15
giugno

GOMORRA: QUANDO IL MARKETING INCONTRA LA FICTION

Gomorra 2

Più che degli sceneggiatori, talvolta sembrano degli strateghi del marketing. Quel che colpisce in Gomorra – La Serie, tralasciando l’impeccabile realizzazione tecnico-produttiva, è una scrittura che sa come ammiccare al pubblico. Se, talvolta, i film e le serie che ambiscono ad apici qualitativi sembrano procedere slegati dai voleri del “popolo bue” con l’obiettivo di arrivare a quell’arte che per definizione viene dall’alto, nel caso della fiction di Sky Atlantic c’è un energico sforzo di “poppizzazione” in un contesto – ribadiamo -  di grande pregio.

Dalle frasi tormentone all’ormai nota scena del vibratore, dagli atteggiamenti dei protagonisti alla patinatura di questi stessi, passando per la colonna sonora, emerge l’affermazione spasmodica di un brand in cui tutto fa parlare – anche se talvolta è gratuito ai fini della narrazione -, tutto è “twittabile”. Un uso del marketing all’ennesima potenza, che a volte si fa prendere troppo la mano (il riferimento è soprattutto alla recitazione di alcuni personaggi) incastrandosi perfettamente con quello che l’universo Sky ha messo a frutto e imparato negli ultimi anni. Del resto, dalle parti di Milano Rogoredo hanno capito da un po’ che il miglior spot non è quello con Nicole Kidman (per citare una testimonial di lusso del passato) ma un prodotto capace di alimentare un tam tam mediatico positivo.

Va da sè che lo stesso contorno comunicativo di Gomorra viva di iper celebrazione rispetto ai risultati oggettivi raggiunti. Poco male in questo caso, perchè il prodotto c’è ed è forte. E, anzi, visti i battage, le virtù della serie e il passaggio in chiaro, ci saremmo aspettati ascolti ancora più alti. Chissà che la “pancia” del Paese non fatichi a recepire una serie che comunque ha una sua complessità.

Sorvolando sugli aspetti ansiogeni e sulla violenza che la rendono respingente per un certo tipo di pubblico, nella produzione Cattleya ci sono tanti personaggi e tante situazioni in cui lo spettatore più distratto può faticare ad orientarsi. Ciononostante una delle cose più interessanti a livello di prodotto è la struttura tipica di ogni puntata che, cosa non scontata per un drama, si muove tanto sul binario orizzontale che su quello verticale. I capitoli (non tutti) hanno delle storie più o meno auto-conclusive in cui conosciamo meglio (o per la prima volta) dei personaggi che diventano centrali in quella puntata. E’ un modo per non far perdere tensione alle puntate senza svilire i ruoli chiave, che risulta adatto a serie ad alto tasso di fidelizzazione come Gomorra. Perchè anche questo è marketing.

Piccola digressione sul finale della seconda stagione (qui le info sulla terza stagione): Genny che aiuta Ciro – assassino di sua madre nonchè ex amico che l’ha tradito e gli ha sparato – ad uccidere suo padre – che nei suoi confronti non era stato poi così cattivo – non solo toglie verosimiglianza alla serie ma fa venire qualche dubbio sull’introspezione psicologica dei personaggi.

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2 Commenti dei lettori »

1. Griser ha scritto:

15 giugno 2016 alle 18:40

Con post del genere vi meritate di vedere solo Centovetrine



2. alessandro ha scritto:

16 giugno 2016 alle 09:18

Tralasciando il fatto che gli spoiler vanno segnalati, gli ascolti di Sky non saranno mai veritieri del successo di Gomorra. Conosco tantissima gente che segue la serie e tutti la guardano in streaming



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