6
aprile

L’era del binge watching appena nata è già finita?

la casa di carta

La Casa di Carta

Il nostro amore appena nato è già finito“. Quando si parla di binge watching ci viene in mente una vecchia canzone di Mina. Sì, perchè il tanto osannato modello di distribuzione (rilascio completo di serie tv e programmi) che sembrava destinato a imporre le regole del gioco, appassionando da subito milioni di persone in mezzo mondo, sembra assopirsi prima di consacrarsi definitivamente.

L’arrivo di Disney+ e i limiti dell’era del binge watching

L’ingresso prepotente nel mercato degli over the top di Disney ha spostato l’asse e reso ancora più evidenti i limiti della più nuova delle strategie distributive. Il binge watching è economicamente e creativamente impegnativo: presuppone un maggior numero di titoli immessi sul mercato, limita la discussione intorno al prodotto (sia in termini di comunicazione che di conversazione online), invecchia precocemente le serie e può scoraggiare il fruitore che arriva dopo.

E, alla fine, anche Netflix – che deve fare i conti con una perdita importante di quote di mercato negli Statesha ceduto. L’innovatore distruttivo, che ha penetrato il mercato offrendo tutto e subito, timidamente comincia a ‘diversificare’. Per non destabilizzare, e allo stesso tempo consapevole dello stretto legame che ha intessuto con le maratone, ha iniziato con i reality: The Circle prima (dal 14 aprile) e poi Too Hot To Handle potranno contare su una distribuzione settimanale tradizionale. Eleggendo altresì il mercoledì come il giorno dei reality, la piattaforma di Los Gatos abbraccia appieno le imperiture e ancestrali logiche della tv generalista che proprio con i reality (e talent) ha vissuto i maggiori sussulti negli ultimi vent’anni. “La visione settimanale consente di costruire un discorso molto più ampio intorno ai programmi TV, attraverso articoli, meme, teorie e il passaparola online” ha dichiarato Brandon Riegg, unscripted chief di Netflix. Motivazioni simili, del resto, hanno alimentato il successo su Disney + di Wanda Vision, serie intrisa di mistero che se avesse svelato subito le sue carte avrebbe perso appeal, oltre che 10 settimane su 10 di tendenza sui social e utenti “costretti” a tenere in vita l’abbonamento e a guardarsi intorno nel catalogo.

I vantaggi del binge watching

Malgrado l’”incursione nel lineare”, il Co-Ceo Ted Sarandos continua a credere fermamente nel binge watching. Forte anche di ingenti investimenti che consentono di sfornare serie come altri OTT sfornano episodi, il top manager non sembra disposto a tradire una visione che ha regalato un enorme vantaggio competitivo e fidelizzato milioni di persone. Per citare un personaggio de La Casa di Carta, “non puoi rinunciare al tuo DNA“. Per far capire la grandezza dell’impatto, in America si è passati dall’aspettare anche 9 mesi per il finale di una serie ad averlo all’istante (cosa diversa accaduta in Italia, dove paradossalmente negli anni la programmazione seriale veniva bersagliata dai critici proprio perchè si componeva di appuntamenti multipli che non consentivano di assaporare il racconto).

Il rilascio in modalità box sets racchiude comunque una serie di punti di forza: dal punto di vista della scrittura ti libera dall’ossessione di concentrare tutto nell’episodio pilota, smorza l’obbligo del cliffhanger; è perfetto per serie da vedere tutte d’un fiato ed è ormai riuscito ad affermarsi con la ambient tv (ossia quelle produzioni più leggere, che fanno da sottofondo) che ti consegna un pubblico mainstream, difficilmente disposto per determinate tipologie di prodotto a stare dietro per settimane a un servizio streaming. Anche se gli OTT si guardano bene dal rivelare pubblicamente i dati di visione, è verosimile che il binge watching riduca il “tasso di abbandono” da un episodio all’altro e, inoltre, limita il rischio di clamorosi flop che si trascinano settimana dopo settimana amplificando l’errore e causando danni di immagine. Il binge watching ha fatto sì che si affermasse anche un nuovo modello produttivo che dà la massima libertà a sceneggiatori e autori che non si trovano più a fare i conti con i feedback del pubblico che, con la network tv a stelle e strisce, guarda le serie a riprese in corso indirizzando, in alcuni casi, le scelte.

Il futuro ibrido

In un mare di pro e di contro, lo scenario immaginabile è quello di un ibrido. Un futuro prossimo, dunque, di soluzioni intermedie (nella speranza di non farsi prendere troppo la mano rischiando di scombussolare lo spettatore), diverse per piattaforma, titolo, genere e addirittura stagioni. Emblematico è il caso di The Boys su Prime Video: prima stagione rilasciata interamente contando su un ingresso prepotente sul mercato e la seconda – visto il successo – rilasciata settimanalmente con 3 episodi al debutto e poi un episodio per volta.

Il binge watching non distruggerà il passato ma si porrà come un’alternativa. Quanto importante e dominante dipenderà anche dalle fortune di Netflix (al momento in forte calo negli States) che verosimilmente rimarrà l’alfiere del tutto e subito. Di sicuro rimarrà la modalità di fruizione prediletta per i rewatch e per gli scopritori tardivi. A discapito della cara e vecchia tv lineare.

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