Gad Lerner fa le domande giuste, talvolta sembra provocare. Ed è proprio questa la chiave che apre al telespettatore il mondo di Islam Italia. Per il suo ritorno su Rai3, il barbuto giornalista ha scelto di raccontare una realtà articolata e controversa come quella dei musulmani nel nostro Paese. Una sfida non facile. Il rischio era che l’ex ‘Infedele’ di La7 (che di quei tempi ha ritrovato l’irriverenza) si approcciasse ai seguaci di Allah secondo quei canoni stereotipati che piacciono tanto ad alcuni cronisti nostrani. Ma sorpresa: non è stato così.
In Islam Italia, infatti, abbiamo innanzitutto colto e apprezzato il tentativo di approfondire il mondo musulmano nei suoi tratti più caratteristici e divisivi ma allo stesso tempo anche meno conosciuti. Abbandonati i panni del conduttore di talk e di divulgatore di nicchia su Laeffe, Gad Lerner è tornato sul marciapiede col taccuino in mano ed ha incontrato donne e uomini che “per la loro fede sembrano disposti a sacrifici incredibili“. Persone che vivono accanto a noi ma che spesso appaiono molto distanti.
La realtà raccontata è fatta di luci e ombre, di tentativi di integrazione spesso difficili, di lotte di classe e fiumi di denaro che scorrono in Qatar. Di regole inflessibili e pratiche religiose non prive di ambiguità. Di donne velate da capo a piedi, perché – dice un fedele alle telecamere – “l’occhio è la freccia del diavolo” e guardare in faccia una donna può produrre cattivi pensieri. Ed è proprio sugli aspetti più controversi della cultura islamica che il reporter Gad Lerner si dimostra più professionale, non risparmiando domande pungenti ai suoi interlocutori.
“Jihad è solo uno sforzo interiore o è anche la guerra fatta di terrore e attentati?“. E ancora: “perché dire Allāhu Akbar? Perché sentirsi superiori e sottomettersi al tempo stesso?“. Lerner entra in moschea e prova a capirne di più. Poi si avvicina ad un gruppo di signore: “trovate giusto pregare separate dagli uomini?“. Forse esagera (sigh!) e viene allontanato. Il ruolo della donna, evidentemente, è ancora un tabù per quei seguaci di Allah.
Il giornalista si è poi spostato in Qatar per indagare le petro-monarchie che finanziano anche le moschee italiane. E pure lì si è imbattuto in contraddizioni in salsa coranica, approfondite con curiosità ma senza indugiare sulla polemica o sull’elemento della contrapposizione culturale (sebbene gli spunti non mancassero). “Quanti Islam ci sono?” si è piuttosto domandato Lerner, riferendosi ai mille volti di questa religione.
La narrazione è articolata, completa e allo stesso tempo scorrevole. Il montaggio ben curato. Il programma offre uno sguardo attento ma non giudicante, caratteristica – questa – molto positiva, che consente a ciascuno di farsi la propria idea su una realtà per certi versi ancora misteriosa. Il grado di approfondimento è certamente superiore alla media dei dibattiti televisivi sul tema: promosso il debutto.
1. Filippo ha scritto:
21 novembre 2016 alle 12:19