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luglio

I Cesaroni sbarcano su Netflix: quando il mezzo conta più del fine

i cesaroni

I Cesaroni

Prosegue il valzer delle grandi serie del passato su Netflix: dopo Un medico in famiglia, è la volta de I Cesaroni, disponibili con le prime tre stagioni dal 20 luglio. Due fiction nazional popolari, spesso associate per tipologia di racconto, che, raggiunti picchi di share stellari, hanno conosciuto una parabola discendente che ne ha lentamente decretato la fine per via di famiglie distrutte, intrighi degni di Beautiful, evoluzioni spesso eccessive del cast. Ne sono derivate sommosse popolari da parte dei fan più accaniti che, con l’amaro in bocca, hanno invocato a gran voce – e talvolta continuano a invocare ancora oggi – un finale diverso, migliore.

Eppure, un destino differente è toccato ad altre serie emblema della tv generalista come Don Matteo e Che Dio ci aiuti che proseguono il loro racconto, a distanza di anni, nonostante l’inaspettata sostituzione dei protagonisti principali. È evidente che, in questo caso, il successo continua a essere garantito dal genere procedural e dallo schema assolutamente ripetitivo di ogni episodio facilmente adattabile alle più svariate circostanze, novità, generazioni, tipologie di società.

Con I Cesaroni e Un medico in famiglia la storia è stata un’altra: i due family drama hanno chiuso i battenti ma è bastato l’annuncio del passaggio in streaming delle vecchie stagioni per ringalluzzire i nostalgici. Un medico in famiglia su Netflix è entrata in Top10 e chissà che per I Cesaroni il destino non sarà lo stesso, ma è curioso che, disponibili gratuitamente su RaiPlay o Mediaset Infinity o spesso in onda su Mediaset Extra (peraltro nella modalità binge watching tanto cara ai fruitori delle piattaforme), siano sempre passate sotto silenzio.

A questo punto la domanda sorge spontanea: si sceglie di guardare o riguardare una serie perché piace o perché va in onda sulle piattaforme tanto in voga? Il caso emblematico è Mare fuori che ha sì raggiunto risultati importanti su RaiPlay, e non con l’iniziale passaggio su Rai2, ma è letteralmente esploso poi su Netflix.

I fan potrebbero gioirne ma è difficile pensare a nuove stagioni de I Cesaroni o di Un medico in famiglia, considerando che i novellini che hanno mosso i primi passi proprio in quelle serie oggi sono in alcuni casi attori affermati e che qualcuno ha persino rinnegato il proprio passato televisivo. Anche uno spin off potrebbe rivelarsi fallimentare come dimostra il caso poco fortunato di Squadra mobile, prosecuzione del racconto di Distretto di polizia.

Il paradosso è che mentre le vecchie serie della tv generalista vengono acclamate col passaggio sulle piattaforme pay, le nuove, che hanno fatto grandi passi da gigante, sono ancora criticate o ignorate – spesso per partito preso – da un certo tipo di pubblico, tendenzialmente quello più giovane. Come se contasse il mezzo e non il fine. Che amarezza, direbbe Cesare Cesaroni.

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