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luglio

Federico Ruffo a DM: «Il Posto Giusto si occuperà di offerte di lavoro-truffa. La collocazione ci penalizza ma abbiamo un pubblico vasto»

Federico Ruffo

Il lavoro e le sue dinamiche sono temi di stretta attualità che Rai 3 tornerà ad approfondire anche nella prossima stagione tv. Non solo con i tradizionali talk show. Ad affrontare l’argomento, infatti, ci sarà ancora Il Posto Giusto, la trasmissione condotta da Federico Ruffo e dedicata proprio alla tematica occupazionale nei suoi vari risvolti. Dall’11 novembre prossimo, alle ore 13, il giornalista riprenderà il suo racconto e stavolta – ci ha anticipato – porrà l’attenzione sulle offerte di lavoro truffaldine e sui consigli per evitarle.

Federico, ripartite anche quest’anno con tema molto attuale…

Sì, come ogni anno ripartiamo la seconda settimana di novembre. Veniamo da un’ottima stagione, gli ascolti sono stati di gran lunga superiori di quel che ci aspettassimo, la risposta è stata buona e questo ci ha convinti a fare un passo avanti. Fino ad oggi ci eravamo occupati soprattutto di indirizzare le persone verso quei mercati che danno lavoro e che non vengono presi in considerazione. Per anni abbiamo tutti affollato le stesse facoltà, pensavamo tutti di fare i giornalisti, gli avvocati, gli esperti di marketing ma nessuno ci aveva detto che quei mercati erano già saturi e non ci sarebbe stato lavoro per tutti. Quest’anno ci siamo convinti che fosse necessario curare anche un aspetto meno tecnico ma più umano, cioè tutti quei colloqui e quelle offerte di lavoro che si rivelano delle truffe. E’ un qualcosa da cui tutti siamo passati almeno una volta nella vita, soprattutto i più giovani. E in una fase in cui il mercato ha poco da offrire, è più facile caderci.

Come affronterete l’argomento?

Apriremo un canale di comunicazione continua con i telespettatori, che ci segnaleranno quelle offerte e quei colloqui che si rivelano delle truffe, andremo poi a controllare in prima persona quello che succede e chiederemo a queste persone perché truffano chi cerca il lavoro, che è una cosa seria. Approfittare e prendersi gioco di chi il lavoro lo sta cercando è intollerabile, una cosa rispetto alla quale il servizio pubblico non poteva restare impassibile. La vera novità è questa e per il resto resteremo il programma dello scorso anno, daremo però più spazio ai singoli lavori più che ai grandi comparti e cercheremo quindi di accompagnare i ragazzi nel momento in cui devono scegliere in che mercato gettarsi con delle guide molto precise. Gli racconteremo cosa serve, come ottenerlo e dove cercare lavoro: pochi ad esempio sanno che l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro ogni tre mesi pubblica un rapporto che indica quali sono i lavori per i quali c’è più richiesta e meno offerta. L’alta moda e l’energy management sono settori in cui c’è molta richiesta.

La collocazione del programma credi che riesca ad incontrare pienamente le esigenze del pubblico giovane?

E’ una bella domanda. La verità è che il ragionamento che abbiamo fatto nella scelta della collocazione è semplice: in termini di share possiamo essere penalizzati rispetto ad altre fasce orarie, perché ci sono tanti tg, grandissimi programmi, corazzate come Linea Verde e quindi partiamo in difficoltà, però dobbiamo raggiungere anche un pubblico il più vasto possibile in termini di teste. Quindi è vero che lo share è più basso che in altre fasce orarie, ma raggiungiamo molte più persone. Il nostro 4% della domenica vale un numero di persone molto più alto che un 10% in un’altra fascia e questo è il senso del servizio pubblico e di questo genere di programmi.

Il Ministro del Lavoro Di Maio ha incontrato, come primo atto, i rider. Secondo te è stato un passo in avanti?

Non è per nulla un errore perché bisogna sempre incontrare i lavoratori, soprattutto in un settore nuovo che non conosciamo fino in fondo. Ma quasi sempre, quando si parla di lavoro, la verità è nel mezzo. Io mi sono occupato tante volte di lavoro anche in programmi d’inchiesta come Report e Presadiretta, trovando delle sacche tremende di sfruttamento. Il caso di questo genere di lavoratori è ancora da studiare, secondo me abbiamo sentenziato troppo presto. La vera domanda è cosa faranno ora, in che direzione si andrà, perché se vengono effettivamente sfruttati quello è un mercato che va rivisto ma dobbiamo anche chiederci che ricaduta occupazionale avrà tutto questo e quanto è lunga questa coperta.

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