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Allo Studio Battaglia c’è posto per tutte

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

16/03/2022 - 12:22

Allo Studio Battaglia c’è posto per tutte
Studio Battaglia - Miriam Dalmazio e Lunetta Savino
Studio Battaglia - Miriam Dalmazio e Lunetta Savino

Spesso i racconti al femminile risultano di maniera, troppo celebrativi e ridondanti, quindi poco credibili. Non è il caso di Studio Battaglia, la fiction Palomar e Tempesta partita ieri sera su Rai 1: lì di protagoniste ce ne sono tante e la narrazione copre così tanti aspetti, racconta così tanti modi di essere donna, da risultare quasi completa. Aiutata, oltretutto, da un’ottima scrittura, efficace e piena di ironia.

Le donne Battaglia sono quattro e su ognuno di questi “esemplari” si sarebbe potuta scrivere una fiction. C’è la madre Marina – interpretata da una Lunetta Savino molto diversa dal solito – che all’apparenza è algida e senza scrupoli, fa quasi il verso alla Miranda Priesley di Meryl Streep, con alle spalle un passato di sofferenza che l’ha resa quella che è; c’è Anna (Barbora Bobulova), una donna in teoria realizzata in ogni aspetto della sua vita e in realtà profondamente irrisolta, perchè sempre pronta a guardarsi indietro; c’è Nina (Miriam Dalmazio), disincantata e rude per nascondere una fragilità enorme, causata dall’abbandono del padre; infine, c’è Viola (Marina Occhionero) che è anacronistica, una ragazza d’altri tempi, perchè non ha grandi ambizioni e non conosce rancori, e inserisce in questo psicodramma familiare e legale anche un tocco di favola.

Se da sole sono interessanti, insieme creano un mondo complesso e fatto di legami forti e contrasti all’apparenza impossibili da sanare. Un labirinto in cui la storia scava, tra problemi familiari, abiti eleganti e qualche segreto, per far venir fuori il meglio di ciascuna. Appoggiandosi anche a casi di puntata altrettanto variegati, che permettono di mettere in scena altre realtà, altri conflitti e altri sentimenti totalizzanti.

In un tale vulcano “rosa”, che sembra sempre sul punto di eruttare ma non lo fa, gli uomini non possono che avere un ruolo marginale o al massimo incidentale. Tuttavia – merito degli interpreti Massimo Ghini, Thomas Trabacchi e Giorgio Marchesi – anche loro lasciano il segno, pur sembrando sempre pedine nelle mani delle loro donne.

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4 commenti su "Allo Studio Battaglia c’è posto per tutte"

  1. Ennesimo remake di serie estera translato in salsa italiana con pochezza di mezzi. Gli autori italiani non hanno più idee orignali e prendono in prestito quelle degli altri. Cast tecnico low cost. Non è niente di che, una storiella blanda senza nessun pathos o profondità. Decisamente una delle peggiori serie viste quest'anno insieme a Lea e Vostro Onore. Non basta un cast "piacevole" per rendere una serie TOP come ormai lo sono tutti i prodotti ricercati che troviamo sulle piattaforme. Di strada per contare qualcosa nel mondo della serialità internazionale ne dobbiamo fare ancora tanta...

  2. Ennesimo remake di serie estera translato in salsa italiana con pochezza di mezzi. Gli autori italiani non hanno più idee orignali e prendono in prestito quelle degli altri. Cast tecnico low cost. Non è niente di che, una storiella blanda senza nessun pathos o profondità. Decisamente una delle peggiori serie viste quest'anno insieme a Lea e Vostro Onore. Non basta un cast "piacevole" per rendere una serie TOP come ormai lo sono tutti i prodotti ricercati che troviamo sulle piattaforme. Di strada per contare qualcosa nel mondo della serialità internazionale ne dobbiamo fare ancora tanta.

  3. Mi è piaciuto, è molto gradevole ma non mi ha convinto fino in fondo. La mia impressione è che ultimamente piacciano di più le fiction un po' "basic" che quelle più ambiziose. Vostro onore per esempio, molto al di sotto delle aspettative, secondo me vale molto di più di Lea o Studio Battaglia, che pur essendo piacevoli non brillano per originalità. Lunetta Savino, come al solito, bravissima.

  4. Mi è piaciuta molto, è decisamente una spanna sopra alla maggior parte delle fiction viste negli ultimi anni. Sembra quasi di essere tornati ai dorati anni 80, bei vestiti, belle case, lusso a profusione. Ogni tanto anche sognare fa bene. Bisogna fare i complimenti alla lungimiranza di chi ha pensato a Lunetta Savino per quel ruolo, così diverso da quelli a cui ci aveva abituato, eppure perfetto per lei. Si capisce che la trama non riserverà grandi sorprese, l'evoluzione dei vari intrecci è già abbastanza scontata, forse troppo. Probabilmente è l'unico neo, insieme alla Bobulova che onestamente sembra più la sorella della Savino, che la figlia. Ma pazienza, in ogni caso l'affresco corale che ne esce cattura molto, la puntata di ieri è volata via in un baleno.