Si parla spesso di tv come fabbrica di illusioni per i tanti ragazzi che sognano di sfondare nel mondo della musica. Virginio Simonelli sa cosa significa arrivare su un palco importante, quello di Sanremo (era il 2006), e poi “cadere”; ma sa anche come rialzarsi e continuare il suo percorso ripartendo proprio dalla tv. Questa volta il “mezzo” per emergere si chiama Amici, il popolare talent show che nel 2011 lo ha visto trionfare e che quest’anno l’ha arruolato nuovamente tra i Big del serale. E Virginio racconta la sua carriera, ancora agli inizi, sulle pagine di DavideMaggio.it, iniziando dal suo ultimo singolo La dipendenza – tratto dall’album Ovunque - che non ha l’aria di essere il classico tormentone estivo.
L’ho scelto io proprio perché non è il solito brano estivo. L’ho sempre ritenuta una canzone molto elegante ma leggera allo stesso tempo. Ha un testo solo apparentemente complicato e un ritornello semplice e diretto. E’ stata una scelta forse coraggiosa che ritengo comunque in linea con il periodo perché il brano porta in sé concetti positivi.
Tu da cosa sei dipendente?
A parte ”banalità” come la musica, e cose di questo genere, non sono dipendente da niente. E’ una cosa a volte positiva, a volte meno. Fa parte del mio modo di essere – che è tipico di chi nasce sotto il segno dell’Acquario – sembrare anaffettivo quando in realtà alla base c’è soltanto voglia di libertà.
Il brano si chiude con una domanda: “E’ più forte la spinta d’amore o il timore di essere soli?”. Te la giro con riferimento al tuo vissuto…
Credo che le due cose siano strettamente legate. La spinta d’amore è il bisogno stesso di non sentirsi soli che non equivale al concetto di solitudine ma ad un bisogno di condivisione con un’altra persona.
Venendo all’album, com’è nata la tua collaborazione con Gary Barlow?
E’ nata per caso. Mi hanno fatto ascoltare alcune sue canzoni, tra cui Catch Me, che mi piaceva, e ho provato a fare l’adattamento per il quale è arrivato subito il “sì” da parte sua con tanto di complimenti per l’interpretazione. Non è semplice muoversi in tempi brevi quando si lavora con gli internazionali e invece in questo caso tutto è filato liscio. Sono molto contento perché sono un grande fan della musica inglese.
Nel brano “Il tempo sprecato” parli di occasioni perse per la tendenza a razionalizzare. Si tratta di un’esperienza autobiografica?
Quando si scrive una canzone è inevitabile che sia autobiografica, anche se la cosa non è successa a te, ci metti del tuo. Non c’è un evento in particolare del quale ho rimorso, la canzone è una metafora sul ragionare su cosa si è perso e sul rendersi conto che non è mai troppo tardi per imparare a rialzarsi e prendere ciò che c’è di buono anche da quello che apparentemente è tempo sprecato. E’ ironico perchè non c’è mai tempo sprecato, anche le esperienze negative servono.
Non è mai troppo tardi per rialzarsi, dici, e la tua storia è quella di un’araba fenice: hai partecipato a Sanremo, senza ottenere grossi risultati, e poi, a distanza di anni, ti sei rialzato ad Amici. Se non avessi avuto la seconda opportunità del talent, ti chiedo: meglio andare a Sanremo, fallire ed “essere illuso”, o non esserci mai andato?
Per me Sanremo è stata una tappa, sono fermamente convinto del fatto che se non ci fosse stato Amici avrei ugualmente fatto un determinato percorso, magari impiegando più tempo. Con il talent vedi quello che succede a chi non ce la fa ma nel mondo della musica e dello spettacolo ci sono tante persone che si illudono e poi cadono. Sono poi convinto che non ci sia tanta differenza tra un talent show e Sanremo. Semplicemente Amici è spalmato in più tempo e dà la possibilità, fino a quest’anno almeno, a sconosciuti di emergere. Tutto sta nel capire quale può essere in relazione al periodo storico il mezzo per arrivare dove vuoi arrivare.
