“Ho fatto un errore. Di questo errore voglio chiedere scusa. Ho sbagliato, scusatemi. Ecco. Solo questo”.
E’ un Piero Marazzo diverso, quello che, a due anni dallo scandalo che lo ha coinvolto, si confessa a Concita de Gregorio sulle pagine de La Repubblica. Piero, fortificato da un soggiorno in un convento a Montecassino, parla di se e della sua vita passata e futura alternando fermezza, nel chiedere scusa e dichiarare di aver imparato dai suoi errori, e pudore, nel raccontare i perchè delle sue relazioni (occasionali precisa) con trans prostitute. Sulle discusse frequentazioni di Via Gradoli spiega infatti:
“So che non è bello da sentire e non è facile da dirsi, ma una prostituta è molto rassicurante. È una presenza accogliente che non giudica. I transessuali sono donne all’ennesima potenza, esercitano una capacità di accudimento straordinaria. Mi sono avvicinato per questo a loro. È, tra i rapporti mercenari, la relazione più riposante. Mi scuso per quel che sto dicendo, ne avverto gli aspetti moralmente condannabili, ma è così. Un riposo. Avevo bisogno di suonare a quella porta, ogni tanto, e che quella porta si aprisse - e poi continua ribadendo - (…) Io non sono omosessuale. Non ne faccio un vanto, ma non lo sono. È così. Ho amato solo donne. Moltissimo, e con frequente reciprocità. Dai transessuali cercavo un sollievo legato alla loro femminilità. Il fatto che abbiano attributi maschili è irrilevante nel rapporto, almeno nel mio caso. Non importa, non c’è scambio su quel piano. È il loro comportamento, non la loro fisicità, quello che le rende desiderabili.”
Della triste vicenda Marazzo ci tiene a sottolineare di essere una vittima e non un colpevole, avendo addirittura denunciato i fatti, un aspetto fondamentale che però non gli ha impedito di dimettersi: