ognuno ha una storia complessa: un padre mancato troppo presto o un amico scomparso. Dalla sindrome di Peter Pan all’elogio del nullafacente, a Brat Camp ci si ritrova – più o meno senza accorgersene – a contatto con la natura delle valli bergamasche.

Si presuppone che deprivare questi ragazzi dei loro oggetti e tenerli occupati in attività alternative e sane possa aiutarli a migliorare la propria vita. Abbandonare o insistere? Essere o non essere? E’ questo il dilemma, ma qui Shakepeare non parla e, al suo posto, assistiamo a vite solitarie e a disperati disagi. Anche quelli del programma e degli autori. Il reality conta i giorni che i protagonisti passano nel campo, ma del tempo “interiore” e di suspense non c’è traccia.

Il montaggio insipido (e a volte brusco e ripetitivo) “brucia” storie altrimenti interessanti, se raccontate con dovizia, attenzione e “dall’interno”, soprattutto. C’è spazio per tanta discontinuità, ancor più quando le telecamere si accendono sulle risse e poco sui perché di questi mondi interiori. Le schede di presentazione dei protagonisti seguono un ordine non meglio precisato. Come appaiono superflui i commenti-cliché delle famiglie dei protagonisti. Si percepisce molto l’assenza di un conduttore che, in qualche modo, tiri le fila del discorso, faccia il punto della situazione o che, semplicemente, racconti.

Assistiamo per lo più a conflittualità tra i ragazzi e tra questi ultimi e i 4 coach:  l’educatrice Chiara Agosta – relegata a consigliera struccata e silente – insieme alla psicologa Susanna Imperatori quasi sparisce dal racconto. Le figure maschili Fabio Artese (capo scout) e Roberto Lorenzani – esperto di sopravvivenza – si fanno più evidenti nella prova della “perquisizione” che ha poco di extreme, onestamente. I ragazzi hanno dovuto liberarsi dai propri oggetti personali, dai propri accessori, liberi e pronti a buttarsi nella natura! Non senza qualche dissenso per la natura… del programma!

Brat Camp strizza l’occhio alle strutture televisive già viste a Wild e Mistero. Da quest’ultimo si è persino “rubata” la voce narrante, con risultati ancor più paranormali. Sembrerebbero esserci due diverse intenzioni all’interno del programma: da un lato la “voglia di trash” della macchina autoriale, dall’altra la volontà – più realistica e convincente, rappresentata dai coach – di “recuperare” questi ragazzi, consapevoli che sulle vite altrui è assolutamente vietato scherzare!

Chi aveva parlato di Brat Camp come della nascita di un nuovo filone “educational” su Italia 2 tornasse indietro a versare un barattolo di vernice nera su quel pensiero astruso!

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18 commenti su "BRAT CAMP: MANCA IL RACCONTO, MA C’E’ TANTA VOGLIA DI TRASH"

  1. E dove sono i ragazzi disadattati? Io ho visto solo un branco di figli di papà viziati e piagnucolosi. Che programma ridicolo!

  2. Di solito non intervengo mai, per carattere, perché le polemiche e le parti non mi piacciono mai. Ognuno, molto serenamente, può esprimere i propri pensieri e ci sta tutto. Da tutte le parti, con tutti i modi che più sono congeniali e vicini alle persone che li usano. Anche quando questi finiscono per rappresentarci totalmente. Riguardo al programma: c'è un passaggio nel pezzo che, più o meno artatamente, qualcuno ha dimenticato di leggere. O forse è proprio quello che sta facendo discutere: quando si dice che ci sarebbero (almeno questo appare) due intenzioni diverse "all'interno" del programma. A me sembra di aver "salvato" una delle due intenzioni e cioè il lato professionale ed interessante di Brat Camp: i coach e la loro expertise, su cui secondo me è utile puntare maggiormente. Expertise che, pero', a mio avviso...appare in controtendenza con il racconto che abbiamo visto ieri sera. Comunque...c'è qualcosa che non Quadrio...Sono arrivate anche a me, comunque, le critiche della produzione e non vi ho certo mangiato, ovviamente. Lieto di aver letto tutti voi :)

  3. Nella foga ho scritto male ...per critica "bella" ovviamente intenedevo la tua/ del tuo writer...ovvero se pensi che la vostra critica sia talmente ben scritta e veritiera al punto che una qualsiasi contestazione debba essere letta come "di parte" ti dico ok..se ti fa sentire meglio. A me vedere sputare sentenze e giudizi pesanti su un progamma per carità magari non perfetto ma cmq bello e di contenuto da molto fastidio.

