La diretta televisiva del premier Conte avvenuta il 10 aprile scorso continua ad essere terreno di scontro politico. Ormai, sulla questione, è un tutti contro tutti: la maggioranza giallo-rossa ha attaccato il centrodestra, che a sua volta ha puntato il dito contro i pentastellati. E nel mezzo ci è finita la Rai. Domani i vertici del servizio pubblico saranno infatti ascoltati in Vigilanza per chiarire quanto avvenuto dopo la discussa conferenza stampa del Presidente del Consiglio.
Ad alzare il livello della contesa politica era stata la decisione del Presidente Rai, Marcello Foa, di concedere a Salvini e Meloni uno spazio di replica di 12 minuti ciascuno nei tg dell’11 aprile. Una sorta di bilanciamento dopo l’attacco che Conte aveva rivolto loro durante il suo intervento teletrasmesso. Tale iniziativa è stata però condannata dal Pd, che – attraverso le dichiarazioni della capogruppo Valeria Fedeli – l’ha definita “impropria, sproporzionata e quindi inaccettabile“.
A dividere era stata anche la presa di posizione di Alberto Barachini, Presidente della Vigilanza in quota Forza Italia, che muovendosi autonomamente aveva inviato una lettera alla Rai nella quale chiedeva “un proporzionato diritto di replica” rispetto all’intervento del premier. Richiesta poi, di fatto, assecondata. Anche in questo caso, non sono mancate le reazioni. Da parte del Pd, ad esempio, è arrivata una condanna per quella che è stata definita una vicenda “grave e lesiva del pluralismo informativo“.
E mentre Forza Italia – facendo scudo attorno a Barachini – chiedeva la convocazione in Vigilanza di Rocco Casalino, ufficio stampa di Palazzo Chigi, i Cinquestelle ribattevano che ad essere ascoltati dovrebbero essere invece i direttori dei tre principali Tg Rai.
La resa dei conti, probabilmente, potrebbe consumarsi proprio in Vigilanza, dove il bersaglio prescelto è stato il Presidente Rai Marcello Foa. Con una rara comunione d’intenti, M5s, Iv e Pd hanno chiesto il riconteggio delle schede della votazione della Vigilanza sulla nomina del giornalista alla presidenza del servizio pubblico.