Nemmeno il tempo di conoscere volti e nomi che animeranno quest’anno il tradizionale appuntamento con il Concertone del Primo Maggio, che ecco arrivare la prima doccia fredda: Fabri Fibra espulso. Il rapper numero uno in Italia, tra i primi artisti ad aver dato il consenso a prendere parte alla manifestazione in Piazza San Giovanni a Roma, è stato cacciato. Il motivo? Dalle sue canzoni arriverebbero messaggi omofobi, sessisti e misogini.
L’accusa arriva dall’associazione D.i.re (Donne in rete contro la violenza) che, tramite una lettera della presidente Titti Carrano a Cgil, Cisl e Uil, ha espressamente invitato l’organizzazione del Concertone a non far salire sul palco Fabri Fibra. In particolare, l’associazione – come si legge sul Corriere della Sera – ha evidenziato due canzoni “incriminate” del cantante: “Su le mani“, nella quale cita il Mostro di Firenze Pietro Pacciani, e “Venerdì 17“, dove racconta dello stupro e dell’omicidio di una bambina. Due motivi sufficienti per la richiesta di esclusione, subito accettata dai sindacati.
Marco Godano, lo storico organizzatore dell’evento, glissa sulla presunta censura a Fabri Fibra, ribadendo che “non è nei nostri poteri rifiutare le indicazioni che ci arrivano dai sindacati”. L’artista, dal canto suo, ha fatto sapere che una replica ufficiale la rilascerà via social (Facebook e/o Twitter), anche se già all’Huffington Post ha ribadito, piuttosto amareggiato, la sua posizione:
“Nel 2013 sono stanco di essere descritto ancora come il rapper violento: in passato mi accusavano di non rispettare le donne nelle rime, ma io scrivevo quello che vedevo non quello che pensavo [...] Il rapper non prende una posizione sulla canzone che scrive: è l’ascoltatore che è costretto a riflettere e a prendere una posizione”.
Parole giuste. Peccato, però, che arrivino dallo stesso Fabri Fibra che nel 2010 cantava: “Secondo me Mengoni è gay ma non può dirlo, perché poi non venderebbe più una copia. Già me lo vedo, in camera arriva una figa, prende il suo cazzo in mano e lui: ‘Lasciami, ti prego!’”. Una posizione, dunque, anche il rapper la prende. Non sempre, ma la prende; lasciando all’ascoltatore tutto tranne che una libera interpretazione. La libertà di parola è una cosa e l’essere liberi di dire ciò che si vuole è un’altra. Questa seconda via, in particolare, non ammette lamentele. E, per quest’anno, neppure il Concertone.
1. MisterGrr ha scritto:
17 aprile 2013 alle 11:18