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PAOLO BONOLIS: PRONTO PER AVANTI UN ALTRO E CIAO DARWIN. IL SENSO DELLA VITA? NON E’ NEL DNA DI MEDIASET
di Fabio Fabbretti
04/09/2012 - 12:02

Lunedì 10 settembre si riaccende il preserale di Canale 5 con Avanti un altro – tutti i giorni alle 18.50 – fino a gennaio. Paolo Bonolis sfida L’Eredità di Carlo Conti (che parte un giorno prima) e torna a condurre la sua ultima fatica, quel game show misto al varietà che ha saputo conquistare il telespettatore italiano (e sbarcare poi persino in Spagna):
“Avanti un altro funziona– ha dichiarato Bonolis in un’intervista a Sorrisi – nella scorsa stagione ci sono volute un paio di settimane per mettere a punto la macchina, per trovare il giusto equilibrio. E’ sempre così quando un format non è acquistato all’estero ma viene realizzato da zero. Quest’anno però partiamo con le idee chiare. Abbiamo rifinito solo qualche dettaglio nel regolamento. Il gioco finale, per esempio, avrà un elemento di suspense in più“.
L’obiettivo è sempre quello di divertirsi e soprattutto divertire la gente che sta a casa. Missione che in primavera gli toccherà compiere anche con la nuova edizione di Ciao Darwin. Ma per l’ultima volta:
“Sarà davvero l’ultima stagione, se davvero la si farà: è uno show costoso”.
Ciò che invece difficilmente troverà nuova gloria è Il senso della vita, programma che si allontana dal genere “caciarone” cui c’ha abituato Bonolis e che forse, proprio per questo, lo scorso anno in prime time non ha saputo fare breccia nel pubblico. Il conduttore parla di una sorta di rigetto; non da parte dello spettatore, bensì di Mediaset:
“Nelle trafusioni è necessario che i gruppi sanguigni siano compatibili, ed è stato così anche per Il senso della vita. Non rientrava nel flusso sanguigno di Mediaset (…) gli ascolti sono stati ottimi finché è andato in onda in seconda serata. In prima serata è diverso. Il senso della vita non era un evento come gli show di Fazio”.
E qui il graffio senza artigli nei confronti del Biscione, aprendo Il senso della vita ad altri scenari-reti. La7 o Rai 3, per esempio:
“Perché no… (…) Riproporre Il senso della vita mi piacerebbe, ma ho capito che non è nel Dna di Mediaset. Poi, chissà. Non c’è polemica: l’azienda non è mia. Se ami fare solo scarpe è inutile che bussi alla Fiat e ti lamenti perché ti fanno fare macchine”.
Molto più semplice bussare a chi fa direttamente scarpe.
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Nina dice:
Ti sei screditato da solo cercando di farmi passare per una che scrive falsità. Ora ammetti invece? Ma che figura patetica!
Valerio dice:
Screditato da chi, da te? Guarda, mi ci faccio una risata sopra perché ci vuole ben altro per demolire le mie argomentazioni. E comunque l'opinione della giornalista francese è rispettabile quanto la tua, anche se non la condividi (chissenefrega se permetti). Anche perché, a prescindere che io condivida o meno - questo è un altro tema che richiederebbe più spazio e tempo perché è un argomento delicato - che la colpa risieda in parte in certa tv (forse la colpa è più di certa tradizione religiosa che non riconosce millenariamente alla donna la parità dei sessi), comunque è una opinione molto diffusa nel paese (basti vedere le donne del movimento "Se non ora quando"). Sicuramente, e questo è innegabile, la figura della donna in certe trasmissioni tv è ridotta a "sedere che cammina, tette che ballano, sorridi e muta" e non aiutano certo il genere femminile nelle battaglie per la parità sociale, ad esempio nel lavoro. Pensi che vedere sempre le donne subordinate in tv agli uomini non abbia a che vedere col fatto che le donne, a parità di titoli di studio, fatichino a ricoprire ruoli apicali nelle società o col fatto che a parità di mansione guadagnino molto meno dei colleghi uomini? Prima di parlare di discredito, pensa alla contraddizione dell'essere donna e non fare nulla perché in tv cambi qualcosa (sbaglio o non sbaglio ma a te la tv di La7 - una delle poche in cui le donne non sono mute e svestite - non piace?).
Nina dice:
Confermo e ribadisco il mio commento n. 1, scrive la Murard "Fare zapping e scoprire l’oscena trasmissione “Ciao Darwin” sul Canale 5 può esser traumatico per chi (da straniera) cerca di capire l’antropologia disastrata del Belpaese. Ma la trasmissione può rivelarsi una potente illuminazione sul perché sia ancora così radicata e diffusa la violenza fisica e psichica sulle donne italiane, massacrate di botte negli angoli delle case. Sugli schermi, esse sono già rese un nulla, una cosa inanimata. Disumanizzate e svuotate dal potere maschilista del conduttore / burattino che le gestisce a piacimento, snuda, umilia, reifica e schiavizza, in diretta ovviamente." Questa è l'ultima replica che faccio a Valerio, visto che con questa si è del tutto screditato.
Valerio dice:
Ho verificato se fosse vero che Flore- Murard Yovanovitch avesse scritto sul suo blog all'interno del sito de L'Unità di violenza sulle donne e televisione. Ho trovato solo molti articoli sui diritti degli immigrati e il rapporto tra questi e il racconto che ne fanno i media, più qualcosa sull'economia. Non mi risulta almeno dal suo blog che abbia scritto ciò che le è stato attribuito in uno dei commenti in questa pagina, né cercando da Google che abbia mai scritto di Bonolis citando esplicitamente qualche sua trasmissione.
