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settembre

ELISABETTA PELLINI A DM: “QUATTRO ANNI FA IL PRIMO PROVINO PER LE TRE ROSE DI EVA. SARO’ SPIETATA IN ROSSO SAN VALENTINO”

Elisabetta Pellini

Bella, anzi bellissima, come il concorso che nel lontano 1995 le aprì le porte del mondo dello spettacolo. Parliamo di Elisabetta Pellini, volto noto della serialità made in Italy. In attesa di tornare a vestire i panni di Laura Sommariva nell’attesissimo secondo capitolo de Le Tre Rose di Eva, l’attrice è pronta a tornare in tv nella stagione ormai iniziata con Il Paese delle piccole piogge e Rosso San Valentino, due nuove fiction entrambe destinate a Raiuno. Scampato ormai da tempo il pericolo di rimanere imprigionata nel cliché della pin up tutta curve, Elisabetta ci confessa di sognare un ruolo da protagonista assoluta, magari in un bel film thriller.

Elisabetta, anche in questa stagione sarai super impegnata sul piccolo schermo.

Sì, presto mi vedrete su Raiuno ne Il paese delle piccole piogge, un film tv diretto da Sergio Martino. Io interpreto il ruolo di Victoria Berman, un medico senza frontiere che vive e lavora in Kenya. Victoria è una donna decisa e determinata che, nonostante i pochi mezzi a disposizione, cura e aiuta la gente bisognosa. Nel villaggio lavora anche il suo ex fidanzato e collega, interpretato da Giorgio Lupano. Tutto sembra filare liscio, sino a quando quest’ultimo s’innamora di una donna siciliana (interpretata da Margareth Madè ndDM) che, dopo la morte del marito, si è rifugiata in Kenia poiché inseguita dalla mafia. Victoria è ancora segretamente, o meglio inconsciamente, innamorata del suo ex e non accetta che una nuova donna possa, non solo, allontanarlo da lei ma anche dal villaggio dove la presenza del medico è fondamentale.

Victoria appare come un personaggio completamente diverso da quello di Daria, la dark lady che interpreterai nella serie Rosso San Valentino.

Sì assolutamente, sono dei ruoli completamente opposti. In Rosso San Valentino sarò spietata. E’ il ruolo più cattivo che ho fatto nella mia carriera. Daria Danieli è una donna anaffettiva e vendicativa, un’ex attrice che non si è realizzata, che sfoga il suo livore nei modi più terribili. E’ sposata con il primogenito di una ricca famiglia produttrice di cosmetici e vorrebbe che il marito diventasse il capo dell’azienda, ma i suoi piani sono rovinati dal suocero che invece preferisce affidare le redini del gruppo al figlio più piccolo. Daria allora farà di tutto per mettere le mani sull’azienda, e non avrà alcuno scrupolo nei confronti della famiglia del marito, dalla quale non si è mai sentita pienamente accettata.

Ti sei divertita nei panni della cattiva?

Tantissimo. Fare un personaggio molto diverso da quello che è il tuo modo di fare nella vita è sempre divertente e stimolante, anche se difficile. Daria ad esempio ha un carattere particolare, ricco di sfaccettature. Si relaziona in maniera diversa con le varie persone: con il suocero è affabile, con il marito è cattivissima, con il figlio è buona solo davanti alle gente ma quando non c’è nessuno lo ignora.

Quando è prevista la messa in onda della serie?

Non lo so, ma considerando che è ambientata completamente tra Sanremo e Finale Ligure, sarebbe carino trasmetterla a ridosso del Festival della Canzone. Potremmo avere un’ottima vetrina (ride ndr).

In quel periodo tu sarai impegnata sul set della nuova stagione de Le Tre Rose di Eva.

Sì, tra febbraio e marzo tornerò a vestire i panni della mia amata Laura Sommariva, una donna fragile che cerca di trovare un suo equilibrio senza però mai riuscirci. Anche questo un personaggio non facile.

Ti aspettavi tutto questo successo per Le Tre rose di Eva?

Sinceramente no, anche perché la serie ha avuto una gestazione molto lunga e complessa. Pensa che io ho fatto diversi provini. Il primo quattro anni fa, quando ancora Le tre rose di Eva doveva avere la natura di una soap ed essere ambientato in Piemonte. Poi c’è stato un periodo di stand by e quando mi hanno richiamata il progetto si era trasformato in una fiction.

Una fiction con un nutrito cast femminile, chissà quante rivalità sul set…

Ma no, perlomeno non da parte mia. Io tra l’altro in contemporanea giravo Il paese delle piccole piogge, quindi mi sono assentata per tre settimane. Poi, il progetto de Le tre rose di Eva è stato molto sperimentale. I due registi, Mertes e Verdecchi, lavoravano in contemporanea su due set diversi. Gli attori andavano in giro da un set all’altro, e con i tempi stretti non avevi neppure modo di creare chissà quali screzi. Io peraltro non amo la rivalità, non solo tra donne ma neppure tra uomo e donna, cosa che in questo lavoro può anche capitare.

A te è successo?

