Nani e ballerine. Influencer e aspiranti vip. L’Italia raccontata da Enrico Lucci è un Paese pieno di contraddizioni, di geni incompresi (o sedicenti tali), di personaggi in cerca d’autore. E di visibilità. Un’Italia da commedia, anzi da Realiti Sciò. Il titolo del programma in sette puntate che il conduttore presenta su Rai2, in effetti, è particolarmente efficace: esso, infatti, suggerisce una prima chiave di lettura rispetto alle storie raccontate ed ambientate in una società in cui tutto ormai sembra destinato a fare spettacolo. E in cui, talvolta, il senso del ridicolo viene oltrepassato, diventando addirittura motivo di vanto.
Nella trasmissione, Lucci non compie nulla di diverso rispetto a quello che faceva alle Iene. Egli dà nuovamente voce ad alcuni personaggi comuni ma curiosi allo stesso tempo, ne coglie le ossessioni e ne evidenzia i tic, approcciandosi ai suddetti protagonisti con atteggiamento ironico. Talvolta distaccato, talvolta diabolicamente complice. Rispetto ai servizi che realizzava su Italia1, però, stavolta il giornalista ha più tempo a disposizione: non moltissimo in realtà (ogni puntata, in tutto, dura una ventina di minuti) ma quanto basta a sviluppare meglio il racconto. Decisivi il montaggio ed un uso attento delle musiche.
Nei primi appuntamenti, già trasmessi, Lucci ha riunito in Costa Smeralda Emilio Fede e Lele Mora, ricordando assieme a loro i fasti di un tempo ormai andato. Quello delle notti a Villa Certosa e del ‘lelemorismo’. Le immagini hanno reso un senso di eloquente decadentismo di un’epoca (fortunatamente) tramontata, rimpiazzata dall’avvento dei social network che – per contro – hanno dato a chiunque l’illusione di una seppur effimera celebrità “autoctona”.
Questo ultimo aspetto ha probabilmente ispirato le successive puntate di Realiti sciò, dedicate alla ricerca della bellezza ideale e al desiderio di rincorrere il sogno della popolarità. Su Rai2 Lucci fa sorridere (spesso amaramente) e riflettere, con un limite: quello di mostrare realtà che hanno sempre qualcosa di grottesco e che offuscano indirettamente altre situazioni positive o virtuose che pure esistono. Cambiando punto di vista, però, il conduttore dovrebbe forse rinunciare allo stile sarcastico che gli è proprio e perderebbe così d’efficacia.
Più che a Nemo, dove tornerà e dove ha dimostrato di cavarsela anche come presentatore, è in programmi come Realiti sciò che Lucci riesce a portare un valore aggiunto. Il prezzo da pagare, però, è la ripetitività.