
17
dicembre
Tagli alla TgR, i giornalisti Rai protestano: servizi in onda senza firma. Le ‘misure risarcitorie’ dell’azienda

Tg1
Giornalisti Rai sul piede di guerra contro l’azienda e l’Ad Carlo Fuortes. Il segno del loro dissenso sarà visibile per l’intera giornata di oggi anche ai telespettatori più attenti: i cronisti del servizio pubblico che hanno aderito alla protesta toglieranno le firme dai loro servizi all’interno dei tg. Una mossa che racconta del livello di tensione raggiunto sul fronte informativo, soprattutto dopo la decisione del CdA di cancellare l’edizione notturna della Tgr.
Giornalisti Rai, la protesta dell’Usigrai
“Oggi i servizi del tg (o Gr) sono andati in onda senza le nostre firme. Protestiamo perché, in assenza di piano industriale e confronto sindacale, il consiglio di amministrazione della Rai ha deciso di cancellare l’edizione notturna della Tgr, privando i cittadini di un importante spazio di informazione del servizio pubblico: silenzio assoluto dalle 20 fino al giorno dopo e campo libero alla concorrenza privata. L’azienda sostiene che l’informazione aumenterà. In realtà, rispetto al 2019, scenderà complessivamente di oltre 18 ore. Solo chi vuole ridimensionare la Rai può esultare per questi tagli“
si legge in un comunicato dell’Usigrai. Nella nota, si legge una finale rimostranza proprio ai vertici di Viale Mazzini e all’AD Fuortes, che aveva per primo manifestato l’intenzione di abolire il Tgr della mezzanotte.
“Chi crede nel Servizio Pubblico dovrebbe pretendere un progetto che rafforzi la presenza della Rai sul territorio, ovvero l’informazione più vicina ai cittadini“.
Il sindacato Rai dei giornalisti, già nella giornata di ieri, ha reagito al taglio del Tgr notturno evidenziandone l’approvazione avvenuta con 4 voti a favore su 7. Così, in un comunicato, l’Esecutivo Usigrai:
“Il voto di oggi dovrebbe indurre l’Ad a un ripensamento e ad aprire subito un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, invece di portare in Cda tagli lineari che poco rispondono alle esigenze dei cittadini e dell’azienda e molto invece alle critiche di alcune parti politiche e di concorrenti privati“.
Informazione Rai, la replica dell’azienda
Ma a fronte di tali proteste si registra anche la presa di posizione dell’azienda, che replica negando alcun ridimensionamento dell’informazione.
“La Rai è la sola azienda editoriale del nostro Paese che in questi mesi sta completando l’assunzione di 90 giornalisti, i quali verranno assegnati proprio alla Testata. Buona parte di loro potenzierà l’offerta di informazione locale via Internet. L’eliminazione dei 4 minuti dell’edizione notturna è una semplice razionalizzazione che riduce spese senza compromettere in alcun modo l’informazione. E’ previsto un presidio giornalistico notturno delle sedi regionali. Notizie di rilievo della notte potranno, come adesso, essere trasmesse in tv su scala nazionale da Rainews24“
ha specificato la Rai, esprimendo la posizione della governance. Nei giorni scorsi, alla vigilia del voto del Cda, l’Ad Carlo Fuortes aveva inviato un’informativa alle organizzazioni sindacali con “una serie di misure alternative“. Nello specifico, secondo quanto si apprende, Fuortes aveva indicato due azioni. La prima: “un possibile ampliamento di un minuto della durata dell’edizione del telegiornale regionale delle 14“. Al riguardo, il top manager aveva precisato:
“Questa edizione raggiunge una media di 2 milioni 700 mila ascoltatori, pari ad oltre il 18 per cento di share. Affinché si possa disporre di un quadro congruo e oggettivo è utile considerate che con la attuale terza edizione notturna dei telegiornali regionali la TGR raggiunge circa 570.000 ascoltatori e il 5 per cento di share“.
E poi la seconda proposta: ripristinare la durata di 30 minuti (attualmente sono 20) di Buongiorno Regione, che oggi va in onda (con grande successo) dalle 07.40 alle 8.
Lo scorso 25 ottobre i giornalisti delle testate regionali già avevano protestato rispetto alla decisione dei vertici Rai: in diretta e in tutte le edizioni era stata data lettura di un comunicato nel quale si parlava di “decisione inaccettabile” e si annunciavano mobilitazioni.


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