di Massimo Scaglioni per DavideMaggio.it
La matematica non è un’opinione, scandisce Carlo Conti in apertura, ma la seconda serata si apre con qualche confusione sui numeri. “49,2% di share, un italiano su due”. Non è proprio così, ma non è il caso di stare a sottilizzare, visto l’indubitabile successo di questo Festival numero 66. Perché poi tutto fila liscio liscio, almeno fino all’arrivo di Nicole Kidman, in tarda serata. Già prima delle nove Conti è alla plancia di comando sul palco dell’Ariston, guadagnandosi una sorta d’anteprima di una ventina di minuti per far partire la gara dei giovani.
Ed ecco innescarsi subito la meccanica del talent show, che è un po’ la cifra di questo Sanremo. Ci sono le clip di presentazione un po’ patinata dei quattro contendenti, che come a X Factor si chiamano semplicemente col nome di battesimo: Chiara e Cecile, Irama ed Ermal Meta. Curiosamente, la clip introduce poi anche i grandi ospiti, forse per evitare che la nonna a casa possa restare disorientata (“Nicole chi?”). Si parte più che bene coi giovani, non si saprebbe chi eliminare… E si ha pure il sospetto che le loro canzoni siano migliori di quelle – complessivamente non granché – ascoltate dai big nella serata numero uno.
Da qui in avanti è una lunga cavalcata dettata dal ritmo e dalla (buona) scrittura. Il passaggio dall’“anteprima” allo show è fluido grazie alle Salut Salon, Virginia Raffaele supera sè stessa con una straordinaria parodia (decisamente più che una semplice “imitazione”) di Carla Fracci, di cui coglie e enfatizza i tic e lo snobismo, i cantanti in gara presentano canzoni migliori (in particolare Dolcenera, ingiustamente “a rischio”, Patty Pravo – con un pezzo bellissimo – e Francesca Michielin: tre donne per un palco?), Eros Ramazzotti porta fra le mani l’arcobaleno, fino al momento di massima emozione della serata, col pianista e compositore Ezio Bosso, sollevato in piedi sul pianoforte e circondato dalla luce arancione che ne fa un’icona di energia creativa e voglia di vivere.
Alla luce di questa seconda serata possiamo già azzardare un giudizio: questo è un Festival più che riuscito grazie al paziente e modesto lavorio di Carlo Conti (e della sua squadra di autori), che ha puntato sull’equilibrio delle parti (musica e spettacolo) e sul ritmo sempre sostenuto della scaletta, mercoledì ancor più che martedì, quando la macchina era in rodaggio. Tutto sembra appunto filare liscio, senza sbavature, senza intoppi. Questo 66esimo pare allora il Festival della normalità: la storia di Sanremo è costellata di incidenti, veri o presunti, e polemiche – dal suicida in sala salvato da Pippo Baudo agli operai che interrompono l’incipit di Fabio Fazio agli insulti di Adriano Celentano – e anche quest’anno si annunciavano catastrofi per quanto avrebbe potuto dire Elton John. E invece tutto sembra scivolare via piuttosto placidamente: Elton John butta là, en passant, di essere felice e padre, e tocca a Eros parlare di famiglia Il Sanremo di Conti si presenta come lo specchio di un’Italia più serena, dai toni meno esasperati e ideologici di quelli che compaiono sui giornali (o in Parlamento), un Paese che assorbe e include. Un Paese – finalmente – normale?
Certo, ci sono anche cose che non funzionano, in parte o del tutto. L’intoppo principale della prima serata – oltre alle brutte canzoni – è stata l’interminabile gag di Aldo Giovanni e Giacomo. Sia martedì che mercoledì Madalina Ghenea e Gabriel Garko hanno dimostrato che un Paese “finalmente normale” non ha più di tanto bisogno di vallette o valletti puramente ornamentali (Garko, provando a riprendersi un po’, ha fatto pure peggio il secondo giorno, impacciato e inopportuno, con quegli occhiolini lanciati a favore di telecamere…). Il momento peggiore è stato quello dell’intervista a Nicole Kidman, con domande al limite dell’imbarazzante (“chi è un eroe per te?”) e risposte ovviamente conseguenti. Ma consoliamoci: Fazio di fronte a Madonna aveva fatto di peggio, a riprova che nell’intervista alle star internazionali siamo del tutto incapaci, e molto provinciali. Ma, a parte queste cadute, lo show ha tenuto in equilibrio tradizione e piccole novità, e ha celebrato, un’altra volta ancora, il rito tutto italiano di Sanremo.
1. paky94 ha scritto:
11 febbraio 2016 alle 11:18