Qualche volta, ma ho sempre costatato che si trattava di persone molto insicure o molto stupide. Quindi mi sono limitata a fare il mio lavoro. Se sul set si creano dei rapporti d’amicizia, bene. Se invece non succede, pazienza, si lavora e basta.

Ci puoi svelare qualche anticipazione sulla nuova stagione de Le Tre rose di Eva?

Magari potessi farlo, purtroppo non so nulla neppure io. Ogni tanto cerco di chiedere qualche anticipazione, però è ancora tutto top secret. So che stanno scrivendo i nuovi soggetti e le sceneggiature, non è facile riuscire a intrecciare tante storie e personaggi. Nella prossima stagione poi si aggiungeranno altre due famiglie, quindi sarà tutto ancora più complesso.

Laura, Daria, Victoria, a quale dei tuoi personaggi sei più legata?

Sono legata a tutti i miei personaggi. Quando finisco una fiction, ci rimango sempre un po’ male perché mi affeziono. Non solo, io dai miei personaggi imparo tante cose. Grazie agli errori commessi da Laura ho ad esempio capito qual è il modo più giusto per relazionarmi con gli uomini. Non bisogna mai perdere la testa e farsi del male per un uomo, tantomeno farsi sopraffare da lui.

Sei sempre molto vicina al tema della violenza sulle donne.

Lo scorso anno sono stata madrina per la stilista Giada Curti, indossando l’abito 612 bis, contro lo stalking. Presto uscirà un cortometraggio diretto da Barbara Bonardo, in cui si affronta il problema della violenza sulla donna a livello psicologico all’interno della coppia. Il progetto prevede anche un libro fotografico a cura di Roberta Fuorvia, nel quale io e altre nove attrici posiamo in scene legate alla violenza sulle donne in ambito domestico. Ogni foto sarà accompagnata da un racconto scritto da uomini. Il libro sarà distribuito da Feltrinelli.

Nella vita di una donna ci sono fortunatamente anche uomini diversi. Tu ad esempio eri molto legata a tuo padre.

Mio padre Oreste, che purtroppo non c’è più, è stato per me una figura importantissima. Lavorava nell’attività immobiliare di famiglia, ma era un grande amante dei viaggi, della fotografia e del cinema. Negli anni 60 e 70, girò insieme ad altri suoi amici due documentari sull’Africa, ambientati in Camerun, che sono diventati nel tempo dei veri e propri cult. Documentari nei quali mostrò il primo parto cinematografico in diretta, l’infibulazione, la circoncisione e tante altre realtà di quel paese. Immagini talmente crude ma reali, che quando uscirono al cinema fecero svenire diverse persone. E’ stato mio padre a contagiarmi la passione per il cinema e l’arte in generale.

Ti ha anche invogliato a fare l’attrice?

No, la mia famiglia avrebbe preferito un mestiere più stabile e tranquillo.

Quanto ti ha aiutato la bellezza nell’intraprendere questo lavoro?

La bellezza è sicuramente importante, io ho iniziato partecipando a diversi concorsi come Bellissima, nel quale mi classificai seconda. Fu una scelta fatta per superare le mie insicurezze e paure, mi sentivo un po’ complessata. Da quell’esperienza sono arrivati i primi contratti con Mediaset, gli spot, il lavoro di modella.

Tutti ruoli in cui dovevi mostrare soprattutto la tua prorompente fisicità.

Ruoli che non rinnego assolutamente, ma che non rispecchiavano il mio modo di essere. Tant’è che negli anni sono anche cambiata fisicamente. Ho perso quindici chili, avvinandomi a un tipo di donna che più mi appartiene. Non mi andava di passare per la biondona prosperosa o la pin up di turno.

La svolta quando è avvenuta?

Quando Corrado mi scelse per affiancare Giampiero Ingrassia a Tira e Molla, sono stata costretta a trasferirmi a Roma. Nella Capitale ho iniziato a studiare recitazione e a prendere seriamente l’idea di fare l’attrice. Poco dopo Vanzina mi chiamò per un piccolo ruolo nel film Il cielo in una stanza, e da li è iniziato tutto.

Tra cinema e tv hai preso parte a decine di produzioni, ma manca ancora un ruolo da protagonista assoluta.

Mi piacerebbe molto avere un ruolo da protagonista, l’ideale sarebbe un bel film thriller o noir. Dopo tanti anni è normale ambire ad un ruolo più consistente rispetto a quelli che mi offrono attualmente, e che comunque mi piacciono. Tra poco ad esempio mi vedrete in un piccolo ruolo nell’ultimo film di Sergio Rubini, regista che io adoro, mentre presto sarò sul set di un kolossal internazionale diretto da Lorenzo Raveggi. Si tratta di un film incentrato sulla vita di Niccolò Machiavelli, dove io interpreterò la regina Anna di Bretagna, una grande stratega, un personaggio bellissimo.



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1 Commento dei lettori »

1. Peppe93 ha scritto:

4 settembre 2012 alle 12:01

A me lei piace. Poi vedendo il suo curriculum già in passato ha fatto tantissime cose.



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