“Parlo un po’ a voce bassa perchè mia figlia dorme“. Alessandro Cattelan è quello che si dice un bravo ragazzo. Rinviato, per il momento, il grande salto, il timoniere di X Factor da stasera sarà in prime time su Sky Arte alla guida di Potevo Farlo anch’io. In compagnia di Francesco Bonami, critico ed esperto d’arte di fama internazionale, ci mostrerà con ironia e anticonvezionalità i segreti che fanno di apparenti semplici “trovate” (che “potevo fare anch’io“) delle straordinarie opere d’arte contemporanea. “Proprio il fatto che sia particolare e nuovo mi ha spinto in questa avventura. Dopo X Factor la tentazione di strafare era tanta ma poi ho preferito dedicarmi a qualcosa di un po’ più piccolo ma che fosse nelle mie corde. Inoltre, Potevo farlo anch’io mi ha permesso di imparare delle cose che non sapevo. Sono convinto che, quando hai la possibilità, bisognerebbe fare ciò che ti diverte.”
E cosa hai scoperto sull’arte contemporanea?
Io ne sapevo pochissimo e facevo parte di coloro i quali di fronte alle opere diceva: “Potevo farlo anch’io”. A differenza dell’arte classica, più esplicita, l’arte contemporanea nasce da un’idea, spesso nascosta. Questo significa che per poterla apprezzare devi entrare nel meccanismo. Inoltre ho scoperto che la maggior parte delle opere, oltre all’idea, hanno una lavorazione fisica non facile. Dunque sono opere che “non potevo fare anch’io”.
A proposito, hai mai conosciuto il tuo omonimo Maurizio Cattelan?
Sì, quando era fidanzato con Vicky (Cabello, ndDM) a qualche festa di Mtv. La prima volta che l’ho visto eravamo in un bagno di un locale di Lisbona. Facevamo la pipì l’uno di fianco all’altro.
Cos’è che “potevi fare anche tu” nella vita ma non l’hai fatto?
Non ho grossi rimpianti. Ho sempre provato a fare quello che volevo, anzi a volte ho fatto cose che pensavo di poter fare e poi non ero capace.
Ad esempio?
La parentesi musicale. Poi non lo so… Ci sono tante cose che uno prova a fare per passione ma non è detto che quello sia il tuo mondo.
Ti ritroviamo su Sky Arte ma solo poche settimane fa è stato fatto il tuo nome come nuovo volto di Rai1 e de Le iene….
C’è un aspetto del mio carattere che attualmente considero una fortuna: mi piace tantissimo questo lavoro ma non ho la smania di fare tutto pur di essere in televisione. Mi hanno proposto alcuni programmi che non ho accettato non perché non mi piacessero ma perché credo che per me fosse troppo presto. Vista la carenza di volti nuovi è facile che ti vengano avanzate proposte anche molto importanti però occorre avere l’umiltà di dire di no. Non bisogna accettare qualunque cosa solo perché te la propongono. Rischi di fare delle figuracce.
Anche X Factor è un progetto importante…
Sì, però avrei potuto condurlo anche cinque anni fa. Dopo aver lavorato a Mtv, un programma come X Factor è abbastanza alla portata. Io so fare questo lavoro, però condurre una prima serata su Rai1 – più che altro per il tipo di pubblico, non per quanto è complicato il programma – è completamente diverso da ciò ho fatto sinora. Prima di arrivare a parlare a delle persone devi farti conoscere in qualche modo e lentamente. Non puoi essere buttato in prima serata e imposto ad un pubblico senza che questo ti conosca.
Il problema dunque è un gap di notorietà?
Io ho fatto sempre piccoli passi, uno alla volta. Non sono mai stato coinvolto in qualcosa più grande di me, sono partito dal programma meno visto dell’universo e pian piano sono arrivato a X Factor. Siccome mi è andato tutto bene, credo che il mio percorso debba continuare ad essere questo. Quando ero più giovane avevo una maggiore voglia di strafare poi, però, crescendo capisci che le cose devono avvenire al momento giusto.
Fare il presentatore classico è un tuo obiettivo?
Vi siete fissati con questa definizione di presentatore classico. Quando faccio la radio sono tutt’altra cosa e penso che X Factor abbia ben poco di classico per l’Italia.
La domanda parlava del futuro, non del presente.
Non mi voglio precludere nessuna strada e non mi sento un presentatore classico.
Che tipo di rapporto contrattuale ti lega a Sky?
