Paolo Sorrentino ha peccato. Con The Young Pope, il regista è come se avesse voluto elevare (senza riuscirci) il genere seriale ad un livello che non gli appartiene. Vero è che talvolta tra la settima arte e il racconto a puntate, il confine è sottile, ma questo non è mai inesistente, tutt’altro. Non è una questione di inferiorità ontologica, semplicemente le serie tv attingono linfa da un altro linguaggio, da un’altra struttura narrativa e non ha senso tentare di trasformarle. Anzi, più correttamente, non ha senso tentare di trasformarle alla maniera di Sorrentino.
The Young Pope ha deluso laddove risiede il fulcro di ogni leva catodica: la trama. Un’ottima regia, personaggi e atmosfere affascinanti, scene suggestive e dense di significato non riescono a coprire un vuoto nelle vicende. Un quadro in chiaroscuro al quale vanno aggiunti altri momenti in cui l’audacia provocatoria cede il passo a degli esercizi di vanità, delle dimostrazioni di forza che sembrano dire “vedete sin dove io posso spingermi” e di conseguenza vanno a minare alle basi la linearità e la credibilità del racconto. Perchè un pontefice cattivo ci stuzzica, uno che fuma in confessionale ci fa un po’ sorridere; stesso discorso per una suora che indossa magliette con scritto “I’m a virgin but this is an old t-shirt“. Ma la lista di esempi sarebbe ben più lunga.
Ed è un peccato perchè l’idea di partenza era eccellente e le forze messe in campo da Wildside eccezionali. Non sappiamo se ci sarà una seconda stagione, di sicuro in vista di un sequel consiglieremmo a Lorenzo Mieli e Mario Gianani di fare a meno del Sorrentino scrittore. Del resto, se al cospetto di un’ottima pellicola si loda il lavoro del regista, mentre per una grande serie tv l’encomio è rivolto allo showrunner, ci sarà una ragione.
The Young Pope: gli ascolti
Una serie “poco serie” non poteva fare breccia nel pubblico. E così la media di ascolti del kolossal The Young Pope è modesta, pari a 603.000 spettatori complessivi (fanno media però anche gli oltre 900.000 spettatori dell’esordio), ottenuti cumulando i passaggi del venerdì su Sky Atlantic/+1 e Sky Cinema/+1 in prima e seconda serata. Con i dati differiti (la serie è stata replicata più e più volte durante la settimana) si sale inevitabile a 1,4 milioni circa (a fronte degli oltre 2 milioni del primo episodio), ossia quanto una puntata clou dello show più visto di Sky, Masterchef. Non facciamo paragoni con altre produzioni della tv satellitare meno ambiziose o con gli ascolti registrati da programmi Rai sugli abbonati Sky perchè il confronto sarebbe impietoso.
Le avventure in Vaticano di Jude Law non sono andate meglio nel Regno Unito, dove la prima puntata, in onda sul britannico Sky Atlantic, è stata seguita nei 7 giorni da 419.000 spettatori (34.000 spettatori sul +1 ) mentre la seconda puntata si è dovuta accontentare di 183.000 spettatori (51.000 sul +1).
1. Francesco ha scritto:
21 novembre 2016 alle 23:56