A Realiti regna il paradosso e l’effetto è voluto. Il titolo del nuovo programma di Rai2, del resto, allude proprio all’assonante genere televisivo che trae linfa dagli eccessi e dall’assurdo, aspetti volutamente sublimati da Enrico Lucci. L’ex inviato de Le Iene, approdato in prima serata, ha messo a punto un programma dalle tinte surreali, a tratti palesemente canzonatorio nei confronti di certe derive sociali e televisive. Scelta acuta ma molto rischiosa.
Nel programma, la parodia sconfina nella realtà. Come in un vero reality, in studio ci sono i giurati che esprimono il loro punto vista, c’è la giuria popolare con le sue opinioni talvolta grezze, ci sono i cuoricini social per il gradimento del pubblico. Ci sono pure i troni per gli ospiti chiamati a confrontarsi, e le interviste “esclusive” con tanto di rivelazioni intime o finto-scabrose (rilanciate nei sottopancia a scorrimento). Ogni sottile riferimento ad altre situazioni televisive è chiaramente calcolato. Alcune sottili allusioni, tuttavia, sembrano destinate solo al pubblico più attrezzato, in grado di coglierle; per contro, il telespettatore meno scafato rischia di rimanere confuso, se non addirittura annoiato.
I protagonisti inconsapevoli del ‘realiti’ di Enrico Lucci sono alcuni personaggi popolari sui social, introdotti al pubblico e giudicati in una virtuale sfida. Nella prima puntata, tra gli altri, si sono sfidati Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Marco Carta (pescato direttamente dalle recenti cronache), Fedez, Chiara Ferragni (risultata vincitrice) e l’improbabile generale Marasco. Ciascuno di loro ha offerto ai giurati uno spunto di discussione. Fedez, ad esempio, con le sue argomentazioni espresse via social ha dato il la ad un breve dibattito sulle mance ai riders. “Il non plus ultra dello sfruttamento del capitalismo“secondo il rapper. Tranchant, su di lui, la giurata Asia Argento, presente in studio:
“Quello di Fedez mi sembra un discorso un po’ qualunquista. Mi sembrava più intelligente quando lo conoscevo, prima di essere cacciata da quel programma (X Factor, ndDM)“.
Da evidenziare il doppio binario – ‘alto e basso‘ per dirlo alla Freccero – imposto necessariamente ad un programma che non poteva reggersi sulla sola parodia. Accanto al surreale scimmiottamento dei reality, infatti, la trasmissione ha offerto alcuni servizi ispirati ai cavalli di battaglia del conduttore. Ad esempio, un interessante reportage (in stile Iene) sul racket dei mendicanti gestito dalla mafia nigeriana, un servizio dalla Fashion Week di Milano (un grande classico, per Lucci) e un filmato sui neomelodici siciliani tra illegalità e redenzione (altro déjà vu), seguito però da un dibattito tutt’altro che faceto.
Peccato che quest’ultima parte, più consistente dal punto di vista contenutistico, sia stata collocata a ridosso della mezzanotte. E che l’intero programma si sia protratto, senza che ve ne fosse il bisogno (questioni relative agli ascolti a parte), sino all’una. La lungaggine, peraltro, non ha comunque giovato alla trasmissione, fermatasi solo al 2,5% di share. Segno che, al di là di alcune geniali intuizioni, qualcosa vada ricalibrato.
In un periodo in cui i reality – quelli veri – accusano una perdita di pubblico proprio a causa della scarsa originalità di chi li organizza, riproporre (se pur in chiave satirica e parodistica) certi stilemi espone al rischio di uno scarso interesse.
1. Socrate ha scritto:
6 giugno 2019 alle 14:18