La “polifonia” enfatizzata da Urbano Cairo, questa estate, si è sentita poco. E a volte, addirittura, per nulla. Alla recente presentazione dei nuovi palinsesti di La7, l’editore aveva sottolineato il pluralismo delle trasmissioni informative ospitate sulla rete terzopolista, ma a giudicare dalla piega presa da alcune specifiche puntate di In Onda verrebbe da ricredersi.
Del resto, non si può certo dire che il talk show condotto da David Parenzo e Luca Telese si distingua per le spiazzanti posizioni dei due giornalisti, i quali spesso rivelano invece una comune sensibilità rispetto ai principali temi di dibattito. I conduttori in questione – per usare un altro eufemismo – hanno scarsa simpatia per gli orientamenti dell’attuale governo e questo è ovviamente legittimo, se non addirittura utile in alcuni frangenti a mantenere vivo lo spirito critico.
Il rovescio della medaglia però sta nel fatto che in alcune puntate si ha la percezione che i due giornalisti se la cantino e sa suonino da soli, talvolta assumendo un atteggiamento più incalzante nei confronti di alcuni ospiti e più morbido – se non addirittura accomodante – nei confronti di altri. L’imparzialità, insomma, acquista varie sfumature a seconda della circostanza e del protagonista al centro della scena.
E meno male che, proprio la settimana scorsa, l’editore Urbano Cairo assicurava di offrire massima libertà ai propri conduttori (su questo non abbiamo motivi di dubitare) e si vantava della polifonia di La7 (argomento rispetto al quale abbiamo invece qualche perplessità).
“La gente apprezza questo e anche il fatto che qualcuno si può fare un’opinione completa ascoltando più voci, visto che a La7 diamo a tutti la possibilità di intervenire“
aveva dichiarato l’imprenditore. Certo: sulla rete terzopolista intervengono tutti, ma a volte si creano cortocircuiti o situazioni in cui il contraddittorio appare deboluccio. Nei giorni scorsi, ad esempio, in una stessa puntata di In Onda sono stati invitati il segretario Pd Maurizio Martina e l’ex magistrato Gianrico Carofiglio, che è stato a sua volta un deputato Pd e che infatti ha rivolto una ‘ferocissima’ critica al suo interlocutore, degna del più serrato contraltare:
“Lui e altri del Pd hanno fatto un eccellente lavoro negli anni passati ma non sono stati assolutamente capaci di raccontarlo al Paese“.
E ieri sera, sempre per rimanere in tema ospiti, il conduttore Telese ha bonariamente scherzato sull’ipotetica fattura che l’onorevole Matteo Richetti avrebbe potuto pagare a Beppe Severgnini per i consigli da “spin doctor” elargiti da quest’ultimo. Era questa l’idea di pluralismo vantata da Cairo?
1. Luca ha scritto:
19 luglio 2018 alle 16:45