Con la sua scenografia e la sua grafica molto vicina al bizzarro di Antonio Gaudì, con quel serpentone che fa tanto belvedere di Parc Guell, con quell’atmosfera da eleganza del riccio il Cristina Parodi Live si presenta al pubblico del pomeriggio con un infotainment di contenuto, più incline alla buona forchetta che alla brutta forca del populismo. L’eco delle Invasioni barbariche di Daria Bignardi è dietro l’angolo, anche se siamo solo all’ora del caffè e c’è una signora che rinuncia al tacco a spillo, solo in attesa di rimettersi in forma dopo la storta estiva.
La struttura è abbastanza modulare. C’è una versione più seriosa dell’intervista doppia, ottima per la nettezza con cui emergono i diaframmi tra idee e contenuti, per un’alternativa di stile al manicheismo urlato di voci in sovrapposizione. Una tv che punta sull’opinione senza esasperare il decibel è già una grande conquista, se ci guardiamo alle spalle e diamo un’occhiata a quello che è stato l’andazzo del piccolo schermo degli ultimi tempi.
E’ sulla cronaca che però appare meglio la svolta e il garbo della moglie di Giorgio Gori e del suo staff di autori. La scelta della storia delle teenager madri, oggi, e della ragazza calabrese, costretta ad emigrare per aver rivelato il volto profondo del suo paese e l’ipocrisia di alcuni concittadini violenti, ieri, fanno ben sperare: l’auspicio è che non si debba scendere a compromessi con l’appeal dei grandi casi che fanno rumore e con le tirate irrazionali e giustizialiste che spesso la cronaca nera induce nel grande pubblico.
Niente divani lunghi per gli ospiti di Cristina Parodi: il talk in studio è essenziale e ravvicinato. Al bando le poltrone da sala da thè, più webcam, web e sedute minimali, con quella modalità di interazione a suo tempo lanciata da Costanzo a Stella. L’effetto è che, come volevasi dimostrare, si può guardare alla nera dell’informazione senza accanirsi sul voyeurismo, ma piuttosto cercando lo spunto per capire meglio i grandi temi che intersecano l’evolversi di un Paese così complesso come l’Italia.
E’ uno sguardo sulla realtà completo che più che proporre risposte cerca di spargere dubbi e riflessioni. Politica, economia, ambiente, spettacolo, comunicazione, integrazione: c’è spazio per tutto tra le pareti color pastello della Parodi. Non sfugge niente al filtro, in omaggio alla buona politica di chi, come ad esempio questo blog, da sempre ritiene che non ci siano argomenti volgari e banali in sé ma è il modo in cui li si presenta al pubblico a determinarne la qualità intrinseca.
La maggiore delle sorelle Parodi, così come tutto il trio delle donne del lungo pomeriggio di La 7, non avrà vita facile - ma questo lo si sapeva già prima dei scarsi riscontri Auditel di ieri- strette all’interno di un’offerta che è veramente difficile da insidiare al cospetto di un pubblico ormai fidelizzato verso il pomeriggio d’amore di Canale 5 ma ancor più verso la tradizione di Rai 1. Non c’è ormai nemmeno la possibilità di appellarsi al nuovo con una concorrenza così spietata, che vede ad esempio in Real Time, giusto per citare il più grosso ‘nemico’, una nuova frontiera dello share tutto al femminile.
1. Pippo76 ha scritto:
11 settembre 2012 alle 18:22