La sai l’ultima sui cinesi? Gerry Scotti e Michelle Hunziker sono diventati razzisti, almeno secondo la vulgata che anche nell’innocua ironia vede un attacco alla diversità etnica e all’inclusione culturale. Paranoie. I due conduttori televisivi sono finiti in particolare nella bufera per una gag inscenata nei giorni scorsi Striscia La Notizia, dove – per introdurre un servizio sulla sede Rai di Pechino – hanno imitato la pronuncia cinese (trasformando la Rai in “Lai”) e stiracchiato il viso per riprodurre gli occhi a mandorla.
Apriti cielo. Il siparietto, peraltro poco originale ma senza dubbio bonario nelle intenzioni, ha scatenato moti di indignazione a partire dal mini-mondo dei social, finendo anche sul popolare account Diet Prada. Su Gerry e Michelle è quindi caduta l’accusa di aver caricaturizzato i lineamenti asiatici e di essere ricorsi a stereotipi razzisti. Il che fa sorridere ben più della suddetta gag della discordia, che ricorreva sì ad un’ironia un po’ fuori moda (alla quale i programmi di Antonio Ricci restano comunque affezionati) ma non aveva certo tutto il peso offensivo che le è stato montato sopra.
Intervenendo su Instagram, la stessa Hunziker ha sottolineato di non aver voluto intenzionalmente ferire nessuno e si è scusata così:
“Non era assolutamente mia intenzione ferire la sensibilità della cultura cinese, io amo tutte le culture e sono contro ogni tipo di razzismo, ogni tipo di violenza e ogni tipo di discriminazione. Ma mi rendo conto che posso aver veramente urtato la sensibilità di qualcuno e per questo chiedo umilmente scusa“.
Ma il razzismo è una cosa seria e, in realtà, va riconosciuto a Striscia di aver sensibilizzato il pubblico su questo problema attraverso vari servizi, in particolare dell’inviata Rajae Bezzaz che affronta spesso il tema dell’integrazione. Il programma in questione però fa anche satira, ambito che – in generale – qualcuno vorrebbe normalizzare decidendo su cosa si può scherzare e come lo si deve fare, e togliendo peraltro al pubblico la libertà di decidere se effettivamente la comicità ha superato o meno i limiti dell’offesa.
Nello specifico, definiremmo la gag ‘cinese’ di Gerry e Michelle sbiadita ed evitabile. Ma non razzista. Se lo fosse stata davvero, dovremmo correre ai ripari togliendo di mezzo anche comici ed attori che riproducono ad esempio l’accento milanese o quello romanesco, magari aggiungendo qualche tipica espressione o modo di fare attribuiti a delle specifiche provenienze regionali. Via anche lo stesso Gabibbo di Striscia, pupazzo corpulento (allerta body shaming) che parla con una caricaturale cadenza genovese. Per fortuna non siamo ancora arrivati a tanto, ma non ci stupiremmo se qualcuno si indignasse strumentalmente anche in tal senso.
Il contrasto ai fenomeni discriminatori è una battaglia culturale giustissima, che tuttavia rischia di ottenere l’effetto opposto quando si cade nei paradossi del politicamente e dell’etnicamente corretto.
1. il-Cla83 ha scritto:
14 aprile 2021 alle 15:37