2
marzo

RED OR BLACK: UN ADATTAMENTO COMPLETAMENTE SBAGLIATO

Red or Black, lo studio inglese

Red or Black, lo studio inglese

A viale Mazzini forse lo chiameranno “il venerdì maledetto”, e non avrebbero tutti i torti. Prima Riusciranno i nostri eroi con Max Giusti, promosso inspiegabilmente in prima serata, adesso Red or Black con la coppia Frizzi/Cirilli: Giancarlo Leone si è appena insediato e nel giro di un mese ha già collezionato due insuccessi. E ‘per fortuna’ che la concorrenza annaspa e non se la passa affatto meglio, con Il clan dei camorristi che non sembra avere lo stesso appeal di altre fiction, perché altrimenti – quantomeno sul lato intrattenimento – sarebbe stata una vera debacle per la prima rete pubblica, che già al sabato – contro Italia’s Got Talent – non riesce a smuoversi dal 18%, misero visto l’investimento attuato con I migliori anni ma pur sempre in linea con la media di rete.

Ma il palinsesto, provano a convincerci, partirà solo a settembre (un mantra ripetuto da anni, ohibho), ora solo “sperimentazioni” e nuovi format, alla ricerca di un pubblico il più possibile trasversale, solitamente lontano dalle reti Rai. Sarà, ma qualcuno dovrebbe avvertire i piani alti che anche le sperimentazioni dovrebbero essere ben ponderate, onde portare una rete – che per fortuna può contare su un affezionatissimo zoccolo duro, a differenza dell’ammiraglia del Biscione – al totale scatafascio. Prendiamo Red or Black, il gameshow ideato da Simon Cowell, lo stesso di XFactor per intenderci, condotto dalla coppia di Got Talent (Ant e Dec) e trasmesso da ITV a ridosso della nuova stagione televisiva.

In Gran Bretagna non ha affatto brillato, un campanello d’allarme del tutto ignorato dal settimo piano peraltro, nonostante la nota rete commerciale inglese abbia studiato delle soluzioni ad hoc per attirare gli spettatori, incastonando lo show in due parti tra XFactor – che va forte da quelle parti – nella speranza che il traino contribuisse a risollevarne le sorti. A curare la versione italiana ci ha pensato invece Magnolia, in tandem con la direzione della prima rete, che però ha compiuto un errore che ci permettiamo di definire quasi infantile: adattare il formato da un’ora – che poi è il formato standard dei gameshow – a quello tipico italiano per la prima serata, da più di due ore, allungando inevitabilmente il brodo.

Una scelta necessaria, che però ha ammazzato del tutto il ritmo – che è poi una delle poche chiavi di successo del programma. E dire che stavolta la soluzione a portata di mano c’era, bastava un minimo di buona volontà: di Red or Black ne sono state infatti prodotte due stagioni nel Regno Unito (e per la cronaca probabilmente una terza non vedrà mai la luce), profondamente diverse tra loro. La prima, che ha ottenuto una media d’ascolto tutto sommato incoraggiante, fa della spettacolarità e della maestosità delle prove, alcune in esterna, altre in un’immensa arena e quelle finali negli studios, il suo cavallo di battaglia, puntando tutto sul montaggio e sul gioco di gruppo (ben 100 mila concorrenti per le sette puntate, ridotti drasticamente di round in round). La seconda invece è quella su cui si basa in toto l’edizione italiana, meno eccitante e scenograficamente fastosa rispetto alla prima e decisamente troppo concorrente-centrica.

E infatti il pubblico, così come in Inghilterra, non ha approvato. Eppure, per non sacrificare il ritmo e salvaguardare la sfarzosità del gioco, almeno per l’adattamento italiano era sufficiente (seppur con qualche limite dovuto al budget) mixare le due edizioni, con la prima parte basata sulla prima edizione inglese e la seconda parte, tutta in studio, con gli otto superstiti dai round di gruppo, basata sulla seconda inglese. Troppo difficile?

