Prendi un decennio, trattalo male. Fosse questo il leitmotiv di 90 Special saremmo qui a celebrarne la riuscita. Lo show di Italia 1, invece, nato per omaggiare gli ultimi dieci anni del secolo scorso, esaurisce subito la sua forza dopo l’ospitata iniziale di Fiorello, finendo ben presto in un ‘karaoke’ di noia e sbadigli che non fa certo anni ‘90.
La lunga autocelebrazione dello showman siciliano, che ha imperversato in studio per tutta la prima ora di trasmissione, sembrava aver spianato la strada a 90 Special, che invece non riesce ad ingranare la marcia, pagando forse lo scotto della diretta, carica di problemi tecnici, soprattutto di audio (chiedere a Jovanotti, in collegamento dalla Svizzera) e inquadrature ballerine. In questo scenario poco esaltante si muove un Nicola Savino fintamente a suo agio; inizialmente sovrastato da Fiorello, il conduttore non emerge neppure in solitaria (Katia Follesa entra ed esce più volte di scena), finendo per essere ‘domato’ da un’accozzaglia di ricordi.
Ma la vera pecca di 90 Special è la struttura. Se l’idea di rievocare il decennio resta accettabile, la realizzazione è decisamente da rivedere, a cominciare da un contorno di inutili personaggi e ruoli. Da Max Novaresi che si presenta come un ‘enciclopedico’ per raccontare curiosità e aneddoti (chissà, magari lo farà dalla seconda puntata), al ‘tuttologo’ Cristiano Malgioglio, talmente calato negli anni ‘90 da vestirsi nei panni della Malefica Angelina Jolie in Maleficent (film del 2014). E se Ivana Mrazova in tre ore di trasmissione cambia tre abiti e rende nota l’amicizia con una delle Lollipop, il ‘collezionista’ Ruggero Dei Timidi addirittura rispolvera vecchi poster dei film di Rocco Siffredi spacciandoli per simbolici oggetti e ‘memorabilia’ del periodo. Salviamo, invece, il ’soldato’ Michele Cucuzza, a cui tocca l’ingrato compito di gestire lo spazio più inutile presente in uno show televisivo: la postazione social.
Di 90 Special, per il momento, c’è poco da salvare, a parte l’idea e quindi il decennio, talmente pregno di mode e tendenze che non può essere così ‘maltrattato’. Pescare alla cieca alcuni must nel calderone di quegli anni non basta a dare un senso ad un programma che, più che navigare a vista, sembra già andare alla deriva. E mancano ancora quattro puntate.
1. Travis ha scritto:
18 gennaio 2018 alle 09:47