razzismo



5
febbraio

Sanremo 2022, la figuraccia di Lorena Cesarini. Prima del Festival diceva: «Mai stata discriminata. Non farei la predica sull’integrazione, non sarei credibile»

Lorena Cesarini (Ufficio Stampa Rai)

Le offese sui social per il colore della pelle? “Un paio di commenti antipatici, tutto lì“. Lorena Cesarini aveva spento sul nascere le polemiche sulle frasi oltraggiose rivoltele in rete. “Più che dal razzismo, credo fossero dettate dall’invidia che è un sentimento ancor più subdolo“, aveva assicurato l’attrice italo-senegalese al settimanale F tutt’ora in edicola. Parole inequivocabili. Peccato però che, salita sul palco dell’Ariston come co-conduttrice, abbia cambiato versione, presentandosi al pubblico con i toni vittimistici di aveva subito discriminazioni razziali.




14
aprile

Gerry Scotti e Michelle Hunziker imitano i cinesi: l’accusa di razzismo fa più ridere della gag

Gerry Scotti, Michelle Hunziker

La sai l’ultima sui cinesi? Gerry Scotti e Michelle Hunziker sono diventati razzisti, almeno secondo la vulgata che anche nell’innocua ironia vede un attacco alla diversità etnica e all’inclusione culturale. Paranoie. I due conduttori televisivi sono finiti in particolare nella bufera per una gag inscenata nei giorni scorsi Striscia La Notizia, dove – per introdurre un servizio sulla sede Rai di Pechino – hanno imitato la pronuncia cinese (trasformando la Rai in “Lai”) e stiracchiato il viso per riprodurre gli occhi a mandorla.

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11
novembre

CBS: il 50% dei concorrenti dei suoi reality sarà di colore. Dopo le critiche, ecco la mossa antirazzista

Survivors

La ne fa una questione di pelle. Per promuovere la lotta alle discriminazioni e salvarsi la faccia dopo le critiche, l’emittente statunitense ha introdotto un’iniziativa che probabilmente non risolverà il problema – magari fosse così facile! – ma che intanto fa notizia: ai reality in palinsesto verrà chiesto che il 50% dei protagonisti del cast siano neri, indigeni o persone di colore.





21
ottobre

Disney+ auto-revisionista: Dumbo e gli Aristogatti nella black list dei cartoni «razzisti»

Gli Aristogatti

Gli Aristogatti, xenofobi. Dumbo un po’ razzista. Per non parlare di Peter Pan, ostile al multiculturalismo, e di Lilli e il Vagabondo: anti-asiatico. Abbiamo passato un’infanzia terribile, ma senza saperlo. Solo adesso scopriamo infatti che i più celebri cartoon Disney hanno trasmesso messaggi sbagliati ad intere generazioni. Ad attestarlo è la stessa multinazionale dell’animazione, colpita in pieno dall’idiozia del politicamente corretto a tutti i costi. 

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21
maggio

FURORE: DAI TEMI SOCIALI ALLE SCENE HOT IL PASSO E’ BREVE. TENETE D’OCCHIO QUELLA FRAGOLA

furore

Giuliana de Sio e Massimiliano Morra

Prima ancora di andare in onda, la fiction Furore - Il Vento della Speranza aveva già fatto discutere perché incentrata sul tema del razzismo all’italiana e sulla pessima ospitalità riservata agli immigranti del sud da parte dei ricchi e potenti del nord. Buoni (del sud) contro cattivi (del nord), con poche sfumature e qualche contaminazione. Come sempre accade in fiction di questo genere.

Furore: il razzismo secondo Massimiliano Morra e Francesco Testi

Un racconto unidirezionale, dunque, che per questo ha fatto storcere il naso a qualcuno. Certo, non è la prima volta che una fiction Ares indaga i conflitti sociali e la prevaricazione dei forti sui deboli; basti pensare a Baciamo le mani, ma lì eravamo fuori dal Belpaese, a Little Italy, e dunque non sono scattate immedesimazioni e polemiche. I due interpreti principali di Furore, intervistati da Tv Sorrisi e Canzoni sull’argomento, hanno dimostrato di avere due approcci diversi al problema e la cosa non stupisce, visto che Francesco Testi è nato a Verona e Massimiliano Morra a Napoli.

