18
agosto

JERSEY SHORE: MIKE ‘THE SITUATION’ PAGATO PER NON INDOSSARE ABERCROMBIE

Mike The Situation- Jersey Shore

Notizia gustosissima che sta facendo il giro del mondo per la sua particolarità, svolta che potrebbe aprire un mondo. Il concetto è il seguente: ti pago basta che eviti di farti vedere in giro con abiti del mio marchio. E’ successo a Mike Sorrentino, alias The Situation, forse il protagonista più celebre della Tamarreide ameriacana Jersey Shore. Un noto marchio americano, Abercrombie, ha chiesto al protagonista del reality, con una bella offerta di soldi, di non associare più il suo volto al loro nome, anche se inconsciamente: il rischio è quello di danneggiare la filosofia di brand aziendale.

Esattamente al contrario di quanto avveniva finora dunque, quando al secondo giorno di popolarità chiunque veniva ben prezzolato per sfoggiare magliette, pantaloni, scarpe o accessori vari direttamente collegabili a marchi presenti sul mercato. A costringere l’azienda a questa contromossa è stata la scelta del ragazzo di indossare un paio di pantaloni chiaramente identificabili con quella griffe in uno degli ultimi episodi del reality show girato a Firenze.

Questo il comunicato, dall’eloquente titolo Una vittoria per tutti, con cui il brand ha spiegato questa scelta di marketing estendendo anche agli altri colleghi di Mike Sorrentino l’invito a non indossare loro abiti:

Siamo consapevoli che si tratta di uno show di intrattenimento, ma crediamo che l’associazione al nostro marchio sia contraria alle aspirazioni di A&F e potrebbe non essere gradita a nostri fan.

A qualcuno sembra un po’ strana questa faccenda e da più parti si vede questa operazione come un ottimo escamotage per far parlare di sé e ottenere eco mediatica praticamente a costo zero. Quello che a noi però interessa è la forte presa di posizione verso il genere di spettacolo televisivo più vituperato degli ultimi anni, con un picco di interessante intensità nella scelta di ‘ghettizzare’ i tamarri. C’è da considerare tutta una serie di ricerche che documentano il profondo effetto che i testimonial, volontari o involontari, possono provocare sul prodotto a loro associato.

Tutto un corollario di conseguenze di non poca profondità sociologica si annida infatti attorno a questa opzione di economia simbolica, tutta una chiara distinzione sociale entro la quale il programma, i suoi personaggi e i fan si pongono come diaframma tra meccanismi di appartenenza e identità. In Italia, paese denso di ambienti che non hanno mai riservato trattamenti tanto più teneri a coloro in qualche modo macchiati dall’onta del reality, avrà ripercussioni questo precedente così eclatante?

Arriveremo a una netta presa di posizione contro gieffini e company tale da chiedergli di girare alla larga da facili fraintendimenti di associazione personaggio-marchio? Dovranno i vari tamarri e burini sfornati da ogni edizione passare al setaccio la loro immagine e il loro abbigliamento onde evitare gogne pubbliche da parte di griffe affermate che li scaricheranno davanti a tutti per manifesta inadeguatezza stilistica?

Potrà gente come Marika Baldini e Claudio Pallitto continuare a vestirsi come vuole senza pensare di rischiare di mandare in crisi intere aziende in base al loro guardaroba?



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9 Commenti dei lettori »

1. alex1989 ha scritto:

18 agosto 2011 alle 12:14

secondo me è solo pubblicita ingannevole x far vendere ancora di piu, abercrombie è ormai leader nei giovani, a milano non passa giorno che si dice che deve chiudere, e non lasciano nessun comunicato come mai?



2. thesnakekiss ha scritto:

18 agosto 2011 alle 12:16

Mah…onestamente mi sembra solo una trovata pubblicitaria da parte della Abercrombie…anche perchè al negozio di Milano quando entri ti accoglie un palestrato in jeans e petto nudo (anche a gennaio con la neve), mentre ad ogni angolo di ogni piano c’e’ una ragazza che ti balla davanti sculettante…per non parlare dei capi in sè, che non vanno oltre i livello dello sport-chic (molto sport poco chic)…quindi tutta questa eleganza da preservare non la vedo…anzi, i protagonisti e il pubblico di Jersey Shore credo siano proprio il bacino di acquirenti di Abercrombie & Fitch….quindi…



3. Cristian Tracà ha scritto:

18 agosto 2011 alle 12:22

Thesnakekiss
come ho scritto nel post la tua tesi si sta facendo strada parecchio considerato che il marchio ha operato scelte abbastanza in linea con un certo esibizionismo alla Situation…



4. Cristian Tracà ha scritto:

18 agosto 2011 alle 12:24

c’è da dire però che molti graziati dalla popolarità improvvisa nella foga del successo si fanno fotografare spavaldamente con alcuni marchi in bella mostra, il che non è così irrilevante per una filosofia commerciale di un’azienda che magari punta a uno stile.

Vero però è che vige il principio sacrosanto della libertà e quindi in fin dei conti ognuno si vestisse come glie pare



5. mocjso ha scritto:

18 agosto 2011 alle 12:40

tenendo conto di ciò che vende A&F…una nuova trovata pubblicitaria…però, che bravi!



6. Cristian Tracà ha scritto:

18 agosto 2011 alle 12:45

quasi geniali mocjso



7. alex1989 ha scritto:

18 agosto 2011 alle 13:03

abercrombie punta x il 2015 a fatturare 5 miliardi di euro l’anno,oltre che a invadere anche l’europa con nuovi store
poi c’è anche hollister che sta andando bene,
cmq io ho due maglie e come cotone e qualità nulla da dire, qua sono molto care,

guardate vieri:
si lamenta del gossip, ma va sempre sui giornali con la sua maglia con il cuore grande come una casa,casco, scooter, carta igienica, cotonfiok,
pur di farsi fotografare con la sua marca, questo è essere tamarro semmai



8. mocjso ha scritto:

18 agosto 2011 alle 13:13

@cristian: guarda, stavo scrivendo “geni del male” (in senso positivo, chiaramente) ma poi l’ho cancellato, magari qualcuno poteva fraintendere…assolutamente geniale!



9. iTruth ha scritto:

18 agosto 2011 alle 14:34

Il punto è un altro: A&F è da sempre gay friendly, e i tamarri sono omofobi come tutte le persone ignoranti (e tamarre, appunto).



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