Se la sigla avesse rappresentato la 59esima edizione del Festival di Sanremo, probabilmente il pubblico avrebbe cambiato canale subito dopo la fastidiosa mano di Mina che salutava, quasi divertita, il pubblico della prima rete di Viale Mazzini. Più che un’apparizione in video, una visione. Visione di una delle più grandi artiste del panorama musicale italiano che, per dirla alla Benigni, ormai si concede soltanto in video, un po’ come Bin Laden. Ma fortunatamente così non è stato e la premiere del Festival con una media di 10 milioni di telespettatori ha sfiorato il 50% di share.
Un successo, senza ombra di dubbio. Eppure il Festival di Sanremo non è più un evento. Non è questione di ascolti, share, conduzione (peraltro ottima) o ospiti ma più semplicemente una questione di atmosfera. Quell’atmosfera che permeava tutta la kermesse canora e che traspariva chiaramente dalla generale curiosità di vivere i dietro le quinte della manifestazione, di seguire i preparativi, scoprire le esose e bizzarre richieste delle superstar ospiti dello show, valutare gli abiti delle vallette, giudicare quale, tra la bionda e la bruna, fosse la migliore, seguire con trepidante coinvolgimento ogni singola discesa dalla fatidica scala che riusciva a procurare nei più un’anomala sensazione di sollievo non appena la punta di ciascuna scarpa toccava il palco. Una vera e propria febbre da Festival della Canzone Italiana dove la canzone era protagonista e tutto il “corollario” serviva a creare quell’attesa e quella suspense che rendevano la città dei fiori, per una settimana, l’ombelico, se non del mondo, quanto meno della nostra penisola.
Ma quell’atmosfera, in barba al 50% di share, non si respira più. E d’altro canto la presenza sul quel prestigioso stage di Luca Laurenti ne è testimonianza tangibile, nemmeno fossimo in un Ciao Darwin qualunque. Ma per assurdo proprio Laurenti è colui che meglio si è “plasmato” alla kermesse canora e, deo gratias, ha approfittato del Festival per tornare a fare ciò per cui è approdato al mondo dello spettacolo: cantare.
Già, cantare. Per fortuna che è riuscito a ricordarsene Luca Laurenti che, probabilmente, è stato l’unico ad aver presente che Sanremo è prima di tutto una manifestazione canora. Perchè al Festival, ormai, ciò che prima era appendice, ora è diventato l’essenza stessa della manifestazione e la musica, da vera protagonista è stata degradata a mero tappabuchi tra un momento di spettacolo ed un altro, come in ogni programma che si rispetti. E a poco servono le Piovan e i Big Jim di turno che, se non fosse per Sanremo, non sapremmo nemmeno chi fossero. Son passati i tempi, insomma, in cui la febbrile attesa per il superospite in programma faceva palpitare i cuori e rimanere incollati al video i telespettatori. I tempi in cui, per esser più diretti, il Festival non era un programma televisivo ma un vero e proprio evento.
E se non fosse stato per Roberto Benigni, protagonista dell’unico momento di uno spettacolo superiore con un raffinato, divertente e, in fundo, riflessivo intervento, il Festival di Sanremo sarebbe stato un buon programma televisivo e niente di più. Quanto meno nella sua prima serata.
1. sanjai ha scritto:
18 febbraio 2009 alle 13:12