Ma Ivana c’è o ci fa? La Mrazova non si sa se per arte e per parte o solo per infinito imbarazzo porta all’Ariston una comicità insolita. I più grandi studiosi dell’immaginario escludono da sempre la possibilità che sensualità e comicità possano andare a braccetto. Se la teoria è condivisibile forse però la bella modella arriva a qualcosa molto vicino a un incontro tra i due poli inconciliabili.
Prima vittima inconscia dello scherzo radiofonico di Facchinetti, al Festival di Sanremo come lei nessuno mai. Il suo ingresso è presagito da un collarino paillettato. Poi la gara sulla misura del seno con Belen, e via. Da lì in poi a cascata una dopo l’altra piccolissimi interventi con una costante unica, un continuo balbettio straniante. Da Ennio Morricione in giù è tutto spettacolo. L’effetto è divertente. Meglio di una Casta, di una Felini sicuramente.
Non le si chiedeva del resto di leggere le ecloghe di Virgilio in metrica o i trimetri giambici scazonti di Catullo. Con una certezza quasi matematica se si scegliesse di portare delle studentesse universitarie colte a recitare versi classici partirebbe una cordata nostalgica per riportare in riviera top model di grido che possano essere canzonate e commentate ad ogni cambio d’abito. Fuori l’ipocrisia: la valletta del Festival, piaccia o meno, è stata sempre trattata come una bella gruccia per far girare più abiti possibili.
Sfidiamo qualsiasi donna, dalla casalinga alla illustre professionista dal coiffeur: è come ai matrimoni, l’interesse principale è per il velo della sposa, per il colore e il modello dell’abito. Che poi un pizzico di leggerezza non fa mai male e soprattutto non è nei piccoli spazi dell’evento Sanremo che le donne devono liberarsi delle ultime tare che gravitano su di loro.
Più passa e il tempo e più la percezione è chiara: tutti gridano al lupo al lupo per il poco spazio alla musica ma se manca il pepe gli ascolti calano, i commentatori si sentono frustrati e tornano a chiedere qualcosina un po’ più fragrante. E’ il maledetto labirinto in cui vaga il Festival, così come tutto quello che avviene in un Paese ancora fondamentalmente tradizionalista, con tutto il bene e il male che la tradizione ha su di sé.
1. Giuseppe ha scritto:
18 febbraio 2012 alle 18:28