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Le Capitane, Silvia Slitti a DM: «Tra le wags mi sento un pesce fuor d’acqua. I wedding planner in tv? Danno un’immagine romanzata»

Silvia Slitti

La famiglia e il lavoro prima di tutto. Le amicizie? Poche, quelle che contano. Silvia Slitti ha le idee chiare e ci tiene a farlo sapere, smarcandosi dal ruolo stereotipato della bellona che sta insieme al calciatore. La moglie dell’attaccante Giampaolo Pazzini, infatti, è una «wag» sui generis, in quanto donna indipendente, imprenditrice e wedding planner di professione impegnata nell’organizzazione di eventi. Stasera dalle 23 sarà tra le protagoniste de Le Capitane, il docu-reality di Spike (canale 49 del DTT) sulle donne dei calciatori, in una puntata in cui parlerà della sua vita e del suo lavoro sperando – come ci ha confidato in questa chiacchierata – di apparire per quella che è davvero. 

Spero di mostrarmi come mamma, come moglie che lavora e cerca di portare avanti la sua indipendenza come donna affermandosi nel suo lavoro, pur rimanendo comunque molto legata alla propria famiglia. Per me prima di tutto c’è questo, ma anche l’essere appagata professionalmente è una parte molto importante per me.

Come ti senti rispetto al mondo, in apparenza un po’ frivolo, delle “wags”?

Mi sento un pesce fuor d’acqua, molto lontana da questo mondo. Da una parte mi ci sono anche distaccata volutamente perché molto spesso, per alcune situazioni in cui mi ero ritrovata, era molto lontano da me. Sono una persona piuttosto concreta: tra un’ora a fare un massaggio e un’ora al computer, sceglievo il computer, tra un caffè con le amiche ed una passeggiata col bambino preferivo la seconda. Quindi ho preferito estraniarmi un po’ per non trovarmi a fare la diversa.

Quindi hai poche amiche legate a questo mondo…

Io ho le amiche che venivano alle elementari con me. Io andavo con mio marito all’asilo e con le mie migliori amiche alle elementari: Daniela, Elisa, Beatrice, Simona. Ora abbiamo 32 anni, pensa da quanto tempo ci conosciamo. In più tra le mie amiche ci sono altre due ragazze, una è la moglie di Luca Toni, l’altra è la moglie di Ignazio Abate, che sono in ambito calcistico ma andavano bene anche se avessero fatto le infermiere.

Ma è vero che in passato sei stata meteorina?

No, non è assolutamente vero! Sfatiamo questo mito. Mai stata meteorina ma nemmeno mai avvicinata a quel mondo. Al massimo guardo il meteo sull’iPhone (ride, ndDM). Non so come mai ogni tanto circoli questa voce, oggi fortunatamente molto meno che in passato, e sinceramente preferirei anche non parlarne, visto che se ne sono dimenticati ed è meglio così. Perché mi infastidisce: non mi dicono che ho vinto Sanremo, ma che ho fatto la meteorina, capisci?

Come organizzatrice di matrimoni ed eventi, qual è la situazione più particolare che hai preparato?

La situazione che più mi ha emozionata è stata al matrimonio di Luca Toni, dove ho avuto Gianna Nannini a cantare. Lei è in assoluto una delle mie cantanti donne preferite, quindi per me fu la realizzazione di un sogno per gli sposi ma anche di un sogno mio. Piangevo durante le prove e, ad oggi, credo sia stata la cosa più emozionante da quando lavoro.

Per le nozze, i calciatori hanno esigenze e richieste diverse dagli altri?

Non c’è una differenza particolare. L’unica diversità sta nel fatto che per l’evento privato di un personaggio pubblico si cerca di avere una maggior privacy. I calciatori sono sempre sotto i riflettori e magari per un momento così importante preferiscono esserlo un po’ meno. Però anche questo è relativo, perché c’è anche chi invece vuol condividere la festa con i tifosi, ad esempio.

In tv segui i programmi sui wedding planner? Cosa pensi della resa televisiva di questo mestiere?

Non seguo in tv nessun programma del genere ma sono piuttosto una che guarda con attenzione i siti specializzati o le riviste. Non ho mai trovato in televisione un programma vero dove realmente mi potessi ritrovare. Sono programmi di solito confezionati per dare un’immagine romanzata. Il lavoro vero del wedding planner, invece, è sudore, ci sono meno sorrisi e più urla nella realtà. In tv sarebbe più bello entrare nel vivo, far vedere come si arriva a creare un’idea, come si conoscono davvero le persone. Queste cose invece non le ho ritrovate.

Cosa pensa tuo marito de Le Capitane?

L’unica cosa a cui teneva mio marito era che io risultassi per quella che sono, senza sovrastrutture. Penso di esserci riuscita, perché sono pane al pane vino al vino, e non sarei potuta venir fuori per quella che non sono. Quando Giampaolo ha visto le puntate è stato contento del fatto che, nonostante ci fosse una telecamera davanti, apparissi per quello che sono davvero.

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