Il suo spirito polemico è vivacissimo, come sempre. A ottantuno anni compiuti, Emilio Fede sembra non aver ancora deciso cosa fare da grande. Da quando ha dovuto dire addio al Tg4, lo scorso 29 marzo, l’ex direttore non si è rassegnato all’idea di doversi fare da parte e anzi, ha cominciato a progettare il suo futuro. Dopo aver proposto cinque nuovi format ai dirigenti Mediaset, il giornalista ha iniziato una collaborazione con il canale Vero (numero 55 del digitale terrestre) dove co-conduce la puntata del martedi di ‘Vero Attualità’. Come se non bastasse, ora Emilio si appresta pure a scendere il campo in vista delle prossime elezioni e a lanciare un nuovo movimento: Vogliamo Vivere…
Direttore, cosa si è inventato?
E’ un movimento d’opinione, per intercettare il dissenso, la delusione, l’indecisione di milioni di italiani che non sanno come e se votare. Il 19 novembre inizierà l’affissione dei manifesti, il 25 ci sarà la presentazione alla stampa a Milano, e il tutto avverrà senza un euro di sostegno esterno. Questo movimento è nato una sera, quando davanti alla Caritas ho visto una coda di cento persone in attesa di un piatto caldo. C’erano anche dei bambini. Mi sono detto che occorreva fare qualcosa: a chi ha un reddito consentito, proporrò di ‘adottare’ alcune famiglie in difficoltà per 500euro ciascuna. Farò delle cose concrete, senza usare un linguaggio scurrile né andando in Sicilia a nuoto.
Il suo contributo arriva in un momento politico particolare, in cui si parla di rottamatori e rottamati…
Io sono contrario ai rottamatori. Credo che questa parola debba essere cancellata dalla bocca di tutti, perché indica l’intenzione di buttare tra gli inservibili delle persone che hanno dedicato la loro vita a questo Paese. Di recente ne ho parlato anche sul canale Vero, dove vado in onda ogni martedì pomeriggio.
A proposito: che tipo di esperienza è quella che ha intrapreso sul canale 55?
Io partecipo come ospite, mi confronto con due giornalisti e con le domande del pubblico. A guidare il dibattito c’è un conduttore, io sono un’opinionista che cerca di capire ed aiutare a capire l’attualità.
Ma questo non era un format che le sarebbe piaciuto trasmettere su Mediaset?
Io ho un contratto con Mediaset e ringrazio il direttore dell’Informazione Mauro Crippa che mi ha concesso la liberatoria per essere presente su una tv privata che si sta impegnando molto, ottenendo credibilità. Ma all’attenzione del Biscione rimangono sempre le mie cinque proposte per altrettanti programmi; se ne venisse approvata una, la realizzerei contestualmente all’esperienza su Vero.
Dica la verità: quanto le manca il Tg4?Quanto una persona che uno ha amato molto. L’informazione su Mediaset è nata con il sottoscritto, il Tg4 è stato la mia vita, dalla mattina alla sera, non ho pentimenti, ma qualche rimpianto d’affetto sì. Al tempo stesso penso alla fatica che i miei colleghi fanno per andare avanti con dignità.
Cosa pensa della linea editoriale del nuovo direttore Giovanni Toti? In una recente intervista a DM, ha dichiarato che il Tg4 era diventato un “Emilio Fede Show”…
Anche se così fosse, non ci sarebbe da vergognarsi, tant’è che io sono stato assunto in Rai da Enzo Biagi, il quale, quando ha festeggiato i suoi 80 anni in diretta su Rai2, mi ha voluto accanto a sé tra i cinque protagonisti del telegiornalismo italiano. Attualmente non seguo il Tg4 per non avere nostalgia, ma so che sta andando molto bene. E’ giusto voltare pagina però, come dicevamo, senza rottamare nessuno…
Non si sente un po’ rottamato da Mediaset?
