28
aprile

ELENA DI CIOCCIO A DM: “SONO SCHIFOSAMENTE NORMALE. AL MATRIMONIO DI WILLIAM E KATE CI VADO PER MIA NONNA. A SCORIE SONO MANCATI MARANO E DIGEI ANGELO”

Elena Di Cioccio

Sarà per carattere,  perchè suo padre è un famoso musicista, o per integrità morale, come la chiama lei, ma Elena di Cioccio non è una attaccata alla fama. Attrice, conduttrice, “iena”, a Elena non interessa avere un ruolo preciso nello sfavillante mondo dello spettacolo. Il suo obiettivo è manifestarsi su più piani creativi facendo qualsiasi cosa che la soddisfi perchè il “successo è un verbo al passato e la creatività fa andare avanti“. Non deve sorprendere allora che, malgrado degli impegni, non ci abbia pensato due volte ad accettare l’invito di seguire per La7d, direttamente da Londra, il matrimonio di William e Kate che per lei ha un sapore particolare: una passione, quella per i reali inglesi, trasmessa anni or sono da sua nonna, grande fan di Lady D, che ancora oggi la entusiasma. E’ lei stessa a raccontarcelo nella nostra intervista.

Che cosa ci fa una iena al matrimonio di William e Kate?

Mi ha chiamato La7d per chiedermi se fossi libera per questa settimana e io ho risposto di no perché non lo ero (la Di Cioccio dovrebbe essere opinionista di Uman e la prima puntata era prevista originariamente per domani sera, ndDM). Poi, però, quando mi hanno detto che sarei stata la corrispondente da Londra per il matrimonio di William e Kate allora ho subito cambiato idea. Sono cresciuta con i miei nonni, e mia nonna Luisa aveva una passione sfrenata per la famiglia reale inglese, in particolare per Lady Diana che considerava la sua principessa. Da piccola allora mi ha nutrito di raccolte, come esistevano all’epoca, sulla famiglie reali. Dico solo che quando è stata male, e non era più in grado di parlare, poco prima che si spegnesse, noi le facevamo vedere tutte le foto dei suoi cari ma anche qualcuna della Principessa Diana e lei sgranava gli occhi perché era il suo amore. Non poteva non entusiasmarmi essere vicino a Buckingham Palace.

Come ti trovi a La7d?

La 7d trovo che sia, come La7 e tutte le piccole realtà, un ottimo terreno di sperimentazione e creatività che alla televisione mancava. Così è stato quando ho fatto ”la mala educaXXXion” e ho potuto metterci del mio. Per condurla, infatti, c’è bisogno di avere un’empatia particolare. Ho raccontato i miei segreti per far sì che chi raccontasse i propri si sentisse a proprio agio. Se fai delle domande intime a una persona è giusto che questa sappia anche di te.

Cos’è che non ti piace in televisione? Visto che sul tuo sito si legge che ti piace essere velenosa.

Eh, quante ne vuoi. Non è che amo esser velenosa è che faccio fatica a tener la lingua a posto. Mi manca quella parte di televisione – che in un certo senso cerchiamo di fare alle Iene – di curiosità e voglia di sapere. Una televisione non culturale ma che insegna qualcosa, se vuoi per certi versi anche noiosa. Non mi piace la manipolazione delle emozioni, e con questo ho detto tutto.

Quindi non ti piacciono i reality.

Non necessariamente, a me piaceva molto Notti sul Ghiaccio ma anche ora Ballando con le stelle. Preferisco un po’ di più i talent di danza, un po’ meno i reality puri perché le emozioni sono talmente acute che risultano falsate rispetto a quelle vere.

E la tv del pomeriggio?

Boh, forse lavoro tanto che la vedo talmente poco.

Eppure il matrimonio di William e Kate è l’argomento tipico di queste settimane.

Ma quella è l’eccezione delle eccezioni. Io ho accettato perché è una cosa irripetibile, non lo metterei nemmeno come fenomeno di costume, questa è la storia d’Inghilterra: parliamo di Enrico VIII, dell’Età Vittoriana, delle lotte di religione, del colonialismo, di una Nazione che continua a portare avanti una tradizione immutata seppur trasformata dalla tecnologia.

Ti sarà simpatico allora Emanuele Filiberto.

Ma non c’entra niente. L’Italia non vive come una monarchia da centinaia di anni.

In realtà non sono nemmeno sessantacinque anni.

Ma storicamente la nostra esistenza è diversa. Abbiamo vissuto l’imperialismo, la democrazia, l’anarchia, mentre la monarchia tout court è quella inglese. Se tu chiedi ad un italiano cinque periodi fondamentali della storia d’Italia si ricorderà anche la monarchia, un inglese ti risponde subito: monarchia. E’ come paragonare la storia americana, molto corta, con quella italiana.

E’ innegabile, però, la storia dei Savoia e il loro ruolo nell’Unità d’italia…

Non c’è paragone, qua si parla del vissuto endemico di un Paese. Tornando a Emanuele Filiberto, sinceramente, non ho un opinione, l’ho avuto ospite al dopo festival ma non lo conosco.

Cosa non ha funzionato a Scorie?

L’assenza di Antonio Marano che, in quella stagione, è diventato vice direttore generale. Scorie era una sua creatura, uno dei programmi su cui ha messo le mani più in assoluto insieme al vice direttore di Rai2 Pasquale D’Alessandro. Abbiamo provato a fare andare una barca senza motore.

