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Una volta Raffaella Carrà e Mina si spartivano il varietà. Ora Hunziker, Francini e Raffaele fanno da sole!

Fiorello ha dato l’illusione che il varietà potesse essere ‘one’ ma lo showman siciliano, negli ultimi 30 anni, è stata un’eccezione

Mattia Buonocore

di Mattia Buonocore

11/04/2024 - 18:19

Una volta Raffaella Carrà e Mina si spartivano il varietà. Ora Hunziker, Francini e Raffaele fanno da sole!

Raffaella Carrà insieme a Mina. Pippo Baudo con Lorella Cuccarini e Beppe Grillo. Ancora Raffaella Carrà e Corrado… Guardiamo al passato dei varietà con ammirazione e stupore sentenziando, puntualmente, l’irripetibilità di quella televisione dai grandi lustrini. Del resto, i gusti del pubblico e il contesto competitivo sono cambiati e trovare interpreti così bravi e famosi è un’impresa. Ma c’è anche un altro aspetto, trascurato e per certi versi rimediabile, a incidere sui fallimenti degli ultimi anni.

In maniera facilona e un po’ pigra, il varietà è stato legato a dei one man/woman show molto personali, affidati ad un personaggio che ‘modestamente’ si arroga il privilegio di tenere banco oltre 2 ore in prime time. Fiorello ha dato l’illusione che il varietà potesse essere ‘one’ ma lo showman siciliano, negli ultimi 30 anni, è stata un’eccezione per percorso di carriera, completezza, popolarità e capacità di dosarsi. In più, nell’era moderna, è arrivato per primo.

Michelle Hunziker, Virginia Raffaele, Chiara Francini, per citare gli esempi di questa stagione, sono state elevate a protagoniste assolute di varietà cuciti su di loro sulla base di alcuni requisiti, di una parte ma non del tutto, riducendo pure il necessario sapore di evento alle produzioni. Come a dire: ormai chiunque può avere il suo show. Raffaella Carrà era Raffaella Carrà e a Milleluci poteva contare su Mina al suo fianco, Virginia Raffaele non è Raffaella Carrà, e nemmeno una conduttrice o cantante, e si è trovata tra le mani un prime time su Rai1 in un periodo, oltretutto, in cui i varietà sono un genere complicato.

Se non si può resistere al fascino del varietà, in assenza di personaggi à la Fiorello, bisognerebbe agire sulla coralità, sforzarsi di creare dei racconti che vadano oltre la figura del personaggio in sé. Di sicuro non accontentarsi di chi ha fatto bella figura a Sanremo o di chi piace ai social.

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