Se il primo ritiene che “nel 2014 ogni razzismo sia anacronistico” e che “gli imbecilli ci sono in tutte le città e in tutti i Paesi. Da bambino andavo ad Agrigento dove i ragazzini siciliani mi chiamavano “polentone”, Morra è di tutt’altro avviso, raccontando esperienze personali a dimostrazione che il razzismo non appartiene al passato, ma è ancora radicato.

Allora (nell’epoca in cui è ambientata la fiction, ndDM) c’era un distacco sociale, che forse c’è tuttora, fra Meridione e Settentrione, e i meridionali venivano bistrattati. Erano i “terroni”[...]Quando facevo il modello ho vissuto un anno a Milano. A volte ho subito piccole discriminazioni, magari a un casting: quando sapevano che ero meridionale si facevano una risatina”.

Furore: la scena hot con la fragola





30
settembre

DE GRANDE FRATELLO HISTORIA UNIVERSALE/ 7: STATI UNITI (VIDEO)

Big Brother USA

Puntata tutta a stelle strisce per l’appuntamento settimanale della nostra rubrica sulla storia del Grande Fratello.Il Big Brother negli Usa ha infatti ben undici edizioni all’attivo con continui cambiamenti di dinamiche ma sempre la stessa presentatrice, Julie Chen, e più di 130 partecipanti in totale, impegnati nella conquista del premio, fissato in 500 mila dollari in ogni edizione.

Un tratto distintivo del broadcasting di tale format negli Usa è il minor potere attribuito all’audience popolare e la maggiore possibilità per i concorrenti stessi di infuenzare il gioco: è questo il senso di meccanismi, quali il potere di veto, assegnato a uno dei concorrenti, attraverso gare interne, per contrastare la forza assoluta del leader della casa (Head of Houseold), a cui spetta invece di scegliere i due eliminabili dai compagni. Persino la decretazione del vincitore è sottratta al pubblico ed è affidata alla cosiddetta Giuria dei sette, di cui fanno parte proprio gli ultimi sette eliminati dalla casa prima della finale, i quali, segregati in un luogo appartato, le cui vicende quotidiane non sono trasmesse, visionano solo alcune parti della vita della casa che riguardano più che altro le strategie interne e assegnano a maggioranza il megapremio finale.

Anche il live è meno democratico che altrove, essendo sottoposto a rigido controllo: la produzione infatti si riserva di trasmettere agli abbonati al servizio streaming solo alcuni degli avvenimenti nella casa evitando che le questioni più piccanti e controverse siano bruciate, in termini di ascolti, prima dello speciale in prime time dove si concentrano invece i fatti più interessanti. L’avventura nella casa è contraddistinta però da continua competizione: prove di abilità fisica e intellettuale sono richieste per determinare i ruoli di potere, le porzioni di cibo, ma anche i premi luxury (i privilegi che si possono ottenere vanno dalla visione di un film, alla vasca idromassaggio, alla stanza dei comfort, alla possibilità di leggere alcune notizie dai giornali).


22
agosto

SURVIVOR RAZZISTA?

Suvivor Cook Island @ Davide Maggio .it

Non e’ ancora iniziata, ma la nuova edizione di Survivor è già al centro di numerose polemiche.

La produzione, infatti, sembra stia decidendo di separare i 20 concorrenti in 4 tribù.

A dire il vero, questa divisione rappresenta un motivo ricorrente per l’edizione americana del reality show. La scorsa edizione, infatti, Survivor Panama ha visto i partecipanti divisi ugualmente in 4 gruppi : Uomini Giovani, Uomini Vecchi, Donne Giovani e Donne Vecchie. Una distinzione, insomma, in base al sesso e all’età.

Questa volta, però, in Survivor Cook Islands la divisione dei concorrenti sarà per razze.

Secondo voci non confermate, infatti, i Survivor dovrebbero formare queste 4 tribù : Bianchi, Neri, Ispanici e Asiatici. 

Il programma partirà il 14 settembre prossimo su CBS. Si attende, però, con ansia la puntata del 23 agosto di The Early Show, programma in cui dovrebbero essere svelati il cast del reality e, si spera, i dettagli questa nuova separazione, a detta di qualcuno, dal sapore tipicamente razziale.

[Segnalato su Libero.it, Davide ringrazia]

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