Ti sei sentita abbandonata dalla rete?

Non posso dire che la rete mi abbia lasciato sola ma quando c’è una transizione di direttore è veramente difficile riuscire a conciliare i vari programmi. Un nuovo direttore si deve occupare prima dei programmi di punta che non possono assolutamente sbagliare. Quell’anno molti programmi fortemente voluti da Marano sono scomparsi, mi riferisco a Scalo 76, Academy, al pomeriggio in generale. Eppure può esser all’inizio che un programma zoppichi e che abbia bisogno di tempo per consolidarsi.  Inoltre, c’è stata la sfortuna che XFactor fece un po’ di fatica, e dunque c’erano contenuti che non riuscivamo ad avere. Quando un programma è di successo l’ironia è gradita, quando fa fatica risulta sgradevole perché bisogna aiutarsi tra programmi e non seppellirsi a vicenda.

Era un programma adatto ad una donna?

Non c’entra niente il sesso del conduttore. Da parte mia, mi è mancata una spalla vera non una rotazione di persone. Mancava una figura alternativa al conduttore così come Digei Angelo lo era per Savino. Oltrettutto Angelo è difficilissimo da sostituire.

Non avresti voglia di consolidarti come conduttrice dopo quattro anni di Iene?

Faccio tante cose in contemporanea, mi muovo tra radio, televisione, cinema, per me è indifferente. Non mi sono mai vista come conduttrice e basta, mi interessa manifestarmi su più piani creativi.

Se dicono che a Le Iene siete moralisti…?

Ogni tanto lo siamo, un po’ può essere criticato ma ritengo importante trasmettere un messaggio di integrità morale.

Cosa vorresti fare?

Quello che faccio, l’attrice. Se dovessi dirti il ruolo dei sogni mi piacerebbe interpretare il personaggio di Kate Winslet in Revolutionary Road.

Perchè non hai mai fatto una fiction?

Quando uno è impegnato e soddisfatto neanche si muove per cercare altro.

Ti piacciono le fiction italiane?

Alcune tantissime. Romanzo Criminale su tutte.

Risposta scontata.

E’ la più aderente alla mia personalità. Mi spiace di non dare uno scoop, immagino che il sensazionalismo sia una cosa ricercata. Se mi chiedi cosa guardo ti dico tutto il Saturday Night Live dal 1969.

Quello italiano che va in onda dopo le Iene?

No, direi americano con Frank Zappa e John Belushi. Quello italiano diciamo che non lo guardo perché dormo.

Quanto di quello che fai è fatto per la fama?

Nella mia famiglia si dice che il successo è un verbo al passato, e che la creatività faccia andare avanti. Non cerco la fama, o la visibilità, lo dimostra il fatto che ho preso parte a dei cortometraggi. Difficilmente mi troverai a fare le serate. Faccio fatica a fare quello in cui non credo, so che quest’integrità spiazza.  Ho accettato di viaggiare per All Music per pochi soldi; in uno dei primi servizi alle Iene, invece, mi sono messa a vendere cartoline che si diceva fossero per ciechi, immergendomi in questa realtà che era fasulla. Vivere per un mese con un gruppo persone che mentono e puntano sul patetismo è un esperimento antropologico straordinario che ti rimane dentro. Poi la notte mi travesto, rubo le banche e sgonfio le ruote dei colleghi (ride). Nella vita privata diciamo ne faccio meno di minchiate. Sono schifosamente normale.

Ma è pur vero che la tua posizione di  figlia d’arte ti agevola.

Ho la grande fortuna di avere una gran una sensibilità musicale, ereditata da mio padre ma anche da mio nonno. E’ bello se fai una cosa che viene apprezzata dagli altri ma è anche bello aiutare un amico per un provino.

E cosa ne pensi di chi fa di tutto per la fama? Vengono a mente le famose “arcorine”.

E’ storia vecchia come il mondo. Io ero alla manifestazione di Piazza del Popolo a Roma e mi dispiace che delle bambine assorbano qualsiasi cosa vedano e che delle donne non abbiano una bella visione delle potenzialità femminili. E’ un problema culturale. Io sono fortunata perchè mia madre commercialista, con mente analitica, e mio padre, creativo, mi hanno dato una mentalità aperta. Sicuramente una ragazza piacevole con un’integrità morale fa più paura e mi rendo conto che ci siano delle situazioni in cui non ci sono gli strumenti. Mi dispiace che non ci sia un contraltare. Per fare un esempio, ero a New York e notavo, sui cartelloni pubblicitari, persone di ogni genere: la  modella giovane, la cinquantenne, la straniera. In Italia no, ecco vorrei meno omologazione.

Gli Usa secondo te sono davvero così avanti? Può essere tutto una questione di marketing…

Non lo so, a me aveva colpito, in Italia non c’è una donna brutta sui cartelloni. Magari la faccio io la pubblicità così rompo gli schemi.

A quando allora una Iena brutta?

Ma noi siamo tutti dei cessi. C’è la conduttrice che è bella e per fortuna almeno compensa. A Parenti non gliene frega niente della bellezza.



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1 Commento dei lettori »

1. Zoro ha scritto:

28 aprile 2011 alle 17:03

sinceramente a me la Di Cioccio non mi entusiasma granchè!



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