    1. Guarda che il discorso è al contrario. Se tu pensi che una critica debba essere per forza affine al tuo modo di vedere le cose, siamo su un binario sbagliato. E' una critica e in quanto tale la puoi condividere o meno. Ma senza alzare i toni.

  4. Nella foga che non ho capito l'autore dovresti avere intuito che mi mando da sola...ma se preferisci che questa "critica" sia talmente bella e ben scritta che per forza mi deve mandare in missione qualcuno ok. A te non piace brat Camp a me non piace la tua critica. ciao!

  5. Ho letto questa pseudo-critica sul programma "Brat Camp" data da un vero critico trash e allo sbaraglio! Il programma criticato ferocemente da Lei nel dettaglio con tanto di "educatrice struccata" (secondo Lei invece signor Maggio in alta montagna con la pioggia doveva presentarsi coi capelli da parrucchiere, tacchi a spillo e labbrone ammiccanti?) e che spariscono nel racconto...complimenti..in un'ora e mezza ha già capito l'evolversi del programma e lo sviluppo delle storie? E quando si fanno programma vuoti di contenuti fatti di tette e culi allo sbaraglio non va bene perchè diseducativi e vuoti e quando si indugia troppo sulle storie strappalacrime con la telecamera fissa su un disperato che piange non va bene perchè si fa pornografia dei sentimenti e quando si fa un programma educativo non va bene lo stesso perchè è stato già fatto all'estero cin modo migliore (esterofilia da quattro soldi per cui all'estero tutto è sempre più bello e fatto meglio rispetto all'Italia). Io qui di inadeguato vedo solo il suo "discorsetto da maestrina con la penna rossa" che sputa sentenze a destra e a manca. Io invece da brava " telespettatrice ignorantella" ho apprezzato lo sforzo e mi piace vedere persone vere che si mettono in gioco e si mostrano per quello che sono, anche senza trucco e con gli scarponi da montagna!ciao!

    1. Nella foga non ti sei nemmeno accorta che il pezzo non l'ho scritto io. Chi ti manda? ;-)

  6. Potrei quotare parola per parola l'autore di questo pezzo. Montaggio tra l'altro tra i più brutti che abbia mai visto. Trash è una parola gentile per descrivere quello che si è visto fino adesso. Oltretutto questa moda di portare in Italia realtà che non le sono proprie, come importare il fenomeno dei Brat Camps a stelle strisce e cucinarlo in salsa bergamasca, ha stufato oltre che essere in ritardo di anni. I Brat Camps negli Stati Uniti sono tra le realtà più polemizzate e messe al bando negli ultimi anni. Oltre spesso ad essere sotto giudizio della magistratura. Se vogliamo fare Trash, facciamolo con le cose di casa nostra, che ne abbiamo a valanghe.

  7. Aridatece "Fratello maggiore" con il caro Clemclem! :D

  8. beh non sono d'accordo con l'analisi. Innanzitutto c'è da fare una premessa: i ragazzi stanno nel camp per 3 settimane: 21 giorni se ogni episodio narra 1 giorno vuol dire che è un reality e come ogni reality l'"inizio" parte sempre in sordina: bisogna conoscere i ragazzi ( nn ancora tutti presentati) e le loro storie... ho visto un grande potenziale nel programma, alcuni avvenimenti ti fanno supporre dipendenze e gravi disagi. Ovviamente ieri la serata serviva ad introdurre a far capire che ogni ragazzo ha un disagio e ci sono riusciti. Hanno forzato un pò sul litigio ma in fin dei conti quello è successo la prima notte... L'unico dubbio che ho e su quale mission abbia il programma... in 3 settimane nn si curano dipendenze nemmeno disagi familiari profondi... spero e mi auguro ci sia una morale profonda che possa essere da stimolo allo spettatore che si immedesima: la soluzione non è brat camp ma la consapevolezza di aver problemi e cercare di affrontarli anche facendosi aiutare da psicologi.

  9. Scusa Davide, ma l'hai letto l'articolo?

  10. C'è sempre la voglia di impallinare i programmi nuovi e diversi con considerazioni che non stanno ne in cielo ne in terra scritte da dilettanti allo sbaraglio. Il produttore. Claudio Cavalli

    1. Claudio: stupisce come il produttore sia sempre solerte nel contattare i 'dilettanti allo sbaraglio' quando c'è da pubblicizzare un nuovo prodotto e come, al tempo stesso, etichetti come considerazioni che non stanno nè in cielo nè in terra le riflessioni di un collaboratore. Chapeau!