Ora in tendenza

Boots è il dramedy perfetto

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

21/10/2025 - 14:27

Boots è il dramedy perfetto

© Netflix / Alfonso "Pompo" Bresciani

3.8 /5

Sono passati quasi quarant’anni dall’uscita di 365 Giorni all’Alba, ma nell’immaginario collettivo quel film rappresenta ancora l’emblema della dura vita militare per le giovani leve. Beh, fino ad oggi, perchè Boots ce la racconta senza fare sconti alla brutalità e alla durezza, ma riuscendo incredibilmente anche a far sorridere e riflettere sul concetto di inclusione. Dunque senza farci venire un’ansia insopportabile ad ogni inquadratura, cosa per cui rendiamo grazie.

Boots e l’omosessualità nei Marines

La serie Netflix racconta in otto episodi il percorso di addestramento di un gruppo di ragazzi che hanno deciso di arruolarsi nei Marines, ognuno con i suoi drammi e i suoi problemi personali. Uno su tutti, Cameron Cope (Miles Heizer), che oltre ad avere alle spalle una famiglia disfunzionale e a non avere la minima idea di quale possa essere il suo posto nel mondo, è anche gay. Cosa proibita ai militari nell’America degli anni ’90 in cui il racconto è ambientato.

Per Cameron la divisa è un modo per provare a cambiare la sua vita che non funziona, e così si lancia in una folle e incosciente avventura in cui rischia di essere espulso, arrestato e in cui non smette un attimo di farsela addosso. Metaforicamente, perchè pur di non andare in bagno davanti ai suoi compagni nei bagni comuni, trattiene i suoi bisogni per oltre una settimana.

Le angherie, le violenze, gli abusi dei superiori e i tentativi di prevaricazione delle altre reclute sono sparsi nella narrazione ma non diventano preponderanti, perchè la forza di Cameron sta proprio nella sua diversità e lo spettatore lo capisce subito, sentendolo vincente.

La sensibilità del ragazzo da pavida si fa audace e lo porta a trionfare, trovando il proprio spazio in quel mondo ostile e diventando finalmente qualcuno che gli piace essere. In un finale che, seppur poco entusiasmante, non è scontato ed è lontano da pietismi e banali happy ending, aprendo la strada a tanti possibili nuovi scenari.

Non c’è esasperazione nel raccontare la ricerca di inclusione, bensì un percorso naturale che la realizza nonostante tutto, e questo è molto affascinante. Boots è l’esempio perfetto di cosa sia un dramedy, unione di dramma e commedia, e di quale forza scenica possa avere se ben fatto.

Tags

Lascia un commento