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Andrea Purgatori poteva essere salvato: «Cure sbagliate»

Nella consulenza dell’accusa si parla di «Inerzia dei medici».

Fabio Fabbretti

di Fabio Fabbretti

08/04/2024 - 11:49

Andrea Purgatori poteva essere salvato: «Cure sbagliate»

La morte del giornalista e conduttore di La7 Andrea Purgatori, avvenuta il 19 luglio 2023, è stata oggetto di un’inchiesta per omicidio colposo da parte della Procura di Roma, dopo la denuncia della famiglia Purgatori, e secondo gli esperti i medici che lo avevano in cura non compresero la patologia da cui era affetto e che soprattutto con un antibiotico avrebbero potuto allungargli la vita. Quattro i medici coinvolti nell’indagine.

A quanto si apprende, le condizioni di Andrea Purgatori sarebbero degenerate nella notte tra il 16 e 17 giugno 2023 per inerzia degli stessi medici che lo avevano in cura nella clinica privata Villa Margherita di Roma, a cominciare da Guido Laudani, il cardiologo che – come ricostruisce il Corriere – omise l’individuazione della patologia, ovvero un’endocardite (infezione delle valvole cardiache), pensando fosse una complicanza del tumore ai polmoni.

Nella consulenza richiesta dal pm Giorgio Orano, si legge che Laudani “ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura”.

Purgatori, inoltre, fu sottoposto ad una terapia anticoagulante e a radioterapia per aggredire metastasi cerebrali, diagnosticate dal professor Gianfranco Gualdi, che, in seguito alla perizia, si scoprirà non essere mai pervenute. Una cura che ha ulteriormente compromesso le condizioni del paziente. A riguardo, la famiglia, assistita dall’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri, dichiara che “questo ha portato a uno sviamento della corretta diagnosi e terapia”.

Sarebbe stato certamente opportuno eseguire un set di emocolture e richiedere una consulenza infettivologica. Gli accertamenti indicati avrebbero potuto intercettare il patogeno responsabile degli eventi febbrili e dell’endocardite infettiva con successiva richiesta di trasferimento in altra struttura

evidenziano gli esperti. Altre verifiche furono effettuate al Policlinico Umberto I dove – sottolineano – “con gli stessi elementi (di Villa Margherita, ndr) i sanitari sin da subito ipotizzavano un’endocardite batterica e tempestivamente effettuavano gli accertamenti necessari a confermare la diagnosi”. Ma ormai era troppo tardi.

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