No, e perché mai? Ho contratto dignitosissimo di tre anni, con tutti i benefit di prima. Mediaset e Berlusconi mi hanno soltanto protetto e consentito 24 anni di grande prestigio. Speriamo sia così anche per il futuro, se Dio mi darà la grazia di stare sulla Terra. Altrimenti anche dall’Aldilà tenterò di non farmi rottamare.
Parliamo di Tgcom24… E’ vero che le sarebbe piaciuto dirigerlo?
Sì, confermo. L’avevo detto anche in Azienda: toglietemi pure la direzione del Tg4, siccome io sono un uomo della diretta mi sarebbe piaciuto fare Tgcom24 assieme a Mario Giordano.
Intanto, il suo collega Paolo Del Debbio si è imposto come rivelazione dell’infotaiment di Rete4. Cosa pensa del suo stile, che alcuni definiscono populista?
Sono molto amico di Paolo, che è bravissimo. In passato è capitato che mi chiedesse qualche consiglio, ma oggi non ne ha più bisogno. Non mi sembra populista e, se proprio dovessi dargli un suggerimento, gli direi di usare dei toni più attenuati nella voce. Accadde così anche in passato, quando in Rai mandai in video Mentana e gli dissi: “sei bravo, ma sei un po’ Mitraglia”. Considero Enrico un bravo direttore e conduttore.
Invece come giudica Alessio Vinci? La sua esperienza alla conduzione di Domenica Live si è interrotta dopo sole quattro puntate…
Vinci non mi piace. Io lo chiamavo scherzosamente “Sìsì you you, ja, turutù turutù”… (supercazzola di Emilio, ndDM). Forse sa fare altre cose o forse non è adatto. Ognuno deve fare il proprio mestiere.
Di recente, lo stesso Vinci ha detto che voleva portare in Italia un giornalismo di stile anglosassone. Crede che ci sia riuscito?
No, neanche un po’. Io ho fatto l’inviato all’estero per otto anni, e dico che non dobbiamo andare troppo a guinzaglio degli altri Paesi. Tra l’altro, Vinci l’ho scoperto io: durante la guerra del Golfo, nei collegamenti con la CNN, mi serviva qualcuno che parlasse italiano. Collegamento dopo collegamento, lui è arrivato dov’è grazie ad un signore che si chiama Emilio Fede, detto il non-rottamatore.
Ultimamente le cronache ed i programmi tv hanno riservato ampio spazio a Nicole Minetti. Che idea si è fatto della sua vicenda, che in parte la riguarda?
Vedo che Nicole sta diventando popolare a modo suo, nel bene e nel male, perché la chiamano dappertutto. Quando scoppiò la polemica le consigliai di dimettersi prima di diventare obiettivo di un’aggressione mediatica, lei però andò avanti… Più tardi le hanno chiesto di farsi da parte, ma è come il bue che dice cornuto all’asino: quelli che sono espressi negativamente nei suoi confronti dovrebbero tornare a casa, aprire l’armadio e vedere che tipo di scheletri hanno.
Da comunicatore, cosa si sentirebbe di consigliare a Silvio Berlusconi in questo momento così delicato della sua vita politica?
Io non sono amico di Berlusconi, di più! Gli voglio bene, gli sono grato per quello che mi ha dato, e quando la sua discesa in campo è stata decisa attorno a un tavolo, io sono stato uno di quelli che hanno creduto fermamente in lui. Oggi ripenso ad una frase che mi disse Giovanni Spadolini, citando La Rochefoucauld: “la gratitudine è soltanto l’attesa di nuovi favori”. A Berlusconi tutti devono riconoscenza, e quelli che non si rendono conto di questo diritto-dovere sbagliano. Mi auguro che Silvio riporti alla luce Forza Italia, accanto al Pdl con Angelino Alfano. Forse gliel’ho anche consigliato? Chissà…
1. FEDERICO GUGLIELMO ha scritto:
16 novembre 2012 alle 12:21