Valerio dice:
"Fa trasmissioni che non le fanno onore, CHE POSSONO NON PIACERLE, ma ha un'azienda da mandare avanti" Questa frase pronunciata da Bonolis mi ricorda quella letta da questo sito e pronunciata da Gad Lerner sempre in merito ai programmi di Maria De Filippi, quando il conduttore di La7 incalzato da una domanda sui peccati capitali dei suoi colleghi ha attribuito alla presentatrice di Canale5 l'accidia sostenendo che a suo parere lei sembra non credere nelle cose che fa. Una frase che mi ha fatto riflettere e mi ha ricordato quella sua perenne espressione annoiata e persa nel vuoto quando siede sugli scalini di Uomini e Donne.
Valerio dice:
Paolo Bonolis: «Mediaset voleva censurare la mia intervista a Benigni». «Maria De Filippi fa programmi che non le fanno onore» (di Renato Franco – Corriere della Sera) C’è il quarto d’ora accademico d’attesa, ma poi la lezione di Paolo Bonolis nell’Aula magna dell’Università Statale non si interrompe per due ore tra battute e riflessioni. Tema, la tv ovvio. Quando partono i flash dei fotografi è già in forma: «Che è? È dai tempi della Questura che non vedevo una cosa così». Parla svelto svelto, ragiona profondo e piazza le parole che gli piacciono sinusoide, caleidoscopico, dicotomico, denso. Bonolis, è una lepre della tv? «Ho cercato un cambiamento costante nelle cose che ho fatto e ho sempre cercato di fare qualcosa che mi corrispondesse. Spesso la tv oggi presume di fare cose che piacciono al pubblico e questo si vede perché spesso è distonica rispetto a quello che si è. Se racconti cose che ti appartengono empatizzi con il pubblico, se non ti piacciono il pubblico lo percepisce». Si parla di Maria De Filippi: «Fa spettacoli che non le fanno onore, che possono non piacerle, ma ha un’azienda da mandare avanti», dice. Quando rilegge la frase battuta dalle agenzie, prende carta e penna per puntualizzare: «La frase su Maria De Filippi, decontestualizzata dal ragionamento che si faceva sulla tv risulta offensiva e priva di veridicità». In realtà anche all’incontro si era capito che la critica a un programma, non mette in discussione la stima nei confronti della conduttrice: «È un personaggio anomalo, è androgina, ha una voce come Sandro Ciotti, ma ha una bellezza particolare. È un Giano bifronte, donna di notevole sensibilità a Sanremo era timida come una bambina e grande imprenditrice, non è una show-woman ma sa scrivere benissimo le trasmissioni». L’incontro è promosso da Sinistra universitaria – che curiosamente chiama un volto Mediaset – nell’ambito della rassegna Milano per Gaber, è coordinato da Massimo Bernardini, autore e critico televisivo. Chiede: la tv, un certo tipo di tv, ha corrotto il Paese? Bonolis non si tira indietro, anche qui: «Sì. La differenza è quando manca l’ironia, quando non dico che sto mostrando un circo e mi faccio beffe della nostra quotidianità. Un discorso che vale più per l’informazione che per il varietà. È pericolosissimo quando l’informazione si traveste da spettacolo». Racconta: «Oggi è molto difficile volare, abbiamo cominciato a vivere con difficoltà quando abbiamo cominciato a chiederci non cosa è giusto o sbagliato, ma cosa conviene. Ragionare per convenienza ha tirato fuori l’animo italiano, che non è né Ettore né Achille, ma Ulisse: la convenienza è essere scaltri, cercare il Cavallo di Troia, voler essere più furbi degli altri». Tornerà a fare il Senso della vita, la trasmissione che preferisce: «Forse da marzo andrà in onda in parte in prima serata». La ricetta è che «nelle interviste mi piace fare non uno ma più passi indietro. Mi piace una tv che fa le domande e sta ad ascoltare le risposte. Troppo spesso chi fa domande è troppo compiaciuto e non ascolta l’interlocutore». Rivela un retroscena: Mediaset nel 2006 voleva censurare l’intervista a Benigni: «È stata un’ora e venti che Mediaset non voleva mandare in onda e l’ha mandata alle due di notte. È sempre questa politica che rompe le scatole, che ha paura di se stessa». Si riflette e si ride, si parla del successo del suo Chi ha incastrato Peter Pan?: «Ho cinque figli, mi piacciono i bambini. Forse vuol dire che mi piacciono anche le mogli». Intervista del 2010 in cui si evince che anche a Bonolis non piace molto la tv della De Filippi
raffa dice:
sia "ciao darwin" che "avanti un altro"si reggono sulla bravura di bonolis,l'unico presentatore che mi ha fatto tornare a vedere il festival di san remo.lo preferisco nella veste scanzonata che in quella seriosa e nn credo di essere l'unica
awee dice:
A me piacciono sia "ciao darwin" sia "avanti un altro", due programmi molto spensierati. Sono felice del loro ritorno, così mi posso fare due risate.
Pier dice:
UNA NUOVA EDIZIONE di Il SENSO DELLA VITA ??? MA SE LA SERIE 2011 FU SOSPESA ALLA 8' PUNTATA CON DUE SETTIMANE DI ANTICIPO ?!?!?! FU UN FLOP
matteo quaglia dice:
le persone che danno la colpa della violenza sulle donne a bonolis e alla defilippi si dovrebbero profondamente vergognare di aver pensato una caz....a del genere