Un silenzio stampa ad-personam, anzi ad-aziendam. Nessun tesserato del Napoli si è presentato ai microfoni di Sky dopo la gara con l’Inter, terminata 2 a 2. L’ordine sarebbe arrivato direttamente dal presidente azzurro Aurelio De Laurentiis, irritato per il post-partita di Torino-Napoli di sette giorni fa, che aveva visto il tecnico Rafa Benitez bisticciare con Massimo Mauro.
Com’era prevedibile, la reazione della tv satellitare non s’è fatta attendere con l’esplicito disappunto di Ilaria D’Amico durante Sky Calcio Show:
“La scelta del presidente viola i contratti – ha contestato – il Napoli dovrà giustificare questa decisione. Questo non è un silenzio stampa, bensì una decisione mirata contro di noi”.
Fresca di querelle con Striscia la notizia per via dello spoiler di Ricci sulla finalissima di Masterchef, Sky deve vedersela pure col club partenopeo, reo – secondo la D’Amico – di non aver rispettato gli accordi televisivi che imporrebbero all’allenatore di presentarsi davanti ai microfoni per commentare la partita appena disputata. La polemica è pertanto proseguita nella conferenza stampa generale. La pay-tv ha sì potuto mandare in onda le parole di Benitez, ma non porre la propria domanda, brutalmente stoppata dal responsabile della comunicazione della società, Nicola Lombardo.
Tutto finito? Nient’affatto, perché lo stesso Lombardo – che ha respinto i tentativi dell’inviato – è stato per anni collaboratore di Sky, come sottolineato dalla D’Amico, infastidita per i toni usati dall’ex collega.
Negli ultimi anni, di silenzi stampa il calcio ne ha conosciuti a bizzeffe, soprattutto, però, in segno di protesta per qualche torto arbitrale subìto. Storica, in tal senso, la decisione presa dalla Juventus nel 2005, con la squadra torinese che si tappò la bocca alla vigilia del rush finale verso la conquista del titolo. I bianconeri non mandarono giù la squalifica per tre turni di Zlatan Ibrahimovic conseguente all’utilizzo della prova televisiva, che portò l’attaccante a saltare il match decisivo col Milan. Si trattò pertanto di uno “sciopero” generalizzato, allargato a tutti i media, televisivi e radiofonici.
1. livia guglielmi ha scritto:
9 marzo 2015 alle 11:38