Vuoi dire che il fatto che Amici sia spalmato nel tempo lo rende più meritocratico?
Forse sì ma non mi sento di dire che Sanremo non sia meritocratico. Il fatto di avere più tempo per farmi conoscere a me ha giovato perché sono una persona timida quando non sono sul palco.
Quest’anno sei tornato ad Amici. Un’esperienza che, a giudicare dalla tua eliminazione prematura, non si è rivelata molto fortunata.
Avevo già vinto lo scorso anno e non mi aspettavo di vincere di nuovo. Credo che Sanremo, Amici, Amici big non siano il fine ma siano tutti mezzi per farti conoscere. Quando ho vinto, o mi hanno preso ad Amici, non ho mai pensato di avercela fatta. Ero consapevole di essere all’inizio di un percorso a lungo termine.
Con Maria De Filippi ti confronti sulle tue scelte artistiche?
Mi sento con lei, mi confronto, ma le scelte sono le mie soprattutto perché io sono un cantautore e ho un’autonomia artistica maggiore rispetto ad altri.
Torneresti a Sanremo per una rivincita?
Sanremo è un’opportunità molto importante e, se ci fosse la possibilità, tornerei a calcare quel palco. Nessuna rivincita, però, per me sarebbe un’ulteriore occasione per far ascoltare la mia musica.
Hai studiato recitazione, ti piacerebbe tornare a fare l’attore?
Mi piacerebbe ancora cimentarmi col teatro. Chissà…
La notorietà e il tipo di pubblico verso i quali ti indirizza il talent non sono un limite per te che ti ispiri ad un certo tipo di musica british?
Io sono dell’idea che ognuno deve fare il proprio percorso e ci vuole tempo per farsi conoscere. Con l’ep precedente, per via di una tempistica stretta, ho avuto qualche difficoltà a fare un disco come volevo io. Con questo disco, invece, ho avuto più tempo e ho potuto lavorare assecondando le mie volontà.
Ma il tornare ad Amici non rallentava il tuo percorso di “sdoganamento” da quel pubblico e da quella notorietà?
Ci vuole tempo. Parimenti ci tengo a precisare che ho già un pubblico variegato che mi segue. Tiziano Ferro agli inizi era considerato quasi un cantante per ragazzine mentre ora è tutt’altro…
In generale la massiccia presenza nei programmi tv dei cantanti usciti dai talent non è altresì deleteria? Non c’e rischio che per cogliere il presente si rimanga intrappolati nell’immagine di personaggio o “cantante televisivo”?
Spesso si sbaglia a vedere un artista di un talent a livello avanzato mentre si tratta di un artista giovane con un’esposizione mediatica alta. Anche Tiziano Ferro, agli esordi, era spesso in tv mentre ora può permettersi di andare a Che tempo che fa e basta. Le ospitate in tv sono comunque un modo per farsi conoscere da altri tipi di pubblico.
Però Ferro era uno sconosciuto all’epoca, a differenza di chi vince un talent. Ma se vai a Verissimo, ad esempio, che tipo di pubblico trovi se non quello di Amici?
Sono d’accordo sul fatto che bisogna distaccarsi dall’immagine di personaggio televisivo e io stesso non ho sommerso la tv d’ospitate però mi rendo conto che per una persona giovane c’è la necessità di farsi vedere. La Coca Cola potrebbe anche non fare pubblicità perché ormai la conosci ma oggi non anni fa. Sono d’accordo dunque con quello che dici, soltanto che bisogna dare tempo al tempo.
Un auspicio per i prossimi mesi?
Nei prossimi mesi sarò impegnato col tour e a promuovere il disco. Per adesso mi auguro questo poi si vedrà. Sto andando piano.
1. eldegge ha scritto:
1 agosto 2012 alle 13:06