Rosy Abate è sempre stato un personaggio fatto di chiaroscuri, in bilico tra il bene e il male, borderline, scomodo da amare ma difficile da odiare. Queste caratteristiche, che l’hanno contraddistinta in Squadra Antimafia, sono ancora vive in Rosy Abate – La Serie, lo spin off che la vede protagonista.
Rosy Abate – La Serie: un racconto a primo impatto emozionale
Da sempre cattiva ma non troppo, spietata ma per una buona ragione di fondo, Rosy Abate qui appare più che mai vittima degli eventi, costretta ad agire in modo illegale, dunque un personaggio paradossalmente “positivo” e per questo capace di reggere da solo il peso di una storia che non è più corale, ma viaggia in solitaria. E’ il perno centrale di una narrazione che, almeno nella puntata d’esordio, è stata più che altro emozionale, incentrata sui conflitti interiori di una donna costretta a confrontarsi di nuovo con un passato da cancellare, sul dolore di una madre che dopo aver perso il figlio ha perso anche il senno ed oggi, dopo una lunga redenzione, scopre che quel figlio è vivo, e che per rivederlo deve venire ancora una volta a patti con il male.
L’emotività di Rosy, le sue nevrosi, l’angoscia, hanno riempito la prima puntata, nella quale Giulia Michelini ha giocato molto con la teatralità del suo personaggio, protagonista perfetto di una tragedia greca moderna e con un lieto fine improbabile. Non sono mancati affari illeciti né omicidi con tanto di schizzi di sangue sul suo volto, ma per il momento la serie si è concentrata di più sul racconto psicologico che sull’aspetto action, come invece avveniva in Squadra Antimafia.
Tanti gli elementi che lasciano presagire colpi di scena e diverse domande che insinuano il dubbio: e se De Silva fosse coinvolto nel ritrovamento di Rosy? E se Francesco non fosse davvero morto nel conflitto a fuoco che ha chiuso la prima puntata? Elementi che funzionano e dunque testimoniano una buona costruzione filmica, che ha il compito non facile di offrire qualcosa di avvincente in merito ad un personaggio che si credeva avesse già dato tutto.
Ma che invece ha l’onere di far vivere ancora un pezzo di storia di Canale 5, che nelle ultime stagioni aveva perso gran parte della propria identità e che ora, invece, ha recuperato la propria parte più riuscita. Un’operazione indubbiamente furba ma molto intelligente, quella di Taodue.
1. Anna ha scritto:
13 novembre 2017 alle 14:51