Immaginate una divertente e briosa avventura d’animazione, immaginate una ragazzina bionda e timida – sorella del protagonista – perdutamente innamorata di Mitch, un atleta fisicato dalla testa vuota, e immaginate che la biondina vinca la sua ritrosia e trovi il coraggio di invitarlo al cinema. Fin qui nulla di strano, a parte il fatto che Mitch accetti volentieri l’invito solo a patto di portare con sè il suo ragazzo… E’ quanto avviene in ParaNorman, la pellicola d’animazione prodotta dalla Laika e realizzata con un mix di stopmotion e atmosfere dark, vagamente ispirata al plot de Il sesto senso. L’11 ottobre assisteremo in Italia allo sbarco del primo cartone animato che vanta un “coming out”, la rivelazione improvvisa e spiazzante di Mitch nel film.
Le polemiche in America non sono tardate ad arrivare, aprendo un profondo varco fra gli spettatori usciti dalla sala e divisi fra divertimento e “disgusto”. Mentre alcune mamme si sono dimostrate solidali con la trovata del regista simpatizzando per il personaggio gay di ParaNorman, altre, invece, hanno manifestato la propria perplessità sul contenuto della pellicola. La scelta artistica della casa di produzione si associa alla preoccupazione su altri prodotti del medesimo genere come Spongebob, censurato in Ucraina per nascondere una presunta e pericolosa propaganda sull’omosessualità.
L’amicizia “compromettente” fra la spugnetta tuttofare e la stella marina Patrick, potrebbe generare, secondo i responsabili del network, dubbi e tribolazioni nella mente pura e casta di un minore. Problemi anche per Ribelle- The Brave, il nuovo prodotto targato Pixar già nelle sale italiane che istigherebbe a un pericoloso femminismo in grado di riscattare le remissive eroine Disney del passato. La principessa caparbia e dai capelli di fuoco è disposta, addirittura, a prendere parte ad una gara di tiro con l’arco per vincere la sua mano e decidere di rimanere single e pronta alla conquista del mondo.
Ma non ci sembra di esagerare? E’ sicuramente vero che la mente di un bambino è facilmente stuzzicabile da pensieri e domande scomode stimolate dalla visione di programmi tv o di pellicole cinematografiche, ma non sarebbe meglio cogliere la palla al balzo approfittando di questi contenuti per maturare una sensibilità e un’apertura mentale più ampia e tollerante? Diciamocelo, più che interrogarci sulla probabile sessualità dei Teletubbies, un bambino sarebbe preso dai colori e dalla vivacità delle inquadrature senza quella malizia che rappresenta il primo pensiero dei grandi.
L’omosessualità è una componente vecchia quanto il mondo che fa parte della nostra storia e ci accompagnerà sempre, nel bene e nel male. Perché non approfittarne imparando a combattere quei cliché crudeli e ignoranti inculcati da un’istituzione poco attenta e sensibile alla tematica? Se avessero un maggior margine d’intervento, sicuramente, i bambini avrebbero molto da insegnarci, con la loro schiettezza e innocenza pronte ad abbattere le ritrosie e le paure dei grandi.
1. ale 96 ha scritto:
22 settembre 2012 alle 18:49