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7 Commenti dei lettori »

1. lu85 ha scritto:

2 marzo 2013 alle 18:06

100 mila concorrenti?!?!!? Che figata!!
Comunque concordo con l’articolo, mi piace solo lo studio.. -.-



2. Luigi ha scritto:

2 marzo 2013 alle 19:35

Mi sembra un’analisi approfondita. Qui c’è gente che non aspetta altro che Frizzi vada male per dire “Frizzi flop!”, ma bisognerebbe guardare anche ai contenuti. In effetti, per quel poco che ho visto io, il ritmo era troppo lento. Ad esempio nel penultimo gioco (quello delle fette da indovinare) l’hanno tirata troppo per le lunghe quando non mi sembrava che ci fosse tutta questa difficoltà. E poi nel vortex (che poi è una banale roulette senza losanghe) la palla ci mette un quarto d’ora a scendere quando in realtà i parametri in gioco sono talmente tanti che si può dire che serva solo “fortuna”.



3. Luigi ha scritto:

2 marzo 2013 alle 23:15

Viene da chiedersi come mai l’autore di questo articolo (così lucido e sicuramente pieno di buona volontà), non faccia l’autore. Magari per Raiuno. Quella che lui definisce una scelta “infantile” è in realtà una scelta obbligata in italia. Visto poi che è così informato, dovrebbe aver visto che la prima edizione non è per niente un po’ in esterna. E’ tutta all’interno di un palasport.
La verità è che a sentenziare sul lavoro altrui è molto facile, soprattutto stando dietro la tastiera di un computer, fare davvero le cose è molto, molto, molto più difficile.



4. Daniele Pasquini ha scritto:

2 marzo 2013 alle 23:50

Caro Luigi, colui che scrive dietro la tastiera di un computer – che può tranquillamente vedere sui social network, ci mette nome e cognome ed è raggiungibile tramite qualsivoglia mezzo di comunicazione a differenza di molti commentatori – ha visto più volte il format inglese prima di sentenziare e ben prima dell’annuncio e della messa in onda italiana. Come sicuramente avrà letto, ho specificato che la versione inglese, la prima edizione, è ambientata in tre location differenti parlando genericamente di “alcune prove”. Non le riporto i video a dimostrazione di quanto scritto (due prove sono in esterna, ribadisco), perchè sicuramente – lei che è espertissimo – avrà una gran cultura sul format.

Infantile? Ho parlato di “scelta necessaria” perchè questa è la tv italiana, infantili sono gli errori che compiono gli autori, i produttori e la rete. Se non si è in grado di adattare il format, perchè è evidente che non si è stati in grado e il pubblico ha sentenziato ben prima del sottoscritto che si è pure degnato di fare una ricostruzione a 360 gradi, non lo si porta in tv a tutti i costi. E nessuno ha chiesto un adattamento fedele della prima stagione, ma una buona dose di fantasia e un pizzico di buona volontà per proporre qualcosa che almeno ci si avvicinasse (100 mila sono troppi? Allora 1000, per sparare un’idea a caso, e la spettacolarità del gioco non sarebbe venuta meno), pur di non allungare il brodo. 45 minuti di gameshow ritmatissimo sbrodolati per due ore e trenta, come si può solo lontanamente pensare di adattare SOLO puntate della seconda stagione?!

Mi dica, caro Luigi: ora che ha fatto il 12% e Rai1 lo farà fuori presumibilmente al prossimo 12%, cosa rimane in mano ad autori, a produttori e alla rete? Le rispondo io: nulla.



5. Luigi ha scritto:

3 marzo 2013 alle 00:18

Vorrei precisare che il “Luigi” delle 19.35 (cioè io) non è lo stesso delle 23.15, solo per non sembrare schizofrenico.



6. Daniele Pasquini ha scritto:

3 marzo 2013 alle 00:19

Tranquillo, lo vediamo dal pannello :)



7. Davide Maggio ha scritto:

3 marzo 2013 alle 12:54

Luigi: viene da chiedersi se il concetto di giornalismo e di critica rientri tra le tue conoscenze.



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