Nell’anno dei prequel, dei sequel, dei reboot e dei remake, mentre Spielberg riconverte il suo Jurassyc Park per la tv, J.J. Abrams vive il complesso delle isole misteriose e il ritorno delle Charlie’s Angels è un flop clamoroso (almeno negli Stati Uniti), c’è una serie che rischia di confondersi tra le tante che popolano il tubo catodico. Si tratta di Homeland, fiore all’occhiello di Showtime, un thriller psicologico che gioca a confondere e depistare i suoi telespettatori.
Non avrà gli effetti speciali di Terra Nova, ma può contare su un’importante sceneggiatura di ferro: una trama lineare, un punto di inizio (il ritorno del marine statunitense Nicholas Brody, detenuto per otto anni da Al-Qaeda e riaccolto in patria come un eroe) e un punto di arrivo chiaro fin dalla prima puntata (un nuovo terribile attentato che starebbe per colpire l’America). Nel mezzo c’è la disperata indagine di Carrie Mathison, agente della Cia, bipolare, sola, istintiva e a volte maniacale ma disposta a tutto pur di arrivare alla verità.
Lei è convinta fin dall’inizio che il sergente Brody si sia convertito e sia coinvolto nell’organizzazione dell’attentato. Peccato che quasi nessuno sia disposto a crederle. L’agente Mathison è anche maledettamente sfortunata: ogni volta che sembra sul punto della svolta decisiva, qualcosa la incastra. Ed è così che Homeland alterna la carota e il bastone: fornisce indizi, gioca sui sospetti, sembra voler dare delle risposte e intanto tiene il telespettatore col fiato sospeso in uno stato di continua incertezza, in attesa del prossimo colpo di scena.
Il tutto culmina in un magnifico finale di stagione, trasmesso lunedì sera da Fox: 84 minuti di tensione e adrenalina al massimo in cui l’attentato prende forma minuto dopo minuto sotto gli occhi del pubblico, senza che ci sia mai il tempo per uno sbadiglio o anche solo una distrazione. L’unica pecca arriva negli ultimissimi minuti: qui gli sceneggiatori riaprono frettolosamente le linee narrative, costretti forse dal ritardo con cui è stata confermata la seconda stagione.
La forza narrativa che manca a tanta fiction drammatica nostrana (e non solo), è supportata da un cast di attori di qualità in cui spiccano i due protagonisti. Claire Danes, l’attrice che interpreta l’agente Carrie, è bravissima e ci mette tutta sé stessa per rendere la follia, il genio e l’intuito del suo personaggio. E, non a caso, si è portata a casa il Golden Globe per la migliore attrice in una serie drammatica che si aggiunge al Golden Globe per la miglior serie drammatica assegnato proprio a Homeland.
I numeri però non rendono giustizia: in Italia 214.000 telespettatori hanno seguito l’ultimo episodio su Fox, un numero ben inferiore ai 600.000 che hanno seguito il debutto di Terra Nova, ai 500.000 di Touch e Grey’s Anatomy, o agli oltre 300.000 registrati in seconda serata per l’ultimo episodio di The Walking Dead. Eppure Homeland può essere annoverata tra le serie dell’anno, tale da rientrare nell’Olimpo delle poche novità che ‘ce l’hanno fatta’, insieme a Game of Thrones, The Walking Dead e Boardwalk Empire. Per i riconoscimenti c’è tempo, intanto la caccia alla spia continua.
1. F30d ha scritto:
18 aprile 2012 alle 15:20