“C’è stata una intromissione nelle normali regole della concorrenza che rappresenta un’anomalia italiana”. Fulmini e saette in Commissione di Vigilanza Rai. Durante la seduta di ieri, il Direttore Generale di Viale Mazzini Luigi Gubitosi è intervenuto con parole di fuoco sul mancato ingaggio di Maurizio Crozza da parte della tv pubblica. Il comico genovese – lo ricordiamo – aveva abbandonato le trattative dopo le polemiche sul suo contratto milionario innescate da Renato Brunetta e dal centrodestra. Il top manager Rai ha stigmatizzato quelle controversie, rivendicando il diritto a tenere riservate le cifre previste per i compensi degli artisti.
Gubitosi: no all’obbligo di divulgare i compensi
Gubitosi, in particolare, ha esordito citando le parole dell’ex Presidente Antitrust Antonio Catricalà, secondo il quale “un’eventuale imposizione alla Rai dell’obbligo di rendere noti i compensi non sarebbe priva di implicazioni di carattere concorrenziale“. La pubblicazione dei cachet, infatti, “potrebbe ridurre la capacità della Rai di trattenere risorse”. Poi, leggendo un breve discorso, il DG di Viale Mazzini è entrato a gamba tesa sulla vicenda Crozza.
Gubitosi su Crozza: sarebbe stato ripagato da pubblicità
“Il caso Crozza è emblematico, non siamo riusciti a chiudere la trattative per le polemiche sui compensi che hanno creato forte tensione. Un paese che ha paura della satira è un paese in difficoltà morale. Non mi risulta che in altri paesi dove esiste il servizio pubblico sia successo quello che è successo nel caso Crozza, è un peccato che sia successo in Italia. Si sono sentite molte cifre, ma io posso dirvi che il costo di una serata di Crozza sarebbe stato completamente ripagato da pubblicità” ha affermato Gubitosi.
Di seguito, il top manager ha denunciato – in merito alla querelle sui compensi – una “intromissione nelle normali regole della concorrenza che rappresenta un’anomalia italiana”.
“Cairo, rinnovando il contratto con Crozza, ha detto: preferiamo non rivelare il suo cachet, lo teniamo riservato. Io non so quanto paghi Cairo, lui sa quanto l’avremmo pagato noi. La Rai ha già dato, lasciateci competere nel mercato senza interferenze”
ha detto il DG, così da giustificare la necessità di mantenere top secret le cifre di ingaggio. Di per sé il discorso fila, ma è pur vero che il servizio pubblico è finanziato coi soldi dei contribuenti ed è controllato dal dicastero dell’Economia, in qualità di editore. Dunque, sarebbe opportuno che almeno le cifre più significative venissero comunicate a chi di competenza: si eviterebbero fughe di notizie sui giornali e polemiche in Vigilanza, altrettanto dannose per l’immagine di mamma Rai.
1. Luisella ha scritto:
24 ottobre 2013 alle 12:25