E’ la serie rivelazione di inizio stagione tv a stelle e strisce. Si chiama The Good Doctor ed è un adattamento di una hit coreana. A portarla negli Stati Uniti, nelle vesti di produttore, è Daniel Dae Kim, attore di Lost e Hawaii Five – O. Proprio la sua doppia veste, unita al successo della serie ABC, è stato oggetto di un incontro del Mia 2017.
Daniel ha sottolineato come oggi il mondo sia più piccolo: si possono abbattere le barriere esportando format da una nazione all’altra. Ma l’adattamento non è una strategia sempre vincente e spesso i remake locali si rivelano dei fiaschi. A questo proposito l’attore spiega:
“The Good Doctor per me era in grado di superare i confini nazionali perchè contiene valori universali come la speranza. Inoltre riguarda il settore sanitario che è comune in tutti i paesi (…) In Corea c’è una serie che parla dei rapporti di ufficio in una multinazionale che negli Usa non funzionerebbe…”
Per tali ragioni non adatterebbe da produttore nemmeno gli show italiani, visti al Mia (eccoli), incentrati sulla mafia (che però guarderebbe da spettatore):
“Ho visto tanti progetti diversi sulla mafia. Esportarli negli Usa sarebbe rischioso; gli italo-americani non vogliono sentir parlare di mafia, ci sono troppi stereotipi a proposito”.
Invita poi a staccarsi dal mercato: molto spesso lo spettatore vuole scoprire aspetti inediti di argomenti che già sa e serve a poco trovare la cosa unica mai fatta.
C’è anche spazio per un paragone tra italiani e coreani. Per l’attore i due popoli sono molto simili, i coreani sono gli “italiani asiatici” in quanto, a differenza delle altre popolazioni con gli occhi a mandorla, lasciano trasparire bene le loro emozioni e danno una grande importanza ai valori della famiglia.
Interpellato dal moderatore, Daniel Dae Kim dà un’opinione anche sullo scandalo Weinstein che trasuda ottimismo:
“Il cambiamento non avviene mai perché la gente sta zitta”.