Alla fine ho scelto di guardare la terza puntata di Fidati di Me.Â
Combattuto sino all’ultimo, da una parte non potevo mancare ad una premiere, che per chi scrive di televisione suona quasi come un obbligo, dall’altra non potevo far cadere nel vuoto le 4 ore già dedicate a Virna Lisi nello scorso week end. Consapevole, però, che, come da tradizione, con lo show di Canale 5 si sarebbe fatta l’alba, ho pensato di dedicarmi, nella prima parte della serata, alla fiction di Paolo Bassetti per poi pigiare il tasto 5 del telecomando a serata inoltrata.
E per fortuna! Con Il Ballo delle Debuttanti il copione si è ripetuto, i “canoni mariani” perfettamente rispettati. Se sino al debutto c’era il sospetto che il nuovo (?) show domenicale dell’ammiraglia di Viale Europa potesse essere una copia del più noto Amici di Maria De Filippi, dopo la prima puntata non solo è stato fugato qualsiasi sospetto, ma si può dire senza ombra di dubbio che si è trattato di una pessima copia del talent show italiano per antonomasia.
Il Ballo ideato dalla Sanguinaria è l’esasperazione di un concetto, che, seppur geniale e vincente, è foriero di un messaggio sbagliato: il riferimento è al “binomio mariano” che vede nella perenne contrapposizione degli opposti l’anima dello… share.
E se il confronto serrato e rissoso può risultare stimolante e divertente, se non proprio attraente, in Amici, diventa sgradevole nel momento in cui viene ricercato a tutti i costi con fini che sono tutt’altro che sociali. Ed è stata proprio una forzatura palese quella che ha caratterizzato lo show danzante di ieri sera, una forzatura con la quale si è cercato di emulare in tutto e per tutto il talent show dei record.Â
La serata è stata dominata dalle immancabili due squadre contrapposte (chic e pop), dai soliti RVM, dai soliti risultati del televoto, dal solito pubblico delirante, dal solito corpo docente in duale contrapposizione, dalle solite sfide e da un Garrison che voleva essere la nuova Maria De Filippi imitandone persino il lessico e lo stile. A far da corollario un’interminabile giuria che nemmeno il migliore dei registi avrebbe potuto inquadrare interamente. Una scelta, quella della giuria, probabilmente dettata dalla necessità di poter contare su un ampio ventaglio di nomi che potessero far breccia sul pubblico. Ma il ventaglio è stato talmente ampio che non sono state sufficienti nemmeno le tre ore dello show per dare la parola a ciascuno dei componenti. Persino lo studio era lo stesso, il mitico Teatro 5 Fellini di Cinecittà .
Ma al centro della scena ci sono loro, le Debuttanti: ragazze che stanno al debutto in società  quanto Bin Laden alla religione cattolica. Pronte all’ “aggressione dell’avversaria” con occhi spiritati, sempre alla ricerca del più fievole appiglio per inscenare “duelli verbali” degni di Marco Carta e Roberta Bonanno, ma poco consapevoli di trovarsi in un programma che non si chiama Amici. Â
In questo marasma, un’inevitabilmente smarrita Rita Dalla Chiesa. Proprio lei, che del garbo e dell’educazione ha fatto i capisaldi della propria carriera artistica, si è ritrovata a dover domare un gruppo di “affamate di fama” che, tra una sfida e l’altra, dovevano confrontarsi con l’interminabile giuria di cui sopra su ”come deve essere la ragazza del 2008“. Una nauseabonda e straziante fiera della banalità .
Ma devo essere sincero, tifo per Rita Dalla Chiesa perchè, in una “televisione di rottura”, uno di quei pochi personaggi che riesce a rimanere fedele a determinati “valori catodici” puntando, per vincere la giornaliera sfida a colpi di share, sulla qualità del prodotto piuttosto che su imbarazzanti espedienti innalza-share, deve essere premiato.
Con la speranza che valuti bene le proposte extra-Forum dei prossimi tempi e con l’augurio che il supermegatraino di uno ”stranamente” lunghissimo SuperShow (con Fiorello protagonista), possa lasciarle il sorriso sulle labbra.
1. emanuele ha scritto:
15 settembre 2008 alle 08:43