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settembre

IL CASO ENZO TORTORA: LA VICENDA GIUDIZIARIA DEL CELEBRE PRESENTATORE RIVIVE SU RAI1

Il Caso Enzo Tortora - Dove eravamo rimasti?

E’ il 17 giugno 1983 quando il Tg2 apre la sua edizione delle 13 annunciando con queste parole l’arresto del conduttore tv Enzo Tortora.

“Enzo Tortora è stato arrestato in uno dei più lussuosi alberghi romani, il Plaza; ordine di cattura nel quale si parla di sospetta appartenenza all’associazione camorristica Nuova Camorra Organizzata (N.C.O), il clan cioè diretto e capeggiato da Raffaele Cutolo: un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e dei reati contro il patrimonio e la persona”.

Le immagini del conduttore con le manette ai polsi e lo sguardo confuso rimangono da subito impresse nella memoria di tanti italiani. Gli stessi che per anni l’hanno seguito nelle sue numerose trasmissioni televisive. E proprio da quella terribile giornata parte il racconto de Il Caso Enzo Tortora – Dove eravamo rimasti?, la miniserie in due puntate in onda questa sera e domani in prima serata su Rai1.

La fiction, liberamente tratta dai libri “Applausi e sputi – Le due vite di Enzo Tortora” di Vittorio Pezzuto e “Fratello segreto” di Anna Tortora, vedrà Ricky Tognazzi impegnato nel duplice ruolo di regista e protagonista.

“Per il personaggio di Enzo ho provinato moltissimi attori ma sembrava quasi che ci fosse un sortilegio sul ruolo… tutti quelli che mi piacevano non erano, per un motivo o per l’altro, disponibili: chi impegnato con le riprese in altri film, chi a teatro … insomma mentre cercavo senza sosta un protagonista, mi calavo nella storia, studiavo, preparavo il film, a seguito di un suggerimento di Giancarlo De Cataldo, ho cominciato a valutare il fatto che forse, avrei potuto interpretarlo io, l’età c’era e anche la settentrionalità… E così è stato, con un po’ di incoscienza forse… perché curare la messa in scena e, allo stesso tempo, interpretare un ruolo di tale spessore non era impresa facile…” (note di regia)

Nel cast insieme a Tognazzi vedremo anche Bianca Guaccero nel ruolo di Francesca, la compagna di Tortora, Eugenia Costantini e Carlotta Natoli, impegnate nei ruoli di Anna e Silvia, rispettivamente sorella e figlia del conduttore. Tra polemiche vecchie e nuove, la fiction con sceneggiatura a firma di Giancarlo De Cataldo (Romanzo Criminale), Monica Zappelli e Simona Izzo ripercorrerà la vicenda giudiziaria, ma allo stesso tempo cercherà di approfondire il lato più intimo e personale di Enzo Tortora.

Tutto partirà dunque da quel maledetto 17 giugno 1983, quando Tortora all’apice della sua carriera televisiva, viene arrestato e trasferito nel carcere di Regina Coeli dove trascorre sette lunghi mesi di detenzione. In un lampo perde tutto: fama, libertà e l’affetto della gente. Provato fisicamente e ferito nell’anima dalle accuse di alcuni pericolosi pentiti, sarà grazie all’affetto della sorella Anna e delle figlie Silvia e Gaia, all’amore della compagna Francesca e all’amicizia dei compagni di cella che troverà la forza necessaria per lottare conto l’ingiustizia subita. Spalleggiato dall’avvocato e amico Raffaele Della Valle e in seguito dall’avvocato Dall’Ora, Tortora individuò nella lotta per migliorare le condizioni di detenzione dei carcerati una motivazione in più per continuare quella battaglia che – come lui stesso amava ripetere – “non è contro la giustizia ma per la giustizia”. Saranno in molti a voltargli le spalle, ma anche tante le voci del panorama intellettuale dell’epoca che si schiereranno in suo favore come i Radicali, che videro in Tortora un testimone eccezionale per le campagne contro le ingiustizie del sistema giudiziario.

Eletto deputato europeo, rinuncerà all’immunità parlamentare per affrontare la giustizia e la calunnia a volto scoperto. Condannato a dieci anni di detenzione, Enzo non fugge, si fa arrestare durante un comizio del Partito Radicale e torna ad affrontare le aule di tribunale nel processo d’appello. Questa volta, però, le cose vanno in modo diverso: le accuse dei pentiti crollano sotto i colpi della difesa, cominciano a emergere innumerevoli contraddizioni e nel settembre 1986 il giudice Mariani lo assolve con formula piena restituendogli la libertà e la dignità perduta. Seppur debilitato fisicamente e logorato nell’anima Enzo torna al suo lavoro e all’amato pubblico di Portobello che saluterà con quelle parole che lasceranno un segno indelebile nella memoria degli italiani: “Dunque… dove eravamo rimasti?”.

Grazie ai produttori Fulvio e Paola Lucisano la miniserie è stata girata in Italia, evitando la delocalizzazione e dando così lavoro, in un periodo difficile per il cinema italiano, a tecnici e maestranze nostrane. La scelta di girare tra Napoli e Roma è stata dettata anche dal desiderio di restituire al racconto la massima aderenza con la realtà dell’epoca. Molte scene sono state girate nel vero tribunale di Napoli, a Castel Capuano, e all’interno dei veri carceri di Poggioreale e Regina Coeli. Un lavoro altrettanto attento è stato fatto sia sull’abitazione milanese di Enzo Tortora, che sullo studio televisivo di Portobello, la cui scenografia è stata riallestita negli originali studi della Rai.

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1 Commento dei lettori »

1. Giuseppe ha scritto:

30 settembre 2012 alle 04:30

Registrerò la miniserie perchè ricordo benissimo Tortora, i suoi programmi, la sua triste vicenda e le battaglie dei radicali contro le ingiustizie del sistema giudiziario italiano. E mi piace Ricky Tognazzi sia come attore che come regista.



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