Ho un contratto a progetto per X Factor. In realtà non ho ancora firmato il nuovo contratto ma ci siamo trovati talmente bene e c’è un bel rapporto che non è un problema che si pone. A Sky mi sento apprezzato e benvoluto.
In effetti le uniche due cose certe di X Factor 7 sono la tua presenza e l’assenza di Arisa…
Non sarà facile sostituire Arisa perché è un personaggio giovane e fresco e allo stesso tempo credibile. Ha vinto Sanremo, ha una voce indiscutibile, ne sa di musica e ha ottimi gusti musicali. Ad ogni modo X Factor ormai ha guadagnato una credibilità tale che sarà più semplice mettere in piedi una buona giuria. Secondo me tanti personaggi che un tempo guardavano il programma con diffidenza – perché nuovo -, adesso parteciperebbero. Sono sicuro che troveranno qualcuno all’altezza di Arisa.
E tu quale giuria vorresti?
Per i miei gusti, mischiando ragione e sentimento, direi che la giuria degli anni scorsi si avvicinava molto a quella ideale.
Il rischio, però, è di trovarci con una giuria molto diversa da quella degli anni precedenti…
Ma magari è un’opportunità, non mi preoccupo. So di essere in buone mani, il canale è un canale serio e la produzione lavora con la voglia di fare bene.
Se tu dovessi consigliare il nome di un giurato?
Paul McCartney!
Magari italiano…
Jovanotti.
The Voice ti incuriosisce?
Sì, ne ho già sentito parlare bene. Sono contento del suo arrivo perché credo che X Factor sia diventato indiscutibilmente, almeno nel campo dei talent e della musica, la cosa più bella tecnicamente da vedere e, dunque, c’è il rischio di sedersi sugli allori. Il fatto che ci sia un programma nuovo, di cui si dice bene, è positivo perché alzerà il livello della competizione. Credo che la gente abbia bisogno di avere tanta scelta di cose belle.
Non si rischia di abbassare il livello medio dei cantanti in gara nei vari talent?
Secondo me se c’è una cosa che sanno fare in Italia è cantare. Una volta usciti dal talent poi è il mercato discografico che fa il suo corso. In America ci sono cinquanta talent show tutti identici e ognuno si sceglie il suo. Di cose belle in tv non ce ne sono tante per cui ben vengano anche due programmi simili se belli.
X Factor Usa ti piace?
Sì, è affascinante. In Usa e in Inghilterra hanno la cultura della musica pop. Da un punto di vista musicale c’è sempre molto cui attingere, detto questo mi sembra che il nostro non sfiguri.
Non trovi che ci sia un maggior carico di emotainment?
E’ una cosa che su di me non suscita tantissimo effetto e quindi forse non me ne rendo conto nemmeno guardandola. Forse sì ma d’altronde sono americani. E’ il loro pane dare emotività alle cose anche se in maniera un po’ forzata.
Aumenteresti quel lato a X Factor?
Sinceramente no. Se ci sono storie extra che vale la pena raccontare sono d’accordo ma se bisogna farlo solo per mostrare due pianti e un abbraccio no. Cerchiamo sempre di essere concentrati sulla musica, anche i giudici è raro che si lasciano andare a litigi lunghi, pur battibeccando com’è normale che sia in una gara.
E’ vero che il tuo sogno è fare il tuo Alessandro Cattelan Show?
Credo che avere un programma proprio è il sogno di chi fa televisione. E’ questo il motivo per cui voglio fare le cose piano piano, una volta in cui avrò la possibilità e la fortuna di condurre un mio show non voglio sbagliare.
Qual è un programma che ti piace?
Le iene, Le invasioni barbariche, il programma di Geppi lo trovo divertente (G’ Day, ndDM).
L’hanno chiuso a dicembre.
A volte anche le cose belle chiudono.
Perché secondo te un programma bello può chiudere?
Molto spesso le cose un po’ meno facili creano diffidenza, non so le motivazioni precise, quello che so è che certi programmi per esplodere hanno bisogno di tempo. Quando le Iene sono arrivate in Italia non hanno avuto da subito successo ma allora si poteva andare male anche per qualche anno. Ora devi raggiungere i risultati subito.
Un museo che consigli da visitare?
Il Guggenheim a Venezia per la storia che c’è dietro e Punto della Dogana sempre a Venezia. Per chi è di Milano, Il Museo del Novecento. L’avevo a portata di mano ma non c’ero mai stato, è un museo internazionale, gestito e costruito bene.
1. gianluca ha scritto:
3 marzo 2013 alle 14:54